Tra un esame e l’altro, qualcuno che ti sa ascoltare
Dai ritmi frenetici della parrocchia a quelli decisamente meno serrati dell'accompagnamento spirituale dei giovani universitari: eppure l'impegno pastorale non è meno intenso né i frutti meno significativi. Ce lo ha raccontato don Emilio Scarpellini, cappellano dell'Università di Milano-Bicocca.“Il cappellano più che fare deve sempre più essere, come persona, come persona credente partendo proprio dalla relazione umana”. Don Emilio Scarpellini dal 2021 è pastore di una comunità un po’ particolare. È quella dell’Università di Milano-Bicocca, 38mila membri tra studenti, docenti e personale amministrativo, divisi in 77 corsi di laurea, ripartiti in sette aree disciplinari con sedi distribuite tra la periferia nord di Milano e Monza, dove ha sede il Polo Biomedico.
Un nuovo mondo (“una parrocchia multiculturale, pluriforme ed essenzialmente laica” la definisce) per il sacerdote 57enne che aveva vissuto esperienze pastorali nell’hinterland milanese, per esempio a Cinisello Balsamo.
“Non pensavo di poter entrare in un mondo così prezioso e importante – racconta don Emilio – perché qui si creano le menti, la cultura, i cuori e le coscienze delle nuove generazioni”.
Un territorio vasto (290mila metri quadrati di strutture didattiche) e un’utenza giovane e sempre in movimento, che hanno portato don Emilio a cambiare la prospettiva sul suo lavoro pastorale.
“Prima ancora di evangelizzare gli altri – spiega il cappellano – dovevo imparare a incontrare ed evangelizzare me, cambiando il passo. Da quello del centometrista, dal ritmo serrato della parrocchia a quello del maratoneta. Qui non si tratta di fare meno cose, ma farle in maniera meno frenetica”.
“Il mio – prosegue don Scarpellini – è un allenamento all’attesa. Qui la vera meta è l’incontro”.
Volti, vite e storie, come quella di Federico. “Per me è stata un’assoluta novità – racconta lo studente prossimo alla laurea in Giurisprudenza -; nella mia esperienza scolastica non avevo mai conosciuto una figura che ti aiutasse o ti incentivasse nel cammino spirituale. L’ho scoperta qui”.
“Don Emilio per me è come un vero e proprio compagno di viaggio – prosegue – una persona che ti sta vicino, non ti impone nulla e ascolta un po’ il ritmo del tuo cammino a seconda delle tue disponibilità e dei tuoi pensieri”.
Una persona che accompagna, senza invadere gli spazi di ciascuno.
“Meno male che c’è – dice Riccardo, anche lui studente di Giurisprudenza – perché c’è bisogno di essere ascoltati. Basta un dialogo, una chiacchierata e poi penso che da lì venga fuori tutto”. Incontri, quelli tra il sacerdote e i suoi parrocchiani, che avvengono nei luoghi più diversi dell’ateneo. “Ci si vede al nostro Centro Pastorale, intitolato a Carlo Maria Martini – spiega don Emilio –; lì, ad esempio, hanno luogo i percorsi di accompagnamento spirituale, ma anche al bar, in mensa, nelle aule o nei dipartimenti dove portiamo le iniziative culturali del Centro”.
Momenti insieme che partono da cose semplici.
“Generalmente si inizia a parlare del più e del meno – racconta – poi magari chiedo di loro, degli esami. Poi a volte qualcuno mi chiede se io sia un professore, io gli dico che sono un sacerdote”. E la risposta degli studenti spesso è sorprendente. “In questo ambiente laico, nel senso di aperto – conclude don Emilio Scarpellini – mi sento rispettato e accolto”.
Un sacerdote che coltiva l’ascolto e la relazione nei luoghi della conoscenza.
(di Roberto Brambilla – foto e video di Giovanni Panozzo)