Una proposta di fede a misura di famiglia
Don Roberto Savoja è il parroco di Maria Santissima Annunziata al quartiere Ardeatino, nota semplicemente come Annunziatella. Una comunità di 45mila fedeli, in una zona di Roma certamente non tra le più degradate, ma dove si rischia di non intercettare le reali necessità delle famiglie, specie quelle giovani. Per incontrarle la comunità deve imparare ad ascoltarne il grido e mostrarsi flessibile di fronte alle loro situazioni.«La famiglia è spesso un luogo dove qualcuno si allontana, non solo dalla fede. Dai genitori emerge la richiesta di aiuto alla comunità per accompagnare i propri figli, in particolare quando sono preadolescenti e adolescenti. A volte, la crescita dei propri figli è come lo scoppio di una bomba, ci si ritrova quasi con uno sconosciuto in casa e non si sa cosa fare, come affrontare questo passaggio». Don Roberto Savoja è il parroco di Maria Santissima Annunziata al quartiere Ardeatino, nota semplicemente come Annunziatella. Una bella comunità di 45mila fedeli, tutti più o meno benestanti, che abitano nelle belle palazzine della zona, circondate dal verde. Sembrano lontani i problemi dell’estrema periferia romana, ma anche qui «c’è chi lancia il suo grido e chiede di essere ascoltato», dice il parroco. Sono le famiglie, che devono districarsi tra il lavoro, la gestione dei figli e quella magari di genitori ormai anziani. O ancor più spesso sole, senza altri parenti su cui fare affidamento.
Non solo famiglie mono-genitoriali o con situazioni difficili, di separazione, divorzio o nuove convivenze. Ma tutte, in particolare «le famiglie giovani, quelle diciamo da zero a 15 anni di matrimonio, che necessitano di un’attenzione speciale – riflette il sacerdote –. Sono anni in cui si ritrovano in un turbine di impegni, e il più delle volte come parrocchie si fa grande fatica a riuscire a intercettarli. Spesso noi, come Chiesa in senso lato, facciamo proposte basate su uno schema difficile da seguire per loro. Per esempio per chi ha bambini piccoli è complicato anche venire a Messa, figuriamoci frequentare un cammino di incontri settimanali».
Non solo. «Le giovani e giovanissime coppie vivono spesso il dramma della solitudine, tante volte sono lontani dai contesti familiari di origine – prosegue don Savoja –. Il genitore oggi cova una serie di insicurezze, mentre osservando i bambini si assiste a una crescita esponenziale di bes (bisogni educativi speciali) o fragilità varie. Nelle scuole e anche in parrocchia la proporzione è quasi del 50 per cento dei bambini. Per non parlare poi dei preadolescenti e adolescenti…. Questa è una chiamata a cui non possiamo non rispondere. La Chiesa parla di ascolto del grido….
Che grido ci stanno lanciando i bambini! E i genitori con loro!»
Per stargli vicino «nel modo giusto per loro – dice ancora il parroco – abbiamo pensato, come sempre, di ispirarci al Vangelo. Lavoriamo in una dinamica che ricorda quella di Emmaus, camminando accanto, dando spazio a una narrazione dove loro per primi si aprono, stimolando modalità e metodologie che favoriscano questo. È un atteggiamento che ci sta dando dei riscontri positivi, stanno nascendo relazioni significative. Proponiamo un percorso con ritmo rallentato, non con incontri settimanali, ma cercando di assecondare le loro esigenze».
“Genitori in equilibrio” è il nome che prendono i vari laboratori e iniziative pensate per le giovani famiglie. Non un percorso strutturato, ma incontri organizzati senza una cadenza regolare e su argomenti specifici utili per i genitori: da quelli sul digitale – per imparare ad abitare la rete o promuovere una gestione sana dello smartphone – a quelli per veicolare in modo efficace l’importanza del rispetto delle regole, passando per i seminari sull’ascolto e il miglioramento delle proprie strategie di comunicazione.
Non mancano «le merende, le feste, i momenti per stare insieme», illustra Maria Doretta Di Pompeo. Lei e il marito Paolo Perelli, sposati da 23 anni e genitori di 3 ragazzi, sono catechisti della preparazione al matrimonio, accompagnano le giovani coppie, sono nell’équipe del Cammino sinodale della diocesi di Roma e referenti Cei per il Cammino sinodale della diocesi. «Siamo venuti ad abitare in questo quartiere sette anni fa e il nostro arrivo è coinciso con quello di don Roberto – racconta –. In questa parrocchia c’erano già alcuni percorsi di pastorale familiare, ma abbiamo iniziato a ravvivarli, per così dire,
abbiamo cominciato a cambiare il linguaggio che veniva utilizzato».
Non tanto catechesi, allora, perché «puntiamo a un approccio più immediato e meno strutturato con le famiglie – spiega Doretta –. Sono percorsi nati sulla scia delle chiacchiere al parco tra mamme, quando dopo la scuola ci fermavamo a far giocare i bambini all’aria aperta, rispondendo a quelle che sono le reali necessità dei genitori».
(di Giulia Rocchi – foto e video di Cristian Gennari)