7 Febbraio 2024

Uno spazio aperto dove investire insieme sul proprio futuro

Si chiama Tabità, come quella donna di cui raccontano gli Atti degli Apostoli, ed è "la casa dei talenti" aperta a tutti. Ce la descrive il direttore della Caritas di Acquaviva delle Fonti (BA), don Mimmo Giannuzzi: un luogo dove studiare, socializzare, trovare attività culturali, trascorrere tempo di qualità. Ovviamente, a disposizione di tutti!

“Ho scoperto Tabità grazie a un post di Instagram e ci sono andato per studiare. Pian piano ho conosciuto gli altri ragazzi che frequentavano il centro quotidianamente. Sono stati loro a mostrarmi cosa è davvero: non solo uno spazio per lo studio ma soprattutto un crocevia di incontri”. È iniziata così l’avventura di Eustachio, 28 anni, che da semplice frequentatore ora è divenuto uno dei tanti volontari del centro Tabità, la casa dei talenti.

La struttura si trova ad Acquaviva delle Fonti (BA), un comune di circa 20mila abitanti nella diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Nato nel 2022, in uno spazio di proprietà della concattedrale di Sant’Eustachio, ristrutturato con i fondi messi a bando dalla Regione Puglia, il centro accoglie un progetto che è stato pensato all’interno dell’iniziativa “Tutti per Uno”, promossa da Caritas italiana, che invitava le Caritas diocesane a proporre interventi per contrastare la povertà educativa. Tabità generalmente è gestito dai ragazzi del servizio civile ed è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 21, ma l’aiuto dei volontari permette una maggiore flessibilità in momenti particolari.

Tabità «nasce dal desiderio di poter accompagnare i giovani della città in percorsi di autonomia – racconta il parroco della concattedrale e direttore della Caritas diocesana, don Mimmo Giannuzzi -. L’idea era quella di creare uno spazio in cui i giovani potessero riscoprire i propri talenti, essere accompagnati nel riconoscerli e avere la possibilità di metterli a frutto».

Il suo nome è ispirato alla donna (Tabità, appunto) di cui si racconta nel capitolo 9 degli Atti degli apostoli. Sono tre i tratti distintivi di questa figura: è una donna che fa del bene, condivide il frutto del suo lavoro e torna a vita nuova resuscitata da Pietro. Sul suo esempio, l’omonimo centro si sviluppa attorno ad attività che permettono di mettere in moto la carità, far fruttare i propri talenti e riprendere in mano la propria vita.

Sono tre principalmente le modalità in cui tutto ciò avviene. La prima sono le aule studio dove chi desidera può studiare liberamente, essere assistito da un tutor o riprendere il percorso formativo precedentemente abbandonato, come è avvenuto in alcune occasioni. La seconda modalità è quella del volontariato.  Nella struttura è presente una mensa Caritas dove poter svolgere il servizio, ma c’è anche la possibilità di collaborare, dando la disponibilità per svolgere le attività di doposcuola con i più piccoli. La terza modalità consiste nell’accompagnamento al lavoro, grazie all’attivazione di proposte in collaborazione con le aziende del territorio e la riscoperta della dimensione generativa dell’attività lavorativa.

Sede di attività, incontri culturali, eventi e spettacoli con decine e decine di presenze, Tabità è diventato un polo attrattivo anche per i giovani dei paesi vicini. “Quello che sta avvenendo – racconta ancora don Mimmo – è che, oltre ai ragazzi dell’Azione Cattolica, del Movimento Studenti di Azione Cattolica e agli scout,  diversi giovani che non partecipavano alla vita delle nostre comunità parrocchiali hanno iniziato a frequentare il centro, rendendolo di fatto un luogo di relazioni e conoscenza reciproca”.

Nato come risposta ai bisogni di un territorio non sempre in grado di offrire contesti significativi per i ragazzi, che preferiscono allontanarsi per motivi di lavoro o di studio, o che vivono apaticamente la loro età, “Tabità è diventato un punto di riferimento per diverse attività culturali, per momenti ricreativi e per condividere tempo di qualità – conclude Eustachio, il volontario -. È un posto dove trovare un sorriso appena entri e, senza limitarsi allo studio, conoscere: gente, esperienze e il mondo che ti circonda”. 

(di Giacomo Capodivento – foto gentilmente concesse da don Mimmo Giannuzzi

7 Febbraio 2024
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