Verso la colletta del 26 marzo, una voce dalla Turchia
A due settimane dalla colletta nazionale indetta dalla CEI a sostegno delle popolazioni colpite dal terrificante sisma in Turchia e in Siria, abbiamo raggiunto un sacerdote fidei donum di Salerno, don Ugo De Rosa, che da Smirne sta contribuendo agli interventi di soccorso sostenuti dalle Caritas locali.“L’importante è agire, mostrando presenza e vicinanza alle persone colpite. In queste situazioni la nostra è una carità che diventa speranza”. Così don Ugo De Rosa, classe 1970, sacerdote fidei donum dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, spiega il lavoro della sua comunità a supporto delle popolazioni vittime del terremoto che ha devastato Siria e Turchia il 6 febbraio 2023, a sostegno delle quali la Conferenza Episcopale Italiana ha indetto una colletta nazionale per il 26 marzo.
“È una situazione difficile – racconta al telefono da Izmir, nell’ovest della Turchia, il sacerdote, che oltre a essere il rettore della locale cattedrale, dirige la Caritas diocesana – qui si parla di 55-60mila morti, oltre a milioni di sfollati. In più queste settimane sono state rese ancora più problematiche dal fatto che ci sono state almeno altre due scosse forti. Il 20 e il 27 febbraio”.
In questo contesto sta agendo anche Caritas Izmir, una delle tre presenti nel Paese, insieme a quella di Istanbul e quella dell’Anatolia, che copre le zone del sisma. “Dal 6 febbraio – spiega Don Ugo, in Turchia dal 2015 e che già il 30 ottobre 2020 era stato testimone del sisma che, tra le altre cose, aveva danneggiato la cattedrale di Izmir – oltre a delle donazioni in denaro per le prime necessità, abbiamo inviato nelle zone terremotate quattro camion di materiale di prima emergenza, vestiti e kit igienici. Nel prossimo, in partenza a metà marzo, ci dovrebbero essere anche delle tende. Per recapitare il necessario ci siamo appoggiati a una parrocchia di Mersin, in Anatolia, nel sud del Paese, perché non essendo legalmente riconosciuti in Turchia, direttamente non sarebbe stato possibile”.
“Dal punto di vista pratico – specifica il prete fidei donum dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno – Caritas Anatolia ci prepara una lista di materiali e di richieste, noi cerchiamo di fare fronte a questi bisogni”. Per farli arrivare a destinazione, nonostante la mancanza di un riconoscimento giuridico da parte dello Stato turco, è stato fondamentale il lavoro svolto negli anni da Caritas. “Siamo conosciuti e stimati dalle autorità – dice don De Rosa – e anche per questo il governatore ha firmato il permesso necessario per far partire i camion”.
A questi interventi rivolti alle popolazioni che sono nella zona del sisma, Caritas Izmir affianca quelli a favore degli sfollati che sono arrivati nella città affacciata sul Mar Egeo, che conta una comunità cattolica di circa 7mila persone. “Li aiutiamo – dice don Ugo – con dei voucher per il cibo e per i vestiti. Forniamo, nel caso sia necessario, un primo supporto economico e assistenza medica. Per ora qui il problema dell’alloggio non è primario, perché molte persone sfollate vivono da parenti o amici”. Un grande sforzo di solidarietà, possibile grazie all’aiuto di tutta la rete Caritas. “Sia la Caritas Italiana, che Caritas Internationalis – spiega il sacerdote campano – hanno mandato collaboratori e ci hanno sostenuto in maniera massiccia sotto il profilo economico e materiale, fornendo anche un fondamentale supporto tecnico e organizzativo durante l’emergenza”. Importante è anche la relazione che a Izmir e in tutta la Turchia unisce le varie comunità cristiane, in un Paese dove i cattolici sono un’esigua minoranza (stimata tra il 0,1 e il 0,2%).
“Il nostro è un ecumenismo del fare – dice Don Ugo che nella sua missione pastorale si occupa della comunità anglofona di Izmir, delle famiglie dei soldati della base NATO della città e dei fedeli di lingua turca -. Con gli ortodossi c’è un legame fortissimo e duraturo, anche perché la loro chiesa sta di fronte alla cattedrale cattolica. Ma non sono i soli. Per esempio alcune delle cucine mobili di Caritas Turchia che servono circa 2200 pasti al giorno sono state fornite dalla comunità protestante”.
Un evento, il terremoto, che mette di fronte i cattolici a nuove sfide. “Passata la fase dei soccorsi – conclude il direttore della Caritas di Izmir, che ha circa 200 visite al mese – l’emergenza pastorale nei prossimi mesi sarà quella abitativa. Sarà importante pensare a fornire alloggi, un lavoro e un sostegno alle vittime del terremoto. Il rischio è quello che le comunità cattoliche spariscano”. Una situazione difficile, in cui è fondamentale dare una mano, anche attraverso la Colletta Nazionale promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per il 26 marzo.
(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da don Ugo De Rosa)