19 Luglio 2023

Susa: arte, natura e spiritualità a portata di APP

L’app “Chiese a porte aperte” è un progetto unico in Europa: 42 luoghi di culto sparsi tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, recuperati, restaurati e resi accessibili grazie ai fondi dell’8xmille e grazie all'impegno appassionato di una schiera di volontari. Ce lo spiega don Gianluca Popolla, incaricato regionale del Piemonte per i Beni Culturali Ecclesiastici.

La cappella di San Rocco sorge su un colle a Mombarcaro, in provincia di Cuneo. Sulla destra si scorgono la valle Bormida, Prunetto, Levice e perfino la punta del Monte Rosa. Sulla sinistra, ecco le colline che costeggiano il Belbo, la valle di Murazzano e, sullo sfondo, il Monviso. Costruita nel XV secolo, la cappella, in passato, è stata utilizzata più volte come lazzaretto. La facciata è semplice, in pietra, con una struttura porticata. L’interno, invece, è pieno di affreschi ben conservati, opera di Antonino Occello da Ceva, che ha raffigurato alcuni santi particolarmente venerati nelle Langhe: sant’Antonio Abate, san Michele Arcangelo, san Bernardo d’Aosta, san Rocco e san Sebastiano. La cappella è un piccolo scrigno di arte e di storia, che è possibile visitare e conoscere grazie all’app “Chiese a porte aperte”. Oltre a San Rocco, ci sono il santuario di nostra Signora del Tavoletto a Sommariva Perno, la cappella di San Giovanni alle Conche a Calamandrana, la chiesa di Santo Stefano di Sessano a Chiavareno, la cappella di Santa Lucia alle Vigne a Pinerolo….

In tutto, 42 luoghi di culto sparsi tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, recuperati, restaurati e resi accessibili grazie ai fondi dell’8xmille. Lo spiega don Gianluca Popolla, responsabile dei Beni Culturali Ecclesiastici del Piemonte e della Valle d’Aosta: «L’app “Chiese a porte aperte” è un progetto unico in Europa.

Gestisce molteplici operazioni, dalla prenotazione della visita all’apertura automatizzata della porta della chiesa.

Una volta effettuato l’accesso, tramite QR code si viene guidati alla scoperta del bene ecclesiastico al suo interno, attraverso una narrazione storica, artistica e devozionale, accompagnata da un sistema di luci direzionali e di micro proiettori che orientano il visitatore». Il tutto, accessibile anche ai disabili sensoriali, grazie a pannelli tattili, video con traduzioni in lis e tavole in comunicazione alternativa aumentativa.

«Per questioni di sicurezza, nelle chiese che utilizzano l’app non possono esserci beni mobili asportabili, come ad esempio statue – prosegue don Popolla –, ma ci sono pareti affrescate o capitelli scolpiti. La maggior parte risalgono al XV o XVI secolo ed erano costruite su quelle che all’epoca erano strade notevolmente utilizzate per il commercio, per l’allevamento e per traffici vari. Erano luoghi intensamente abitati dalle popolazioni locali». Oggi, invece, molte chiese si trovano lungo sentieri che vengono percorsi dagli escursionisti. «Vengono aperte non solo in estate – sottolinea il sacerdote – ma anche in inverno, perché alcune di queste cappelle si trovano lungo le piste da sci o possono essere raggiunte tramite le ciaspolate».

Nell’ultimo anno, circa ventimila persone hanno scaricato l’app “Chiese a porte aperte” e visitato chiesette e santuari.

Le visite, molto spesso, sono arricchite dalla presenza di volontari, che accompagnano i turisti e integrano le spiegazioni contenute nell’app. Nella zona di Bardonecchia, ad esempio, opera il gruppo di volontariato culturale Jonas, che presta servizio anche nell’Archivio Storico e nella Biblioteca Diocesani di Susa. «Le cappelle di Bardonecchia sono quattro e sono sparse tra le montagne e le campagne – spiega la coordinatrice del gruppo Laura Olivero Pistoletto –. Quella dei Santi Andrea e Giacomo ad Horres, ad esempio, si raggiunge con un quarto d’ora di cammino dopo aver lasciato la macchina, mentre per quella di San Sisto a Melezet ci vogliono una decina di minuti di camminata. Soprattutto, sono meta di turismo di giornata, persone che vengono da Torino per passare una giornata tra natura e storia. Abbiamo visitatori di tutte le nazionalità». I volontari, invece, sono «tutti valligiani – prosegue Olivero Pistoletto –, appassionati di arte e storia dell’arte. Abbiamo qualcuno più titolato, come persone laureate in storia dell’arte o in storia, ma

quello che ci accomuna è l’amore per la nostra valle».

(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Gianluca Popolla)

19 Luglio 2023
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