5 Giugno 2024

Nella periferia di Salerno, semi di fraternità e cura del creato

Ultimi e ambiente sono nel cuore della parrocchia di don Ciro Torre: le riflessioni sulla Laudato Si e la solidarietà animano i volontari di Gesù Redentore. Il parroco, oggi 75enne, è arrivato qui più di quarant'anni fa, con la voglia di condividere il quotidiano

“È la più bella avventura della mia vita”. Con un sorriso largo don Ciro Torre risponde così a chi gli chiede com’è essere prete. Salernitano doc e ordinato sacerdote nel 1975, don Ciro ha sempre un’agenda fitta di impegni, in buona parte dedicata agli ultimi. Nel Quartiere Europa, una zona semi-periferica di Salerno, è inviato nel 1980; è la prima tappa di un lungo percorso. Il 1980 è l’anno del terremoto in Irpinia, che colpisce duramente anche il salernitano. Don Ciro si mette subito al lavoro.

Ad attenderlo a Salerno non è certo una basilica ma una piccola chiesetta di quartiere e un garage che servirà da ufficio, in seguito da deposito, sala riunioni e luogo di incontro per tutto quello che si organizza al coperto. È in quel garage che nasce la comunità di Gesù Redentore, un luogo che diverrà centro vitale per gli abitanti del quartiere ma anche per chi, senza riferimenti, non sa dove andare. Prima viene rimesso a nuovo il garage, poi la Caritas dona alla parrocchia un prefabbricato dove svolgere attività, catechesi e riunioni.

Oggi il quartiere, che è un mix tra zona popolare e area borghese, soffre di spopolamento, tra calo demografico e migrazione degli abitanti. “In tanti se ne vanno se non trovano lavoro”, ammette il sacerdote, 76enne, sottolineando come questo fenomeno sia l’ennesimo dramma per il Sud.

Intanto continua instancabile la sua opera. Da un vecchio asilo abbandonato nascono luoghi di accoglienza: Casa Nazareth, dove chi non ha nulla, trova ascolto e disponibilità di lavarsi, una mensa dove mangiare un piatto caldo o portare a casa (se si ha la fortuna di averla) un panino con della frutta. È in funzione anche un ambulatorio per coloro che, non potendosi permettere una visita, trovano puntuale la disponibilità di un medico.

In questa avventura, infatti, don Ciro non è solo. Ogni mattina quattro cuoche e tre volontari sono all’opera. “La provvidenza ci aiuta da 40 anni”, ammette soddisfatto, consapevole che

tante braccia da anni sono al suo fianco.

Sandro Guerra, un ex poliziotto in pensione, da ben 18 anni è al centro di mille attività: è ministro straordinario dell’Eucarestia, responsabile dal catechismo per i ragazzi, dei corsi per la cresima e di quelli in preparazione al matrimonio. Una presenza costante in parrocchia, rimboccandosi le maniche anche nell’attenzione agli ultimi.
“Dopo il covid il numero di coloro che vengono per un pasto alla mensa è aumentato – rivela, mentre sistema la dispensa -. Di mattina il furgone parte facendo tappa dal fornaio, in rosticceria o dal fruttivendolo, dove incontriamo donne e uomini che sicuramente hanno qualcosa per noi. Dopo aver caricato tutto, scarichiamo in cucina i doni che la Provvidenza ci ha fornito, in modo che le volontarie possano iniziare a cucinare”.

Anche tre suore sono coinvolte nella preparazione dei pasti, assieme a massaie e insegnanti in pensione. “Arriviamo ad aiutare dalle 60 alle 100 persone al giorno – riprende Sandro -, che, non sapendo dove andare, bussano alla porta di Casa Nazaret. Ognuna vive un dramma: crisi familiari, disoccupazione e povertà hanno fatto aumentare il numero degli italiani bisognosi di aiuto e da un paio di anni si sono aggiunti alle persone straniere. Arrivano tutti puntuali ogni giorno, sapendo di ricevere un sacchetto per il pranzo. Per fortuna negozianti e benefattori non ci hanno mai abbandonato” – conclude, pensando alla solidarietà che tiene assieme la comunità, da chi offre a chi raccoglie, a chi condivide gioie e sofferenze.

Sono in tanti a riconoscere il lavoro del sacerdote per i più deboli e per la casa comune. “Don Ciro è un riferimento prezioso per i fedeli – interviene Michele Buonomo – e anche per i meno fedeli della sua parrocchia che, a pieno titolo, definirei comunità. Disponibile, aperto, generoso, instancabile, incarna il messaggio evangelico. Personalmente l’ho eletto a mio padre spirituale, nonostante, o forse proprio perché, io sia spesso ‘un figliol prodigo‘”. Michele è uno dei responsabili nazionali di Legambiente e racconta così il sacerdote, con cui ha condiviso molte iniziative per la salvaguardia del Creato e a favore degli ultimi.

“Abbiamo organizzato – aggiunge Buonomo – diverse edizioni di Puliamo il Mondo, raccogliendo rifiuti per strada. Si partiva dalla chiesa per coinvolgere l’intero il quartiere. Un’altra iniziativa è la Festa dell’Albero. Non sono mancati gli incontri per parlare di rispetto ambientale e attenzione alla natura, ragionando insieme sulla raccolta differenziata o sul valore dell’acqua”. Grazie a questa collaborazione nella parrocchia è nata la prima Comunità Laudato Si’, organizzando riflessioni sul tema della cura del Creato in una chiesa, quella di Gesù Redentore, di un quartiere periferico, ma con uno sguardo aperto sul mondo. Appuntamenti, che partendo dall’enciclica di papa Francesco, guidano i partecipanti a scoprire le ingiustizie commesse nei confronti dei più deboli e a comprendere come la difesa del pianeta parta dai piccoli gesti di una collettività e anche di una parrocchia.

(di Nicola Nicoletti – foto gentilmente concesse da don Ciro Torre)

5 Giugno 2024
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