14 Giugno 2021

Un futuro per Taranto e per il mondo: lavoro e salute per tutti

Tra qualche mese a Taranto è in programma la 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Proprio dal capoluogo pugliese la voce di don Panico: “La Chiesa non vuole imporre soluzioni tecniche, ma è promotrice di un tessuto sociale che abbia cura degli ultimi”.

Occorre rendere i giovani «protagonisti di questa battaglia» ma soprattutto «bisogna sognare in grande»: è la lezione che Greta Thunberg e i giovani che l’hanno affiancata stanno impartendo a tutto il mondo. È questa la convinzione che da nove anni anima il ministero di don Antonio Panico, 53 anni, vicario episcopale per i problemi sociali e la salvaguardia del creato dell’arcidiocesi di Taranto, docente di Sociologia generale alla LUMSA e di Dottrina sociale della Chiesa presso l’ISSR Romano Guardini di Taranto. Si tratta di uno dei pochissimi preti in Italia con una trentennale esperienza sociale e cultura ambientalista. E proprio per questo l’arcivescovo Filippo Santoro lo ha voluto tra i suoi più stretti collaboratori con la creazione di un Vicariato per l’ambiente all’indomani del clamoroso sequestro «senza facoltà d’uso» nel luglio 2012 dei parchi minerali, delle cokerie, dell’agglomerato, degli altiforni, delle acciaierie e dell’area Gestione rottami ferrosi dello stabilimento Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa.
«Nell’estate del 2012 – racconta – ci trovammo a prendere posizione sulla frattura che si era creata in città, divisa tra diritto al lavoro e diritto alla vita. Capimmo che

dovevamo avviare un dialogo fra tutti gli attori su questo aspetto: dovevamo impegnarci per una ricomposizione

fra chi tendeva a salvaguardare il lavoro e chi, soprattutto figli e genitori di operai morti per le esalazioni respirate, era deciso a far prevalere l’idea che nessuno più dovesse morire per andare a lavorare».
Sotto la guida dell’arcivescovo Santoro, che è stato per 27 anni in Brasile e dal 2015 a maggio 2021 è stato presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, con don Antonio la Chiesa tarantina è riuscita in questi anni ad avviare un tavolo di dialogo istituzionale sull’ex Ilva con i ministri competenti, le autorità locali, gli esponenti del mondo della sanità e delle associazioni ambientaliste. Ma si è anche mossa sul versante dell’educazione ambientale nelle scuole e della produzione culturale e scientifica con la creazione della Commissione diocesana per la Custodia del Creato formata da tecnici e da persone interessate a questo tema che seguono le evoluzioni dell’acciaio verde che già viene prodotto in Germania e altrove, con la speranza che possa venir presto prodotto anche dalla ArcelorMittal.

«La situazione oggi resta incerta – ricorda don Antonio – sia sulla conversione degli impianti sia sul versante occupazionale. È proprio l’indeterminatezza della proprietà a non lasciare margine all’ottimismo: poco o nulla è stato fatto, il problema della salute in questo momento è in sospeso perché con la pandemia si produce meno e ci sono meno emissioni. Di questo siamo lieti, ma se e quando aumenterà la produzione gli impianti risulteranno obsoleti e andranno sostituiti con tecnologie compatibili con l’ambiente e più sicure per la salute. La Chiesa non vuole imporre soluzioni tecniche, ma è promotrice di un tessuto sociale che abbia cura degli ultimi, e a Taranto la promozione umana non può che passare dall’ex Ilva.
Come cristiani dobbiamo esser presenti in questo dibattito con competenza: siamo consapevoli che devono essere le istituzioni a prendere decisioni, certamente non dobbiamo invadere campi, ma le cose le sappiamo e dobbiamo dirle, dobbiamo essere di supporto in base al principio della solidarietà applicata».

Quel che conta più di tutto per invertire la rotta è coinvolgere i più giovani.

È questo il senso della capillare educazione alla salvaguardia del creato avviata in tutte le scuole della diocesi con un concorso partecipatissimo giunto alla sesta edizione che ha scatenato una vera e propria gara di buone prassi di sostenibilità ambientale. «Si tratta di un progetto che ci rincuora e ci entusiasma: la dimostrazione che per andare lontano è assolutamente indispensabile affidarci ai giovani»

(Manuela Borraccino)

14 Giugno 2021
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