Pescara, sguardi giovani verso il mondo del lavoro
Tra musica e incontri con le realtà economiche del territorio, nella diocesi di Pescara Penne c'è grande attenzione al futuro lavorativo dei giovani. Figure essenziali di questo percorso, come ci racconta don Antonio Del Casale, sono gli animatori di comunità del Progetto Policoro, attraverso il quale da quasi 30 anni la Chiesa italiana tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione.Occupazione, scuola, economia solidale, dignità della persona: sono i cardini del documento della CEI “Giovani e lavoro per nutrire la speranza” sul cui impulso l’arcidiocesi di Pescara- Penne ha dato vita dal mese di aprile a un interessante confronto tra giovani, imprenditori, lavoratori sul futuro professionale e sullo sviluppo del territorio.
Ne è convinto il suo organizzatore, don Antonio Del Casale, direttore dell’ufficio di pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi abruzzese con il Progetto Policoro, fortemente voluto dal vescovo Tommaso Valentinetti. Don Antonio, classe 1965, che conosce bene il mondo giovanile, oggi è parroco al SS. Crocifisso di Pescara ma è anche musicista e vive tra gli animatori di comunità del Progetto Policoro e gli studenti – ben 1600 – del Liceo scientifico statale Galilei di Pescara, dove insegna religione.
“Il primo appuntamento del nostro confronto – spiega don Antonio – si è svolto nella parrocchia S. Gabriele Arcangelo di Collecorvino (PE), e ci ha permesso di ascoltare l’esperienza di una dietista, di un giovane imprenditore agricolo e del titolare di una nota azienda pescarese per distributori automatici, attiva in Italia e all’estero. Il prossimo è in programma nel mese di luglio nella parrocchia pescarese di S. Andrea Apostolo e prevediamo, tra gli altri, l’intervento di una giovane laureata in biologia alimentare, impiegata in una fabbrica di caramelle della vallata del Vomano, e di un sindacalista di una grande azienda di caldaie”.
Ad allietare gli appuntamenti c’è l’intrattenimento musicale della Music and Hope Band, un gruppo di 6 giovani di età media 21 anni, studenti del Conservatorio, con una studentessa di medicina e una cantante laureata in giornalismo e cultura editoriale a Parma, giornalista di Radio Speranza, e del portale diocesano La porzione, attiva collaboratrice di don Antonio Del Casale.
“Ci siamo formati negli ambienti cristiani – racconta Benedetta Pisano, 29 anni – e lì ci siamo incontrati. Tra feste parrocchiali, sagre nelle piazze, giriamo soprattutto in provincia di Pescara con le cover dei Nomadi, di Vasco Rossi, dei Reale (una band pop rock cristiana), con medley di Battisti, Bennato e Jovanotti, e scegliendo temi caldi: il lavoro, l’universo femminile, le guerre. Con la musica riusciamo a trasmettere messaggi significativi, oltre che far divertire in modo sano. Nel 2022 abbiamo scritto “ Semi di fraternità”, un pezzo che faremo conoscere meglio in questi incontri itineranti, in cui chiediamo un mondo non di schiavi ma di fratelli, con uguale dignità, per creare una nuova umanità, per vincere le paure e quel razzismo strisciante, per abbattere ogni muro, ideologie, pregiudizi, ogni ambiguità e il vivere di maschere senza alcuna identità. E per questo la nostra attenzione non può non soffermarsi su tutti quei lavoratori schiavi e invisibili morti anche oggi per portare a casa il pane”.
“A proposito di sicurezza sul lavoro – riprende don Antonio – nei primi quattro mesi dell’anno nella nostra regione abbiamo già pianto 13 vittime, mentre in tutto il 2022 ce ne erano state 16. La cosa non deve spaventarci o farci pensare che lavorare sia un pericolo per tutti, ma certamente non possiamo più permetterci leggerezze sul tema della sicurezza. E poi non vogliamo abbandonare i giovani davanti alla precarietà del lavoro o alle difficoltà che esso può offrire. Vogliamo seguirli ed essere presenti come Chiesa locale, come del resto già stiamo facendo con il Progetto Policoro, a livello di accompagnamento. Abbiamo ascoltato tanti giovani che, a partire da alcuni progetti, poi hanno scoperto un lavoro diverso, anche più appagante. Per questo dobbiamo aiutare i giovani innanzitutto nel discernimento”.
E, a proposito delle arti e della musica, don Antonio annuncia che è in fase di ristrutturazione il salone parrocchiale al SS. Crocifisso di Pescara, e che grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che copriranno 95 dei 130 mila euro necessari, quel salone sarà adibito ad auditorium e teatro, con l’idea di fondare una cooperativa sociale nel settore.
“Per la nostra band sarebbe una grande opportunità – commenta Benedetta – e per questo attendiamo con ansia la fine dei lavori. Non bisogna arrendersi: quando hai chiari obiettivi e finalità prima o poi trovi sempre il modo per raggiungerli, come possono testimoniare anche quelle aziende che credono nei giovani. Sta a noi metterci in gioco e cogliere tutte le opportunità offerte”.
Fondamentale resta il ruolo degli animatori di comunità (ADC) del Progetto Policoro.
Annarita Presutti, 24 anni, studentessa di lettere classiche all’Università degli studi di Siena, è al primo anno di esperienza come ADC, avendo partecipato al bando di Servizio Civile Caritas 2022, e frequenta la parrocchia S. Andrea.
“La programmazione degli incontri nelle scuole, soprattutto nelle classi quinte delle superiori, è il nostro punto di forza. Con la Caritas, la pastorale giovanile, la pastorale sociale e del lavoro somministriamo questionari proprio per l’orientamento degli studenti nella scelta della facoltà universitaria e poi del piano di studi, per capire insieme a loro inclinazioni e attitudini, e poi ci poniamo in ascolto del territorio. Le attività agricole, per esempio, vanno rilanciate insieme a tutto il terzo settore”.
Antonio Pastucci, 40 anni, architetto, è un animatore senior. Per lui che ha concluso tutto il percorso formativo nel Progetto Policoro, essere catechista è uno stile di vita. “Attraverso uno sportello – spiega – accogliamo i giovani alla ricerca di un lavoro, spiegando loro come compilare un curriculum, come inviarlo, come formulare domande per concorsi, come conciliare aspettative e sogni con l’offerta del territorio. Ma soprattutto, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, diffondiamo
una visione diversa del lavoro, come attenzione alla persona e al mondo, nell’ottica del Vangelo,
per portare Cristo agli altri anche attraverso la nostra realizzazione professionale. Insegniamo, attraverso dinamiche laboratoriali di gruppo e individuali, come spendere tutte le esperienze lavorative accumulate e la propria formazione scolastica, e abbiamo istituito una rete con l’associazionismo cattolico (MLAC) e Confcooperative, oltre ad aver coinvolto in questo servizio diversi commercialisti e avvocati. Ho incontrato – continua – tanti ragazzi demotivati, rassegnati, con scarso livello di istruzione acquisito e quindi poco spendibile. Porsi in ascolto del loro mondo, raccogliendo anche delusioni per far emergere il bello e il buono, è il nostro gesto concreto più forte rispetto all’occupazione o all’assunzione in senso stretto. Tanti aspirano alle poche aziende leader della zona in tutto il mondo, vedi De Cecco, invece occorre puntare anche sulla qualificazione nel campo turistico, e della ristorazione, molto richiesti. Assistiamo ad uno spopolamento soprattutto dell’entroterra, ecco perché dobbiamo prenderci cura di questi giovanissimi, fare con loro un pezzo di strada insieme, per poi renderli autonomi. Come ogni buon genitore”.
“Il lavoro – conclude don Antonio – è dignità per l’essere umano. Magari potrà essere quella professione che un giovane è in grado d’inventarsi, o che mette a punto anche partendo da esperienze compiute fuori regione. Nei nostri territori la novità sarà ben gradita: occorre osare, perché le nuove generazioni possano essere nuove anche qui dove vivono”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Antonio Del Casale)