Trovare se stessi nella natura e dare un’anima agli spazi
Dalle uscite con gli scout nel cuore degli Appennini fino ai progetti di riqualificazione del territorio, per dare un'anima ai quartieri dormitorio di Carrara. Don Piero Albanesi, parroco della Madonna del Cavatore, è l'anima di una comunità attenta a cercare nelle cose belle di ogni giorno i semi dell'incontro con Dio.Se scout è vita en plein air, per don Piero Albanesi nella diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, dal 2018 responsabile del gruppo Scout Agesci, è soprattutto cittadinanza consapevole, affidare un’esperienza di vita ai ragazzi, trovare una “chiave evangelica”. La passione di don Piero, classe 1972, per gli ecosistemi ha radici profonde in famiglia, tanto che gli vale una laurea in agraria e le prime progettazioni di verde privato. Poi a 27 anni la scelta vocazionale, lui che era cresciuto in parrocchia, dopo aver partecipato alla GMG di Roma con Giovanni Paolo II. Come non innamorarsi della radicalità di vita richiamata dal pontefice polacco, lui che con le radici di piante e frutti aveva dimestichezza fin da piccolo? Don Piero, che ironizza pure sulla sua data di nascita dove sarebbero richiamati i 7 diaconi, i 12 apostoli e i 72 discepoli, per sottolineare la storia della sua chiamata incisa con il suo venire al mondo, spiega i quattro punti cardinali nel cammino scout: primo, saper fare strada, incontrarsi, confrontarsi; secondo, fare comunità; terzo, mettersi a servizio gli uni degli altri; quarto, un’esperienza di fede.
“Le routes estive – racconta sfogliando alcune immagini (che trovate anche nella nostra gallery) dei percorsi in Toscana ma anche fuori regione – sono indelebili per giovani e giovanissimi.
Si cammina con lo zaino in spalla per 6-7 giorni, portando solo il necessario.
Di solito accompagno gruppi fra i 16 e i 21 anni, viviamo un campo di formazione con altri capi scout e un percorso breve in inverno laddove consentono le condizioni meteo. Portiamo tende, a volte ci viene riservata ospitalità, per rispondere all’invito evangelico: chiedete e vi sarà dato”. Così ricorda con commozione l’accoglienza di una donna di 75 anni in Abruzzo, in casa propria.
“La familiarità con questi percorsi spesso accidentati, con molte salite e discese, paragonabili ai cammini dei pellegrini – continua Giorgio Lazzarotti, 24 anni, seminarista, che vive con don Piero, caposcout – comincia fin da piccoli. La mia invece è iniziata a 18 anni, mentre frequentavo la parrocchia Madonna del Monte a Massa. Non trovavo tutte le risposte, cercavo oltre la comunità messaggi più forti e convincenti.
Scoutismo non è solo andare in giro per i boschi, è molto di più.
Si creano delle piccole comunità e proprio grazie a questo impegno ho maturato la mia vocazione sacerdotale. Lo scoutismo trasmette il gusto dell’essenziale, il senso della fatica e della condivisione, immersi tra i colori della montagna e delle vallate del nostro Appennino tosco emiliano: il grigio delle rocce, il verde della collina, l’azzurro terso del cielo o i nuvoloni minacciosi. Svela i nostri carismi, i nostri limiti, la nostra capacità di fare silenzio”.
Il progetto “AnimiAmo spazi d’incontro”
Don Piero Albanesi è anche parroco alla Madonna del Cavatore di San Luca da 13 anni. Attorno all’oratorio dal suo arrivo qui è iniziata una nuova storia di persone: uomini, donne, bambini e ragazzi sempre più numerosi e impegnati nella crescita culturale e sociale della comunità in cui abitano. Avere a cuore la sorte di questa gente e di un quartiere popolare ha un nome: è il progetto “AnimiAmo spazi d’incontro”. Mirella Cocchi, 73 anni, ex dirigente scolastica, è solo in pensione dalla sua professione didattica ma, come presidente del circolo ANSPI, elabora progetti, intesse rapporti istituzionali a tutti i livelli, per un quartiere che ha visto nascere, pur essendo originaria della marina. L’attenzione è rivolta a tutti: dai bisogni dei giovani agli anziani, dalla dispersione scolastica all’aggregazione di chi è solo o senza lavoro. Quello che colpisce di più nella lungimiranza di Mirella, già docente di lettere e poi di filosofia, è aver conservato i rapporti con i suoi ex studenti, oggi cinquantenni, in tanti coinvolti per dare una mano alla riqualificazioni di spazi in una zona che rischiava di diventare un quartiere dormitorio.
“Come ANSPI della parrocchia di San Luca – spiega – vorremmo rafforzare la strada cominciata nel 2009 provando a dare risposte adeguate ad un bisogno educativo e ad un disagio sociale oggi sempre più evidenti. Cuore del progetto è rappresentato dall’oratorio, dai giovani e dalle famiglie che lo frequentano. Un piccolo campo da calcetto e basket che nel corso del 2021, nel bel mezzo della pandemia, è stato arricchito da dipinti per lanciare un messaggio di cura e allegria alle nuove generazioni. Attualmente in esso sono previsti alcuni investimenti, i cui costi sono sostenuti in parte in parte dalla Fondazione degli industriali del Marmo e da quella della Cassa di Risparmio di Carrara. Attorno a questo campo, dove avrebbe fatto le sue prime parate il mitico Gigi Buffon, e grazie ai colori dell’oratorio i ragazzi hanno vinto la solitudine e condiviso emozioni rigeneranti, di cui erano stati privati a causa del covid. Oltre il campetto vi è il salone centrale e gli spazi sotto la Chiesa, sui quali si è quasi completato un lavoro di insonorizzazione.
“Sono i luoghi ideali, preziosi spazi d’incontro per riassaporare la bellezza e il caldo abbraccio dello stare insieme – continua la prof. Cocchi -. Per riprendere in pienezza il cammino comunitario il circolo Anspi ho creato un gruppo multidisciplinare fatto di tecnici professionisti, allargato poi ai ragazzi dell’Oratorio, e abbiamo dato voce alle competenze dei suoi volontari e ai bisogni della comunità. Inclusione, integrazione e intergenerazionalità sono il filo conduttore di questa progettualità. È soprattutto lo spazio dei giovani quello che abbiamo nel cuore e che vogliamo curare e fare “ bello”: musica, sport, creatività artigianale, arte di cui è impreziosita la Madonna del Cavatore. E infine uno spazio d’incontro intergenerazionale su varie tematiche (salute, legalità, solidarietà, disabilità), attraverso presentazione di libri, ascolto, testimonianze. In questi anni abbiamo trasformato una vecchia scuola in una biblioteca per ragazzi, eseguito operazioni di riqualificazione ambientale, realizzato mostre, teatro, coinvolgendo i quartieri limitrofi, abbiamo una ludoteca, un centro adolescenti: è il villaggio Bonascola, nato all’interno della ex scuola media Dazzi per un territorio di 5500 abitanti.
“L’identità è il centro di questa proposta – conclude don Piero – perché nell’identità c’è la rigenerazione,
i cittadini hanno bisogno di luoghi che li accolgano.
Il nostro occhio privilegiato è per i cosiddetti ragazzi selvatici – tra gli 11 e i 19 anni – quelli che vedi e non vedi, che si affacciano solo per giocare e poi spariscono e a cui impongo tre regole basilari: vietato picchiarsi, vietato fumare, vietato bestemmiare. E soprattutto obbligatorio pulire. Tornano, perché sanno che la porta è aperta. Quella del cuore”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Piero Albanesi)