18 Giugno 2024

Le parrocchie di Cisterna, “strada facendo”… insieme

Trentamila persone, suddivise nelle tre parrocchie di Cisterna, diocesi di Latina. L'impegno dei parroci è quello del camminare insieme condividendo iniziative pastorali, educative e di attenzione agli ultimi. Per don Patrizio Di Pinto anche un impegno nazionale con il Rinnovamento nello Spirito Santo.

Diventare, sempre più, «un cuor solo e un’anima sola». Con questo obiettivo vanno avanti le attività nelle tre parrocchie del centro di Cisterna di Latina, comune dell’Agro Pontino. A Santa Maria Assunta, San Valentino e San Francesco d’Assisi – a cui fanno capo più di trentamila persone – la parola d’ordine è collaborazione. Lo spiega don Patrizio Di Pinto, parroco di Santa Maria Assunta, impegnato anche nel Rinnovamento nello Spirito a livello nazionale. «La collaborazione tra noi tre sacerdoti c’è sempre stata – racconta – ma, anche su istanza del vescovo Mariano Crociata, stiamo provando a creare una vera unità pastorale, che raggiunga e coinvolga anche i laici. Dobbiamo riscoprire il senso della missionarietà. Lo stiamo già facendo, ad esempio, per quanto riguarda i servizi di carità». Non si vuole «creare un’unica Caritas cittadina – precisa il sacerdote –, ma un unico centro di ascolto che poi smisti le persone bisognose nelle varie parrocchie. L’altro desiderio che abbiamo è quello di riaprire la mensa cittadina, che avevamo qui in parrocchia ma che nell’ultimo periodo è stata chiusa».
A Santa Maria Assunta la Caritas «serve una sessantina di famiglie fisse – prosegue il parroco –: ogni mese preparo la spesa io personalmente grazie al programma Fead (il Fondo di aiuti europei agli indigenti, ndr). Noi presbiteri non dobbiamo mai dimenticare che non abbiamo smesso di essere diaconi, cioè servi. Il senso del servizio rimane sempre. Sono molto affezionato a quella che don Tonino Bello chiamava “la Chiesa del grembiule”». Con i suoi 73 anni, don Patrizio non ha paura di rimboccarsi le maniche e darsi da fare per gli altri, ma «non si tratta solo di fare – precisa – quanto di cambiare anche un po’ mentalità. Tante situazioni possono esser messe in mano ai laici. Io ho la parrocchia più grande della diocesi, con quindicimila fedeli e c’è tantissimo da fare a livello pratico e amministrativo. Dobbiamo metterci in cammino perché

solo “strada facendo” si incontra l’altro.

Noi a Cisterna stiamo cercando di farlo! Stiamo collaborando come chiese sorelle che vogliono diventare famiglia».
Lavorare insieme «è una indicazione pastorale importante ed è molto giusto in un territorio che presenta le stesse caratteristiche e un tessuto sociale omogeneo», spiega Giuseppe Cardinali, diacono permanente da due anni. «Vogliamo diventare una sorta di comunità di parrocchie. Ci si è sempre dati una mano, ma ora si va verso un lavoro diverso per quanto riguarda la pastorale, cercando di tracciare un cammino pastorale comune sul territorio». Tra le attività portate avanti insieme dalle tre parrocchie, e anzi allargata a tutta la Forania, ci sono, ad esempio, i percorsi di preparazione al matrimonio per i fidanzati e quelli per le cresime degli adulti. «Se ne fanno più di uno l’anno – dice Cardinali – in modo che le persone possano scegliere dove andare».

Inoltre, in questo periodo, l’Oratorio estivo (Orest), con sede a San Valentino. Il parroco è don Paride Bove, 37 anni, da due alla guida della parrocchia. «L’oratorio estivo è una bellissima esperienza che va avanti dal 2017 – spiega –. Per due o tre settimane facciamo delle attività in parrocchia con i piccoli dagli 8 ai 12 anni, che non sono soltanto ludiche. La preghiera è il momento centrale all’inizio e a metà giornata. Il percorso è molto apprezzato dalle famiglie e dai piccoli partecipanti». Bambini che arrivano da tutta la cittadina, come pure gli animatori che si prendono cura di loro in queste giornate estive. «Negli anni la collaborazione tra le parrocchie è cambiata – dice Daniela Ortolani, tra i responsabili dell’Orest –; ogni anno arrivano forze nuove, i ragazzi si alternano anche in base agli impegni che hanno e alle età. Ad oggi la maggior parte degli educatori sono ragazzi che hanno vissuto da piccoli l’esperienza dell’Orest, questo ci rende felici perché a distanza di anni

siamo riusciti a trasmettere entusiasmo alle nuove generazioni,

che speriamo in futuro portino avanti l’esperienza». Anche la maggior parte degli animatori sono molto giovani: «Partiamo dai 16 anni in su – prosegue Daniela –; noi adulti ci dividiamo tra gli impegni di lavoro e le famiglie per aiutarli a gestire il tutto».

(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Patrizio Di Pinto e don Paride Bove)

18 Giugno 2024
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