Torino e la app solidale: le vie nuove della carità
Da dicembre 2022 è sbarcato a Torino un progetto di “carità elettronica” che, coinvolgendo negozianti, volontari e donatori permette attraverso la tecnologia di aiutare i bisognosi del quartiere Santa Rita e insieme di sostenere i commercianti della zona.Uno smartphone, una tessera a tecnologia contactless e un’applicazione gratuita, unite alla voglia di donare agli altri. Sono questi gli ingredienti di “Tucum”, progetto di “carità elettronica”, che nel dicembre 2022 è sbarcato a Torino e che coinvolgendo negozianti, volontari e donatori permette attraverso la tecnologia di aiutare i bisognosi del quartiere Santa Rita e insieme di sostenere i commercianti della zona.
“La Carità non è un’attività, è il modo stesso in cui la comunità vive il suo essere cristiana”. Con queste parole Mons. Mauro Rivella, 59 anni, descrive qual è per lui il senso della Carità. Il sacerdote nato a Moncalieri guida la Parrocchia Santuario Santa Rita da Cascia di Torino. “Siamo in una zona che non è né centro né periferia della città – spiega don Mauro che prima della sua nomina, nel settembre 2020, ha svolto importanti incarichi all’interno della Conferenza Episcopale italiana – la comunità conta circa 23mila parrocchiani, con una popolazione variegata e un’alta percentuale di anziani, demograficamente siamo la parrocchia più “vecchia” di Torino e che vive una natura duplice: oltre a quella ordinaria c’è quella legata alla devozione a Santa Rita”.
Una comunità vitale che germoglia, usando la metafora del sacerdote. “I nostri germogli – racconta il monsignore – sono le attività con i ragazzi, quelle con gli anziani e l’impegno per la Carità, con il Gruppo di Volontariato Vincenziano, il Centro d’Ascolto e il Banco Alimentare, con cui dall’otto dicembre abbiamo raccolto una tonnellata di materiale non deperibile per i bisognosi”. Per portare avanti queste iniziative il sacerdote è parte di una rete in cui collaborano laici, associazioni, istituzioni del territorio e realtà della parrocchia. Grazie a questo lavoro “di squadra” è partita a dicembre 2022 “Tucum”, una nuova iniziativa di carità della parrocchia. “Ho avuto l’occasione di conoscere Giandonato Salvia, l’inventore di Tucum – racconta Silvano Rossi, sposato e con figli, che insieme a un gruppo di sei volontari si occupa dei contatti e del back office – e con altre persone abbiamo proposto questa idea. È un modo diverso di fare Carità in cui si mettono insieme più elementi. Il Vangelo, con l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il principio dell’economia sospesa, ovvero il principio del dono che si può estendere a tutto, oltre alla tecnologia, visto che si utilizza un’app”.
Tucum, che prende il nome da una pianta tipica dell’Amazzonia con cui vengono fabbricati anelli diventati il simbolo di chi ha a cuore la questione dei poveri, è un’applicazione, scaricabile su smartphone. “A ogni persona che viene aiutata, scelta tra quelle sostenute dal Gruppo di Volontariato Vincenziano – spiega Silvano– è data una tessera a tecnologia NFC, munita di codice a barre e caricata con crediti, con cui è possibile fare acquisti in una serie di negozi del quartiere Santa Rita. Qui i commercianti che hanno aderito scaricando Tucum, applicano uno sconto tra il 20 e il 25%, così da poter aumentare il potere d’acquisto”. Le donazioni che sostengono il progetto possono essere fatte da chiunque al Fondo Sospeso Santa Rita attraverso l’applicazione o il sito di Tucum.
“Le persone aiutate – prosegue Rossi, membro del Coro Hope che insieme al Coro Giovani S. Rita collabora alla gestione di Tucum nella parrocchia e che ha raccolto la prima donazione attraverso la vendita nel periodo natalizio dei panettoni Bonifanti Sulla rotta per Ihanga – possono utilizzare come vogliono i loro crediti ma a fine mese, quando scarichiamo i dati dall’app, ne parliamo con loro. È un modo per accompagnarli in questo percorso ma anche di fare una sorta di educazione finanziaria. I negozianti, che hanno alcuni vincoli, come per esempio non vendere alcolici, invece a fine mese possono esigere i loro crediti”.
Al momento i commercianti coinvolti sono una decina, mentre i nuclei aiutati, che versano un contributo di due euro al mese, una piccola somma che serve per sostenere le spese di Tucum e per responsabilizzarli, sono cinque. “Ci sono donne sole con bambini – dice Silvano Rossi – ma anche una ragazza che vive una situazione di fragilità. Il tutto è però in evoluzione, per esempio una famiglia a breve non utilizzerà più Tucum perché il padre ha trovato lavoro”. “Con Tucum– conclude Rossi – l’obiettivo è creare un quartiere “sospeso”, solidale, coinvolgendo chi, pur magari non frequentando la parrocchia, condivide i valori del mutuo aiuto e della solidarietà”.
(Roberto Brambilla)
foto gentilmente concesse da Silvano Rossi