21 Febbraio 2022

Viaggio nella preghiera, quarta tappa. Come pregare?

Prosegue il nostro viaggio in cinque tappe alla scoperta degli elementi essenziali del rapporto con Dio, in compagnia del vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis. Come pregare? "Con cuore nudo, fiducioso, perseverante".

Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23)

“La scala che porta al Regno è nascosta nella vostra anima”, dice Isacco il Siro. Abbiamo compreso che il cuore è il luogo per eccellenza della preghiera: lì dunque è nascosta la misteriosa scala di Giacobbe, che ci mette direttamente in contatto con il Signore. Ma quali atteggiamenti del cuore favoriscono questo incontro? Se ne potrebbero sottolineare molti, ma vorrei suggerirvene tre che mi paiono fondamentali.

Un cuore nudo.
Andare davanti al Signore così come sono, senza foglie di fico per coprire la mia nudità, le mie povertà, i miei peccati. Sant’Ambrogio diceva: “Scopri al medico la tua ferita per poter guarire. Anche se non la mostri egli la conosce e tuttavia attende di sentire la sua voce”. Il Signore attende di ascoltare il grido della mia povertà e della mia miseria per potermi rispondere con il dono di tutto Se stesso e “bruciarmi” nel Suo Amore! Il disagio della nudità è solo il nostro e senza nudità non ci sarà mai intimità né reciproco possesso.

Un cuore fiducioso.
Solo un cuore pieno di fiducia ottiene ogni cosa nella preghiera. Lo stesso Gesù ci dice: “tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11, 24). Ovviamente tutto quello che di vero, nobile e giusto chiediamo, tutto quello che è per il nostro vero bene. Ogni genitore sa che non rifiuterebbe al figlio niente per il suo bene, ma che gli negherebbe qualunque cosa che egli chiedesse per solo capriccio o per una visione parziale della realtà. Così con noi il Padre onniveggente.

Un cuore perseverante.
Non “mollare” mai e rimanere, con un coraggio insistente, davanti al Signore, senza badare troppo a quello che ci pare di sentire o di provare. Rimanere, continuare a stare davanti alla porta anche quando ci appare chiusa, bussare, chiedere, cercare. “Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11, 10). 

Mi piace concludere con quanto ci ricorda Papa Francesco: “Il Signore desidera che tu lo cerchi perché egli possa trovarti. Deus sitit sitiri disse San Gregorio di Nazianzo, cioè, Dio ha sete che si abbia sete di Lui, perché trovandoci così disposti egli possa finalmente incontrarci. Egli che ci invita a bussare, in realtà si presenta per primo alla porta del nostro cuore: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20)”.

Angelo Card. De Donatis

Leggi la prima tappa: “Quando pregate dite: Padre

Leggi la seconda tappa: “Quando pregare? Sempre!”

Leggi la terza tappa: “Perché pregare?”

21 Febbraio 2022
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