Vita della Santa
Nacque a Siena, ventiquattresima di venticinque figli. È difficile riuscire a distinguere la verità dalle leggende nei racconti che narrano la sua infanzia, ma sembra sia stata una bambina vivace, estroversa e devota. Si narra che a soli sei anni ebbe la visione di nostro Signore seduto su un trono e issato sopra la chiesa dominicana locale. Caterina fece dono di verginità e quando nel 1362 morì una delle sue più care sorelle si dedicò a una vita di preghiera e di penitenza. Ancora adolescente, rifiutò un matrimonio combinato dai genitori proseguendo nella sua vita ascetica e riuscendo – come scriverà nelle sue memorie – a farsi «una cella della mente dalla quale non mai uscire». A sedici anni entrò a far parte delle terziarie domenicane, che a Siena erano note con il nome di “mantellate” per il loro mantello nero che copriva la veste bianca. Visse in penitenza tra estasi e visioni, dedicando la propria vita ad assistere i malati, soprattutto i lebbrosi. Ben presto si fece strada la fama della sua santità, che contribuì ad attirarle intorno un gran numero di persone, di cui divenne luce e guida. Caterina dovette affrontare una grave opposizione quando iniziò a predicare, cosa fino ad allora riservata esclusivamente agli uomini. Lei stessa scrisse: «Il mondo non è abituato a donne che compiano lavori di questo genere e il decoro proibisce a una donna di intrattenersi tanto liberamente in compagnia degli uomini». Proseguì nella sua opera di carità ed evangelizzazione, ritenendo che assistere gli ammalati e i poveri, che impersonavano Cristo sofferente, fosse il modo per trovare il Signore. Coraggiosa e intraprendente, intrattenne rapporti con i papi e contribuì a fare da mediatrice di pace quando la Repubblica di Firenze entrò in conflitto con la Santa Sede. Morì ripetendo l’invocazione: «Ho peccato Signore, abbi misericordia di me».
Agiografia
Caterina era una ragazza semplice e poco acculturata. Tuttavia, spesso è raffigurata con la penna in mano intenta a scrivere. Questo perché lasciò numerose e importanti opere scritte, preziose per delineare la sua opera e la sua personalità. Il suo “Epistolario” è molto copioso, addirittura composto da oltre trecento lettere scritte negli ultimi anni della sua vita e dettate ai suoi figli spirituali: donne e uomini che la aiutavano nelle sue opere di carità, detti la “Bella Brigata”. Si narra che Caterina riuscisse a dettarne fino a quattro contemporaneamente. Una raccolta preziosa anche per i temi trattati: non solo relativi alla fede, ma anche all’attualità, alla politica e alla socialità, che aprono scenari storici e documentati sui problemi dell’epoca. Il “Dialogo della Divina Provvidenza”, un’altra delle opere lasciate da Caterina, è un capolavoro della letteratura mistica, in cui la santa narrò le sue visioni e i suoi dialoghi con il Signore, trattando temi come i vizi e le virtù, il desiderio e l’amore, la preghiera, la meditazione e la verità. Caterina si fece da mediatrice tra lo Stato e la Chiesa del suo tempo, interessandosi precocemente alla politica e alla società dell’epoca e intrattenendo rapporti epistolari anche con politici e con pontefici, per il bene della Chiesa. «Perdonatemi, non dico questo con l’intenzione di darvi lezioni ma costretta dalla divina verità», scrisse a papa Gregorio XI per convincerlo a farlo tornare da Avignone a Roma. Un patrimonio di scritti che anche oggi contribuiscono a restituire una letteratura incentrata su carità e obbedienza, in una combinazione di contemplazione mistica e impegno sociale, narrati con uno stile accattivante che ancora oggi continua ad influenzare lettori e studiosi. Caterina da Siena fu proclamata patrona d’Italia da Pio XII nel 1939. Nel 1970 Paolo VI la proclama dottore della Chiesa e nel 1999 papa Giovanni Paolo II la definisce patrona d’Europa.
Intervista impossibile di Monsignor Andrea Migliavacca alla Santa
In che modo la Chiesa può incidere sulla politica e sulla società senza invaderne le competenze?
La via che la Chiesa ha scelto – soprattutto dopo il Concilio Vaticano II giunto molti anni dopo di me – per vivere il suo essere nel mondo e nella società e quindi anche intercettare la politica è il dialogo. Con il dialogo si può creare lo spazio di approfondimento e di comprensione delle diverse situazioni. La Chiesa poi con il dialogo deve vivere la contemporaneità, cioè, portare il Vangelo nelle situazioni e problematiche odierne che anche la politica affronta. Occorre poi il discernimento per comprendere le strade più opportune da seguire e sarà importante formare giovani cristiani che si impegnino nella politica.
Quanto è importante il ruolo dei laici nella comunità cristiana e quanto cammino abbiamo ancora da fare per crescere in una sana corresponsabilità e complementarietà nella Chiesa?
Il ruolo dei laici è sempre più stato incisivo nella vita della Chiesa, soprattutto dal secolo scorso. Basti ricordare l’impegno dei laici in diverse associazioni, tra cui l’Azione Cattolica. Oggi il coinvolgimento dei laici può essere compreso nel contesto della esperienza sinodale che la Chiesa tutta sta vivendo. La sinodalità crea possibilità di parola per tutti nella vita ecclesiale e consente che ciascuno possa contribuire a costruire le decisioni e gli orientamenti della pastorale. Il cammino non è certo compiuto, è solo iniziale, ma occorre assumere stile sinodale nelle nostre comunità e anche coinvolgere maggiormente i laici nella cura della vita e delle situazioni parrocchiali.
Come spiegheresti oggi a un giovane non credente la scelta di appartenere esclusivamente a Gesù Cristo?
Appartenere a Gesù Cristo vuol dire anzitutto essere amati da Lui e poi amarlo e vivere la sequela, cioè l’ascolto e andare dietro a Lui. Si tratta allora di vivere il fascino delle sue parole, provare a viverle, cercarlo nella preghiera e nell’incontro con i fratelli. Soprattutto nello sperimentare il suo perdono, la sua misericordia si può appartenere a Lui. E poi c’è la sequela che significa vivere le parole del Vangelo, testimoniarlo, parlare con Lui da amico. Appartenere a Gesù non è qualcosa da pensare o programmare, ma è da vivere per capirlo.
Quali sono le caratteristiche e le qualità propriamente femminili che possono contribuire allo sviluppo della società e della Chiesa?
La donna ha una propria sensibilità e specificità che può arricchire la Chiesa. È del femminile porsi con particolare schiettezza e lucidità e dunque una parola schietta può solo far bene alla Chiesa. La dimensione femminile poi può accrescere la sensibilità di tutti verso i temi della vita e dell’accoglienza. La donna deve anche entrare nei vari organismi di partecipazione e di vita ecclesiale per portare la propria originale visione nei dialoghi, nelle programmazioni, nelle decisioni. E alla donna va gratitudine perché varie realtà di Chiesa oggi vivono solo grazie alla loro partecipazione.
Segni Iconografici distintivi
È ritratta in abito domenicano con il giglio bianco in mano, l’anello, le stimmate, la corona di spine sul capo, la croce, il libro e la penna. Talvolta viene raffigurata con il cuore ardente.
Tradizione gastronomica legata al culto
Caterina, dedita e osservante il digiuno, fu molto parca nelle sue abitudini alimentari quasi al limite della sopportazione. Dalle sue biografie si evince che, in un giorno in cui era malata, aveva desiderato di mangiare un cibo che all’epoca si chiamava “casciata”, una specie di pizza con formaggio e uova, oggi spesso cucinata in suo onore.
Curiosità
Il 1° aprile 1375 Caterina da Siena riceve le stimmate. La sua stigmatizzazione è profondamente diversa, ad esempio, da quella di san Francesco d’Assisi, nel quale le piaghe sono visibili e sanguinanti.
Quelle della santa domenicana restano, per sua espressa preghiera, invisibili per tutta la sua vita e solo in punto di morte appaiono cinque “fori”. L’unico ad esserne a conoscenza è il suo confessore, il beato Raimondo da Capua.
Preghiere a Santa Caterina da Siena
O Caterina Santa,
mistica del Sangue di Cristo,
eroina di cristiano zelo,
che fosti eletta al pari di San Francesco singolare Patrona d’Italia,
a te noi fiduciosi ricorriamo,
invocando la tua potente protezione sopra di noi e sopra tutta la Chiesa di Cristo,
tuo Diletto, nel cui cuore bevesti alla inesauribile fonte di ogni grazia e di ogni pace.
Da quel Cuore divino tu derivasti l’acqua viva di virtù e concordia nelle famiglie,
di onestà nella gioventù, di pace fra i popoli,
insegnando con l’esempio a congiungere l’amore di Cristo con l’amore di patria.
Proteggi e consola il successore di Pietro nella sua paterna e universale sollecitudine
per la salvezza e la pace dei popoli;
ravviva, conserva e accresci in noi e in tutti i fedeli cristiani l’affetto per lui e per l’ovile di Cristo.
O celeste Patrona d’Italia, difendi, soccorri e conforta la tua patria e il mondo.
Così sia.
(di Autore Anonimo)
Santa Caterina,
con la tua parola raggiungevi il cuore dei peccatori,
e con fede viva e preghiera incessante
ottenevi da Dio quanto chiedevi.
Fa’ sentire anche ora la forza della tua intercessione:
stabilisci e conferma la pace tra gli uomini,
libera gli oppressi e sana i malati del corpo e dell’anima.
Prega per la pace di tutto il mondo e per l’unità del popolo di Dio
sotto la guida del supremo Pastore.
Ricordati di me che t’invoco con fiducia.
Io so che non abbandoni nelle difficoltà coloro che ti acclamano maestra e protettrice.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.