Riciclo, solidarietà, orientamento al lavoro: i mille volti della carità reatina
Nel cuore del capoluogo laziale ha sede la Caritas diocesana, con il suo braccio operativo, “Il Samaritano odv”, che sostiene progetti a fianco delle persone fragili e vulnerabili per favorire inclusione lavorativa e sociale. E che educa tutti ad un uso delle risorse consapevole e condiviso. Don Fabrizio Borrello è il direttore, ma con lui opera un piccolo esercito di volontari e di professionisti.Nella fertile piana reatina, alle pendici del Monte Terminillo e sulle sponde del fiume Velino dai brillanti colori cristallini, sorge la città che fornisce alla Capitale la maggior parte dell’acqua di cui ha bisogno, dalla sua splendida città sotterranea. Stiamo parlando di Rieti, tradizionalmente nota come “ombelico d’Italia”, il cui centro storico domina come un piccolo gioiello architettonico, protetto da una cinta muraria medioevale perfettamente conservata. Così come la Valle Santa con i Santuari scelti da S. Francesco meta di pellegrinaggi.
Nel borgo antico ha sede la Caritas diocesana, con il suo braccio operativo, “Il Samaritano odv”, attivo dal 2008, che sostiene progetti a fianco delle persone fragili e vulnerabili per favorire inclusione lavorativa e sociale. Tra i progetti c’è anche “Orientati”, nato nel 2022 sulla scia dell’iniziativa “Mi oriento”, e destinato a 160 utenti fra immigrati, donne, inoccupati.
“La provincia di Rieti – ci spiega infatti Valeria, segretaria della Caritas – da fonti Istat 2021 risulta avere un tasso di disoccupazione dell’11 per cento circa, destinato a crescere. La Caritas ha assistito nei suoi centri di ascolto 1635 utenti di cui oltre il 50 per cento ha solo conseguito l’obbligo scolastico, e oltre il 35 per cento non ha neppure una qualifica professionale”.
“Per questo abbiamo pensato – specifica il direttore della Caritas don Fabrizio Borrello – di realizzare corsi di restauro e recupero mobili destinati a 12 beneficiari per 30 ore complessive, e un corso di sartoria in collaborazione con l’Accademia di Moda Sabina di Rieti, per l’apprendimento di tecniche sartoriali e recupero di materiali usati, ma ancora servibili. Con tirocini formativi nella sede di Recuperandia, mercatino solidale e laboratorio di recupero indumenti e mobili, per 5 utenti, senza entrare in concorrenza con le altre attività commerciali, diversificando i giorni di apertura, e borse lavoro di 6 mesi all’interno del progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione finanziato dal Ministero dell’Interno) che accoglie 32 persone in 5 appartamenti. In una realtà piccola, ma così vicina a Roma, è più facile creare rete – precisa don Fabrizio – ma la contraddizione o, meglio, la stortura della società odierna è che i servizi sociali della pubblica amministrazione rimandano alla Caritas, come se le sue risorse fossero illimitate. Ma noi siamo in emergenza dal 2016, prima con il terremoto nel cuore di Amatrice, poi con il covid e con la guerra in Ucraina. Questo impedisce un lavoro di sensibilizzazione nelle parrocchie, ossia la formazione ad una carità responsabile”.
L’associazione “Il Samaritano odv” con i suoi 13 dipendenti, 25 soci e 30 volontari gestisce diverse attività destinate alle categorie più svantaggiate come anziani, disabili o senzatetto.
“Oltre al progetto SAI – ci illustra Simona Santoro, docente di religione e presidente dell’associazione -, il progetto Rieti Accoglie, finanziato dalla Regione Lazio, in collaborazione con il Comune di Rieti e Arabi Insieme, offre riparo dal freddo e un dormitorio per 20 posti letto, servizio docce e colazione. Il Samaritano è anche capofila in Ci vuole un Villaggio. Una comunità in gioco per costruire futuro, finanziato da Impresa Sociale con i Bambini di Roma e realizzato con la collaborazione di Associazioni e Istituzioni del territorio. Si tratta di laboratori per bambini e ragazzi da 0 a 17 anni per combattere e contrastare la povertà educativa, servizi di ascolto e supporto alla genitorialità e agli educatori a cura delle ASL e del Consultorio diocesano. Forniamo inoltre percorsi di alternanza scuola-lavoro, iniziative culturali nella cornice suggestiva della Chiesa di S. Scolastica, con un auditorium dedicato alla musica e alla cultura. Garantiamo un Emporio per 800 famiglie che non hanno la possibilità di acquistare cibo, con un centro di ascolto che offre aiuto materiale, vestiario e poi accompagnamento ai servizi del territorio. Tutto ciò che riceviamo grazie a Recuperandia (oggettistica, mobili, vestiti, libri) viene destinato alle persone in difficoltà – tre quarti di loro sono immigrati – e allo stesso tempo in questo modo promuoviamo la cultura del riuso e del consumo consapevole, anche attraverso percorsi educativi e laboratoriali per la riparazione, selezione e creazione di oggetti con materiali di scarto. Ci facciamo carico della globalità della persona – conclude Simona – con una parola, una risata, la condivisione di un caffè, di un racconto. E la risposta è la gratitudine”.
Come quella di Samìa, 43 anni, tunisina. Da 13 anni è a Rieti, con i suoi 6 figli. “Ogni lavoro è una benedizione – esclama -, da quello domestico all’assistenza per gli anziani. Grazie al centro di ascolto Caritas ho appreso del corso di sartoria: era il mio sogno creare modelli, cucire. Abbiamo realizzato una sfilata anni ’50 che ha incantato il pubblico in sala. Sarte dai 25 ai 60 anni che sono state poi premiate dal vescovo Vito Piccinonna”. “Che cosa ti manca?” – le chiediamo. “Un corso di cucina – sorride -; meglio, di pasticceria! Per imparare e poter insegnare le specialità italiane e creare torte per le occasioni, magari in un ristorante”.
“Lavoriamo in silenzio – conclude Simona Santoro – per paura dello stigma, invece occorre investire sulle risorse umane, ridare dignità alla fragilità riportandola al centro del cammino esistenziale e riconoscendola nel territorio in cui si colloca”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Fabrizio Borrello)