10 Marzo 2025

Parrocchia, laboratorio di accoglienza e integrazione

Due parrocchie bolognesi, un parroco lungimirante e con un cuore grande e una schiera di volontari che si sono lasciati "contagiare": così alla Beata Vergine Immacolata e a Sant'Andrea accanto ai pacchi alimentari e al centro d'ascolto è fiorito un preziosissimo servizio di doposcuola che aiuta in modo determinante educazione e integrazione.

“Stiamo cercando di alimentare con le nostre iniziative il senso della comunità che già c’era”. Don Andrés Bergamini, 53 anni, Fratello delle Famiglie della Visitazione, riassume così il suo primo anno e mezzo da parroco della Chiesa della Beata Vergine Immacolata e di quella di Sant’Andrea  a Bologna. “Sono sempre state due comunità separate – spiega il sacerdote, nato in Venezuela da genitori di origine mantovana – e sono molto diverse tra loro. La prima è una delle parrocchie più grandi della città, con 12-13mila fedeli, con tanti giovani e tanti gruppi, mentre la seconda si trova nel quartiere Barca, insieme al Pilastro, una delle zone più complicate di Bologna. È una comunità umanamente viva, con una presenza tradizionale forte dell’Azione Cattolica e con una grande attenzione alle marginalità”.

Pacchi, ascolto, doposcuola

Due realtà molto differenti, a cui il sacerdote, laureato in Fisica proprio nella città emiliana e che ha vissuto undici anni in Terrasanta prima di diventare prete, si è avvicinato, guardando prima di tutto alle persone. “Dopo un periodo di studio – dice don Andrés, in precedenza vicario a San Lazzaro di Savena – ho cominciato a proporre momenti di condivisione e di aggregazione, come pranzi e cene. Volevamo creare occasioni per ricompattarci, stare insieme, conoscerci”. Oltre a creare legami il parroco si è interessato ai bisogni della comunità. “Abbiamo circa un centinaio di famiglie – racconta – che ricevono il pacco alimentare della Caritas e che vengono al Centro d’ascolto. Conosciamo le loro storie e cerchiamo di aiutarli, in collaborazione con i servizi sociali del Comune”. Nella parrocchia della Beata Vergine Immacolata da quasi 30 anni è attivo un servizio di doposcuola. “Ci vanno una cinquantina di ragazzi e ragazze, dagli 11 ai 14 anni – spiega don Andrés, che in passato è stato anche docente in una scuola cattolica della città – si fanno i compiti ma ci si occupa anche di recupero scolastico. È una realtà nata con i volontari della comunità ma che attraverso una cooperativa ora dà lavoro a una decina di persone”.

Tanti volontari e il supporto dell’8xmille

Un doposcuola che è ospitato in un edificio di proprietà della parrocchia, ristrutturato grazie ai fondi dell’8xmille. “È una palazzina di tre piani– dice il sacerdote cresciuto nella Bassa Mantovana e che come tutti i Fratelli delle Famiglia della Visitazione dedica particolare attenzione alla centralità della Parola di Dio – una volta era la sede di una scuola dell’infanzia e ora viene usata, oltre per il doposcuola, anche per il catechismo, per fare musica, per attività ricreative. Lì di fianco poi c’è una palestra, sempre di proprietà della parrocchia, dove i bambini giocano”. Accanto al doposcuola, che opera dal lunedì al venerdì, ce n’è uno che funziona il sabato, ospitato invece nel salone della parrocchia. “È gestito completamente dai volontari, circa una sessantina – spiega il sacerdote – dura due ore, dalle 9 alle 11 e ci vanno i bambini che non frequentano dal lunedì al venerdì. Attorno a questo gruppo sono state pensate altre attività. Ad esempio una scuola d’italiano per le mamme migranti. È una bellissima esperienza e con chi partecipa abbiamo anche organizzato momenti conviviali o gite, per stare insieme”.

Tra le animatrici del doposcuola c’è Elena, impiegata, madre di due figli di 22 e 19 anni. “Mio marito faceva il volontario al Centro d’ascolto della Caritas– ricorda – dopo aver fatto la catechista ho cominciato pure io. In questo contesto alcune delle madri che venivano a prendere il pacco del cibo ci hanno chiesto se potessimo aiutare i loro figli con i compiti. Abbiamo iniziato nel 2019, poi il Covid ha fermato tutto. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per ricominciare ma in poco tempo siamo cresciuti moltissimo. Attualmente – aggiunge Elena – abbiamo 45 iscritti, con una frequenza molto alta. Sono soprattutto bambini nati da genitori stranieri, spesso appena arrivati, che hanno difficoltà linguistiche e per cui a volte serve un rapporto uno a uno”. Un successo che ha cambiato anche i piani di chi coordina il doposcuola. “Abbiamo avuto bisogno di più volontari – racconta Elena –: inizialmente ci bastavano quelli della parrocchia, poi abbiamo cominciato a chiedere fuori. Io ad esempio domandavo ai genitori degli amici dei miei figli”. “Ora siamo un gruppo di 25-30 persone – prosegue la donna – sono per lo più ex insegnanti o maestri, ma abbiamo volontari con storie molto diverse, spesso arrivati grazie al passaparola. La cosa bella è che chi viene per la prima volta, poi non se ne va più con volontari che magari vengono dai ragazzi, dopo aver fatto il turno di notte al lavoro. Si sono costruiti rapporti che vanno al di là di quello spazio”.

Fucina di dialogo interreligioso

Attenzione alle marginalità, quella della comunità di don Andrés, ma anche uno sguardo su quello c’è intorno. “Sono sempre stato interessato ai modi di vedere altri – racconta il direttore dell’Ufficio Diocesano per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso – abbiamo un rapporto privilegiato sia con la comunità ebraica che con quella musulmana. Recentemente abbiamo organizzato un incontro di etica islamica, un tema che ha attirato tante persone. In questo cerco di mettere in campo quello che è il mio passato”. Un’esperienza, quella di parroco, che sta insegnando molto a don Andrés. “In queste situazioni – dice il sacerdote – ho visto famiglie con situazioni un po’ complicate, ma che sono autentiche e ci sono sempre per gli altri”. Il cammino delle parrocchie della Beata Vergine Immacolata e Sant’Andrea è lungo. “In futuro speriamo di aumentare la collaborazione con i laici, coinvolgendo sempre più persone – conclude don Bergamini – e di imparare a comunicare meglio quello che facciamo, perché anche da lì passa il nostro futuro”.
Una prospettiva, a cui il parroco guarda con entusiasmo, sempre mettendo al centro la persona.

(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da don Andrés Bergamini)

10 Marzo 2025
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