Vita del Santo
Poco si conosce della vita di san Biagio. Notizie biografiche si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Certo è che la sua vita, per lo più intrisa di leggenda, ha lasciato segni di fede e devozione molto profonda in tutto il mondo. Uomo retto e probo, venne eletto vescovo nella città di Sebaste, dove rimase sino all’inizio delle persecuzioni di Licinio contro i cristiani. Biagio decide di trasferirsi nelle montagne, precisamente in una grotta sul Monte Argeo. Non per paura, non per viltà, ma per continuare a svolgere la sua missione di pastore. Nel suo rifugio, il vescovo Biagio venne costantemente visitato dai suoi fedeli fino a quando non fu scoperto da alcuni cacciatori e denunciato al prefetto Agricolo, che ne ordinò l’immediata cattura. Durante il suo eremitaggio, Biagio convertì numerosi pagani e compì miracoli e guarigioni. La sua fama è legata anche al mondo degli animali, che il santo trattava con lo stesso rispetto dovuto agli uomini, quando malati e feriti. Per questo e per la restituzione di un maiale ad una vedova, a cui un lupo l’aveva rubato, la sua iconografia è talvolta legata ad un contesto agricolo e contadino. Ma il suo miracolo più noto è certamente quello della guarigione di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. Per la sua protezione verso i malanni che infliggono tutte le malattie legate alla gola, san Biagio è ritenuto protettore dei sofferenti per tali patologie, ma anche di chi si adopera per le cure dell’apparato otorinolaringoiatrico. È venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono. È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica del 3 febbraio, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele e pronunciando queste parole: «Per l’intercessione di san Biagio, vescovo e martire, il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Agiografia
Si tratta di un santo conosciuto e venerato tanto in Occidente quanto in Oriente, anche per il forte legame con il mondo agricolo e pastorale. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Fin dal VI secolo, il greco Aezio di Amida, autore di trattati medici, citava l’intercessione del santo taumaturgo come potente rimedio contro le malattie della gola, ma anche come fidato protettore degli animali domestici. Non c’è regione d’Europa che non conosca il culto a san Biagio o non vanti il possesso delle sue reliquie. Egli è tra l’altro il patrono di Dubrovnik. A san Biagio è dedicato un importante monastero nella Selva Nera in Germania. È titolare di una chiesa a Costantinopoli e misteriose reliquie si trovano anche a Canterbury in Francia. Già nel XVIII secolo si organizzavano alcune processioni in suo onore, come descrive Parson Woodforde nel suo “Diary of a Country Parson”. Sabine Baring-Gould, alla fine del XIX secolo, scrive che era abitudine recente in molte parti d’Inghilterra accendere i falò sulle colline durante la notte di san Biagio. In alcune zone della Germania il giorno dedicato al santo è chiamato “la piccola candelora” proprio a causa dei molti falò che si è soliti appunto accendere quella notte. Senza contare la forte devozione suscitata in tutta Italia, dalla Lombardia dove permangono molte tradizioni legate al suo culto, fino al sud del paese dove il legame con il santo è particolarmente diffuso e sentito.
Intervista impossibile di Don Donato Pietro Partepilo al Santo
Come accogliere, da sacerdote e da vescovo, la sofferenza fisica di chi incontro?
Caro Donato, come fratello vescovo e medico, non posso far altro che dirti di non essere mai indifferente di fronte al grido di chi soffre, sia fisicamente che spiritualmente, imparando ad avere un occhio sensibile, compassionevole e attento. Ciò che la persona del sofferente si aspetta da noi, uomini di Dio, è che sappiamo ascoltare, prendendo sul serio quel dolore, senza giudicare, né presentando soluzioni facili e preconfezionate, ma stando lì accanto con la mente e il cuore, come Maria sotto la croce del Figlio.
Attraverso la gola possiamo nutrirci oppure perdere la nostra libertà. Come possiamo aiutare le persone a mangiare per vivere e non a vivere per mangiare?
Caro fratello, il Maestro nel Vangelo ci ricorda di non affannarci di quello che mangeremo o berremo, perché la nostra vita vale più del cibo e il Padre nostro celeste ci nutre (cfr. Mt 6, 25-26). La Provvidenza non ci fa mai mancare quello di cui abbiamo bisogno per vivere, ma come esseri umani dobbiamo sempre vigilare perché questi mezzi abbondanti che possediamo restino tali, e non diventino mai fini. Non dimentichiamoci di educare il nostro corpo e la nostra libertà ad avere un rapporto equilibrato con le cose di questo mondo, compreso il cibo, imparando sempre di nuovo anche l’arte della rinuncia e soprattutto la condivisione coi poveri e i bisognosi.
Il nostro mondo vive di parole pensate, pronunciate, scritte o trasmesse. Come ricordare a tutti, giovani e adulti, che la lingua può uccidere più della spada?
Caro Donato, ricorda le parole dell’Apostolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1Cor 13,13). È proprio il criterio dell’amore vero, che siamo chiamati a testimoniare sempre, a dare alle nostre parole la forza di annunciare il Regno, edificare e consolare. La mancanza di amore, invece, le rende armi pericolosissime, capaci di traviare, distruggere, scandalizzare e persino uccidere. Impariamo a purificare sempre di più le motivazioni del nostro dire e non dire, soprattutto coltivando un vero rapporto con la Parola, per essere uomini e donne di parola.
La benedizione della gola è un gesto della pietà popolare, vero tesoro della Chiesa? Come non farla mai diventare una forma di superstizione?
Da quell’episodio della mia vita, quando attraverso la mia povera persona, Dio manifestò la sua potenza nel liberare il fanciullo dalla lisca di pesce incagliatasi in gola, da secoli ogni anno il 3 febbraio, nel giorno della mia festa la Chiesa vive questo gesto di devozione. Perché non diventi una forma di superstizione, è fondamentale ricordare che il vero protagonista è sempre Dio, a cui chiediamo la benedizione sulle nostre vite, per essere protetti dai mali fisici e spirituali della gola, rinnovando il proposito di voler piacere sempre di più a Lui e distaccarci dal peccato, con tutte le nostre forze. È evidente, dunque, che senza una vera fede nel Cristo Risorto e Vivente e senza una vita sacramentale pienamente vissuta, questo gesto diventa vuoto e insignificante!
Segni iconografici distintivi
E’ ritratto con le insegne episcopali, spesso con la palma, simbolo del martirio, il libro in mano o con gli altri attributi specifici: le candele incrociate, il vaso delle medicine, il pettine per cardare la lana.
Tradizione gastronomica legata al culto
I “cannaruzzeddi di San Brasi”, sono panini speciali, dalla forma simile alla trachea di cui si desidera la protezione o la guarigione. A Milano, invece, si usa mangiare del panettone del Natale appena trascorso, possibilmente raffermo e conservato per questa giornata, come richiesta di protezione per naso e gola.
Curiosità
Il culto è legato anche al detto milanese “San Biàs el benedis la gola e èl nas”. Per questo il santo viene spesso invocato dai cantanti prima delle loro esibizioni, affinché ne protegga la voce.
Preghiere a San Biagio
O glorioso San Biagio,
che, con una breve preghiera,
restituisce la perfetta sanità ad un bambino
che per una spina di pesce attraversata nella gola
stava per mandare l’ultimo anelito,
ottenete a noi tutti la grazia di sperimentare
l’efficacia del vostro patrocinio in tutti i mal di gola,
ma più di tutto, di impiegare sempre la nostra lingua
a difendere le verità della fede
tanto combattuta e denigrata ai giorni nostri.
Così sia.
(di Autore Anonimo)
Martire glorioso, San Biagio,
con sincera gioia ti ringraziamo delle tante consolazioni che ci hai donato.
Con l’esempio della tua vita cristiana
hai testimoniato l’amore fedele e totale per Gesù,
salvatore del mondo.
Ti chiediamo di essere misericordioso,
ottenendoci da Dio la grazia della fedeltà al nostro battesimo.
Il mondo di oggi ci corrompe con le attrattive pagane del denaro, del potere, dell’egoismo:
aiutaci a divenire i testimoni delle beatitudini evangeliche,
per il raggiungimento della felicità e della salvezza eterna.
Proteggici dalle malattie della gola,
per le quali è ammirabile la tua intercessione:
rendi coraggiose le nostre parole e le nostre opere,
quali profeti e testimoni della Parola del Vangelo.
Ottienici da Dio la grazia di godere con te la beatitudine eterna nel cielo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.