Racalmuto: progettare il domani dei giovani ripartendo dalla terra
Alla vigilia della 49ª Settimana sociale (Taranto, 21-24 ottobre 2021), dalla Sicilia una testimonianza: il laboratorio di agricoltura realizzato a Racalmuto (AG) dalla Caritas. Mons. Alessandro Damiano, nuovo vescovo di Agrigento, e il senso della "terrosità"...Lo scriveva Leonardo Sciascia: “Una campagna ben coltivata è immagine della ragione”. E, nei terreni della Casa della Pace, a Racalmuto, luogo che ha dato i natali allo scrittore siciliano,
diversi giovani stanno cercando una ragione di vita proprio nel segno della terra.
Anzi, della “terrosità”, come dice l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano.
Nel laboratorio di agricoltura, realizzato dalla Caritas diocesana con fondi 8xmille, mettono alla prova le loro conoscenze e ne cercano di nuove. Vi partecipano alcuni migranti ospiti di una comunità, originari del Bangladesh. Con loro anche due ragazzi con permesso speciale del magistrato, che hanno conosciuto la dimensione del carcere. E, poi, tra gli altri, tre ragazzi di quelle zone, appassionati di erbe aromatiche e officinali. Il percorso intende offrire, infatti, competenze adatte nel campo della coltivazione e cura di questo genere di erbe: dal processo di crescita alla raccolta, fino alla distillazione. Maria Eugenia Valenti, 31 anni, nata a Montedoro, in provincia di Caltanissetta, è laureata in Scienze applicate ai beni culturali all’Università La Sapienza di Roma, ma da un anno e mezzo non ha lavoro. “Sono una diagnosta per i beni culturali ma purtroppo l’Italia non investe in questo ambito. Siccome la mia più grande passione è il colore, il tintorio, ho scelto di occuparmi delle officinali perché sono la cosa che vi si avvicina di più”, racconta. Da un anno ha iniziato un’attività di estrazione dalle piante officinali, distilla oli essenziali. “Questo laboratorio mi permette di conoscere sempre più questo mondo, che parte dalla coltivazione fino alla raccolta. Volevo un confronto con le altre persone che partecipano al laboratorio e con gli esperti. Il mio obiettivo è creare un laboratorio che si affianchi ad aziende agricole che coltivano questo genere di erbe”.
Il laboratorio è tenuto da un agronomo ed è articolato in 10 lezioni della durata di tre ore ciascuna, con cadenza settimanale. “Abbiamo cercato di creare un gruppo eterogeneo – spiega Gaetano Lauricella, referente dell’ambito mondialità della Caritas di Agrigento –. Da un lato abbiamo voluto intrecciare storie diverse e cercare di creare relazioni, dall’altro abbiamo voluto curare l’aspetto lavorativo. Quindi il trasferimento di competenze che possano tornare utili alla persona,
per ripartire, per immaginare un futuro lavorativo o, semplicemente, per coltivare una passione.
Però, trattandosi in questo caso di un laboratorio che si svolge in natura, uno degli obiettivi è anche quello di far riscoprire ai partecipanti la bellezza del Creato e che si riscoprano loro stessi come suoi custodi”. Tra i terreni della Casa della Pace, dunque, la speranza per questi giovani è di ripartire dalla terra e dai doni che offre, in particolare in un periodo incerto come quello attuale. Una speranza espressa anche dall’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano: “Si può ripartire dalla terra, nel tempo di pandemia che stiamo vivendo – dice –. Questo laboratorio si pone come elemento di speranza. Una sfida che la Chiesa agrigentina, attraverso la Caritas, vuole rilanciare. Si tratta di un laboratorio che ha una valenza di riconciliazione con la nostra terra, con l’agricoltura, con la ‘terrosità’. Infatti, questo progetto può permettere una maggiore attenzione alla terra”. Dal presule parole di incoraggiamento ai partecipanti. “Vogliamo invitare i giovani che partecipano al laboratorio a essere ‘lieti nella speranza’, sapendo che devono essere ‘forti nelle tribolazioni’, perché esse si possono superare attraverso le decisioni che prendono. Con questo progetto puntiamo a includere. E a farlo attraverso l’agricoltura, che nel tempo è stata abbandonata, causando una migrazione notevole. Vogliamo riconnetterci con la natura e con le zolle”.