Nel nome di Maria, il riscatto di Casal di Principe
La comunità di Casal di Principe sta trovando nell’adorazione Eucaristica e nella riscoperta della devozione a Maria la forza per lottare contro la violenza e le dipendenze. Si tratta della medicina migliore per curare le ferite inferte dalla criminalità nei cuori delle persone.“Casal di Principe è terra feconda di vocazioni religiose, sacerdotali e missionarie. Quasi ogni famiglia, ancora oggi, vanta al proprio interno la presenza di un consacrato, donne e uomini sparsi per l’Italia e nelle terre di missione”. Don Vincenzo Garofalo, parroco del Santissimo Salvatore, racconta così la sua chiesa. Lui stesso è immerso in un’opera di riscatto sociale e spirituale, proprio nel cuore di questa cittadina. Nel comune di oltre 21mila abitanti in provincia di Caserta e nella diocesi di Aversa, la parrocchia di don Vincenzo con i suoi 2800 fedeli è un riferimento per l’intero popolo casalese. La chiesa madre, risalente al XIII secolo, è il centro della spiritualità cittadina. “Ho 36 anni e sono parroco dall’ottobre del 2022 – spiega il sacerdote, che è anche insegnante di antropologia teologica ed escatologia all’Istituto di scienze religiose di Capua –. Dopo l’impegno nella formazione dei seminaristi e nella pastorale vocazionale diocesana, oggi mi dedico alle attività della parrocchia, cercando di ascoltare innanzitutto le esigenze dei giovani”.
L’eredità di don Diana
Originario di Casapesenna, un paese vicino a Casal di Principe, don Vincenzo ha abbracciato con entusiasmo la missione di accompagnare nella fede i parrocchiani nel paese in cui ha vissuto un esempio di amore al Vangelo come don Peppe Diana, il sacerdote ammazzato dalla camorra il 19 marzo 1994. “Sin dal mio arrivo a Casale ho sentito il peso e il giudizio che il popolo subisce rispetto alla sua storia recente” – commenta il parroco, riferendosi ad articoli giornalistici e luoghi comuni che identificano il paese con le organizzazioni criminali, un duro peso da sopportare. Ma la comunità, pian piano, si sta rialzando. “Dobbiamo impegnarci per raccontare la verità e la bellezza delle nostre radici, anche spirituali. Parliamo di un paese di grandi lavoratori, agricoltori, allevatori e imprenditori edili, un popolo semplice ma ambizioso e orgoglioso della propria storia – sottolinea il sacerdote –. Come nella Trasfigurazione, in cui Gesù si mostra come Verità, stiamo lavorando per la conoscenza reale del nostro passato, come la fede nella Vergine, la patrona di questo popolo”. La riscoperta della tradizione è un modo efficace per superare il degrado causato dalla presenza della violenza. Scoprire il legame tra il popolo e la patrona del paese, Maria SS.ma Preziosa, ad esempio, rappresenta per la popolazione campana una base da cui partire per ritrovare la bellezza e la dignità presente in ogni abitante.
Da anni il punto di riferimento per i giovani delle varie associazioni è l’adorazione eucaristica. “Ogni lunedì alle 21, più di 300 persone si riuniscono in preghiera davanti a Gesù Eucaristia” – racconta ancora don Vincenzo -. “Sin dagli anni ’90, tempi bui e tristi a causa della criminalità, il popolo ha implorato il Signore per la sua liberazione da questa piaga. A Casale tutti, anche i bambini, sanno che c’è l’adorazione: è un momento di incontro, riflessione, ringraziamento, preghiera”. L’incontro con Gesù, nel silenzio e nel raccoglimento, è un’occasione per scoprire il vero senso della vita in comunione con i fratelli e per trovare una sorgente sempre viva di amore per il prossimo. La comunità ha ripreso a incontrarsi nella festa patronale della Madonna Preziosa. “Con un gruppo di giovani – riprende il parroco – sto lavorando perché si rinnovi la consapevolezza che la nostra storia è legata a quella della Madonna”. È un invito all’incontro tra le generazioni, quello proposto dalla parrocchia mariana presente nel centro storico.
Don Vincenzo non è solo
Il lavoro con i giovani è molto e costante: “Si raccolgono i frutti ogni giorno, non senza difficoltà” – ammette don Vincenzo. Il giovane comitato festeggiamenti è un segno forte di aggregazione sana e duratura, soprattutto quando al centro c’è la Madonna. “Stiamo sempre attenti a ogni piccola forma di devianza, perché non degeneri in qualcosa di pericoloso” – continua il parroco. Ma don Vincenzo non è solo. In tanti, giovanissimi e adulti, lo accompagnano nella missione alla ricerca dell’identità più sincera e profonda della cittadina campana. Maria Preziosa Ferraiuolo, 45 anni, insegna lettere all’istituto tecnico Guido Carli. “Il Ss. Salvatore fa parte della mia vita – ammette la professoressa -. La comunione con la parrocchia per me ha radici profonde. La frequentavo già da bambina e adolescente. Da adulta ho continuato a viverla prima con mio marito e poi con le nostre figlie. Oggi collaboro e vivo le attività parrocchiali facendo parte del consiglio pastorale e occupandomi del nascente gruppo delle famiglie. Le mie figlie, di 13 e 14 anni, sono parte del gruppo Acr, la secondogenita partecipa al gruppo ministranti”. È il racconto di un impegno che, trasmesso dai genitori ai figli, accompagna il cammino di una comunità sulla strada consapevole del bene, della pace e della preghiera.
(di Nicola Nicoletti – foto gentilmente concesse da don Vincenzo Garofalo)