Vita del Santo
Giorgio, il cui nome di origine greca significa “agricoltore”, nasce nella Cappadocia da una famiglia cristiana. Trasferitosi in Palestina si arruola nell’esercito di Diocleziano. Quando, nel 303, l’imperatore emana l’editto di persecuzione contro i cristiani, Giorgio dona tutti i suoi beni ai poveri e, davanti allo stesso Diocleziano, strappa il documento e professa la sua fede in Cristo. Per questo subisce terribili torture e alla fine viene decapitato. Sul luogo della sepoltura a Lidda, un tempo capitale della Palestina ora città israeliana nei pressi di Tel Aviv, venne eretta poco dopo una basilica i cui resti sono ancora visibili. Fin qui la Passio Georgii, classificata tra le opere agiografiche dal Decreto Gelasianum del 496 e definita perciò passio leggendaria. I documenti più antichi che attestano l’esistenza di Giorgio, un’epigrafe greca del 368 rinvenuta ad Eraclea di Betania in cui si parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”. Molte nel tempo le redazioni posteriori della passio. Giorgio è uno dei santi cristiani più popolari, venerato in epoche diverse sia nella tradizione cristiana orientale che in quella occidentale. Certamente è tra le figure intorno alla quali sono sorte più leggende. Dalle fonti più attendibili, si ricava che nacque da famiglia nobile composta dal padre Geronzio che era pagano e dalla madre Policronia che era cristiana. Giorgio viene descritto come un ufficiale dell’esercito romano, dove per valori di fedeltà e coraggio venne elevato alla dignità di tribuno dall’imperatore Diocleziano. Il gesto di confessare apertamente la sua fede cristiana davanti alla corte gli valse il patimento di torture indicibili, che sembra siano durate ben sette anni, fino alla decapitazione. Giorgio sapeva che testimoniando la sua fede cristiana sarebbe andato incontro alla morte: per questo si preparò privandosi di tutti i suoi averi e pregando intensamente. L’imperatore Diocleziano tentò di convincerlo a sacrificarsi agli dei pagani, ma Giorgio fu irremovibile nel mantenersi fedele a Cristo. I suoi tanti ed atroci supplizi, superati senza nessuna lesione, valsero la conversione dell’imperatrice, la quale ne fu talmente impressionata da convertirsi alla fede cristiana ed essere condannata anch’essa alla decapitazione. Il culto del santo fu approvato da papa Gelasio nel 494.
Agiografia
Giorgio, il cavaliere misterioso venerato in tutto il mondo, fu nei secoli ispirazione di tradizioni e leggende volte ad invocare la sua protezione e la sua forza nella fede. Emblematica la sua iconografia più diffusa, che lo raffigura in armatura da soldato mentre combatte senza paura contro un enorme e spaventoso drago. La leggenda narra che al tempo delle crociate la città di Silene, in Libia, fosse oppressa da un orribile drago, al quale ogni giorno venivano sacrificate due pecore. Pare che però in seguito la bestia pretendesse anche vittime umane per sfamare la sua orrenda ingordigia. Tra le persone da sacrificare tirate a sorte, fu estratta anche la figlia del re. Proprio per salvarla sopraggiunse Giorgio che con indomito coraggio trafisse il drago con la sua spada e lo condusse legato davanti al popolo. Una tradizione narra anche che il fiero e credente Giorgio promise di ucciderlo nel caso in cui tutti si battezzassero. Una proposta che venne accettata: il drago fu ucciso e furono battezzate oltre quindicimila persone. In onore di quel prodigioso fatto, il re fece costruire una basilica dal cui altare sgorgava acqua miracolosa. Al di là delle ricostruzioni più o meno fantasiose, come nel caso di altri santi avvolti nella leggenda, così anche per Giorgio si potrebbe concludere che la sua funzione storica è quella di ricordare al mondo una sola idea ma fondamentale, la vittoria del bene sul male, perseguita attraverso la tenace fede in Cristo.
Intervista impossibile di Monsignor Gian Carlo Perego al Santo
Secondo te, nella nostra società in quale forma il Male manifesta di più la sua forza distruttiva e quali strumenti ci indicheresti per combatterlo?
Credo che la violenza oggi sia il segno più evidente del male: la violenza e gli abusi sui minori, sulle donne, sugli anziani. Alla violenza aggiungerei anche l’indifferenza che accetta il male, non lo denuncia, non lo affronta. Sostenuto dalla fede nel Signore Gesù, ho avuto il coraggio di affrontare il male e di liberare dal male una città. Nel corso dei secoli il male ha avuto anche la forma di pestilenze. Ho sempre cercato di essere per gli uomini e donne deboli e malati nella nostra città un protettore, un testimone fedele della superiorità del bene sul male.
In che modo sei riuscito a vincere la seduzione del potere e il ricatto della violenza facendoti testimone eroico della Verità?
La violenza e gli abusi di potere sono stati vinti soprattutto affidandomi alla preghiera al Signore e vivendo nella grazia, che mi ha dato la forza di affrontare ogni situazione, testimoniando sempre la verità del Vangelo. Non è stato sempre facile, ma l’amore a Dio e al prossimo, comandamento fondamentale della vita cristiana, mi hanno spinto a fidarmi di Dio e ad avvicinarmi agli altri.
Rinunciare ai propri beni e donarli ai poveri, come hai fatto tu, può essere ancora oggi una scelta di libertà e di liberazione? Perché?
Come altri santi ho preso alla lettera le parole di Gesù al giovane ricco: “Se vuoi seguirmi, vai vendi quello che hai e dallo ai poveri e poi vieni e seguimi”. La ricchezza, ma soprattutto il legame alle cose diventano un ostacolo per essere “liberi davvero” e sono anche un ostacolo per farsi prossimi agli altri, soprattutto ai poveri e ai malati. Chi è troppo legato alle sue cose, alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua terra, rischia di non riuscire a fare il salto, ad accogliere l’invito di Gesù: “Andate e annunciate il Vangelo ad ogni creatura”. Senza “andare” non si può convertirsi e convertire.
Come parleresti della forza disarmante dell’Amore a chi è impegnato ad arruolare eserciti e investire ingenti somme di denaro nell’acquisto di armi?
Da una parte aiutando a guardare gli effetti della guerra e della crescita degli armamenti: morte, violenza, distruzione, spreco di denaro importante per la salute delle persone, la scuola, il futuro del mondo. Dall’altro ricordando altri testimoni come me che hanno preferito guarire che uccidere – mi chiamano anche Giorgio il taumaturgo – usando le risorse per la vita e non per la morte. E dopo di me tanti altri hanno fatto questa scelta: Francesco d’Assisi, sacerdoti come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, laici come Igino Giordani e Giorgio La Pira, anche uomini di altre Chiese o religioni come Martin Luther King e Gandhi.
Segni iconografici distintivi
È ritratto a cavallo, in abiti militari, mentre sconfigge il drago, rappresentazione del male. Talvolta viene raffigurato con una palma, simbolo del martirio, ed uno stendardo con croce rossa in campo bianco.
Tradizione gastronomica legata al culto
Farina, latte, burro, uova e soprattutto fiori di sambuco che gli donano un profumo inconfondibile: ecco il “pan de mej”, il dolce che in Lombardia si mangia il 23 aprile, giorno di san Giorgio. Un’usanza antica, e per questo con un nome antico: “mej” in dialetto meneghino significa miglio, il cereale povero che un tempo sostituiva la farina. Fino al 1700, infatti, è stata materia prima fondamentale anche per questo dolce. Oggi il “pan de mej” si fa con farina di mais e di grano, ed è più soffice e burroso rispetto al passato. Il suo abbinamento perfetto resta quello con la panna, freschissima. Il dolce è nato come omaggio dei lattai in onore del loro santo protettore. In quel periodo, il 23 aprile era il giorno del rinnovo dei contratti per la fornitura di latte tra mandriani e lattai e, per festeggiare l’estensione del vincolo contrattuale, si offriva alla popolazione panna fresca accompagnata al “pan de mej”.
Curiosità
Casa Batllò, il celebre ed estroso edificio progettato da Antoni Gaudí, è dedicato a san Giorgio. Il suo culto è effettivamente molto popolare in Catalogna: lo scambio delle rose, tradizione del 23 aprile, affonda le sue radici proprio in una versione tutta spagnola della leggenda che vede il santo uccidere un drago e donare una rosa nata dal suo sangue alla principessa salvata
Preghiere a San Giorgio
San Giorgio,
potente guerriero di Dio,
ti preghiamo di proteggerci dai nostri nemici,
di difenderci dalle loro insidie e dai loro attacchi.
Con la tua spada e il tuo scudo,
combatti per noi e sconfiggi ogni male che ci minaccia.
San Giorgio,
intercedi per noi presso il Signore,
affinché ci conceda la sua grazia e la sua protezione.
Aiutaci a superare ogni ostacolo e a vincere ogni battaglia.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso San Giorgio, a te ci rivolgiamo
per chiedere la tua protezione in questo tempo di sofferenza e di paura.
Ricordati di noi, tu che hai sempre aiutato
e consolato chiunque ti ha invocato
nelle proprie necessità.
Animati da grande fiducia
e dalla certezza di non pregare invano,
ricorriamo a te che sei così ricco di meriti
davanti al Signore: fa che la nostra supplica
giunga, per tua intercessione,
al Padre della misericordia.
Benedici la nostra città, le nostre comunità parrocchiali e le nostre famiglie,
sostieni i nostri giovani, proteggi i nostri anziani, guida i nostri ragazzi,
tieni lontani i pericoli dell’anima e del corpo.
E fa che, nell’ora del dolore e della prova,
possiamo rimanere forti nella fede
e nell’amore di Dio.
Amen.
(di mons. Gian Carlo Perego)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della