16 Maggio 2024

Insieme ai sacerdoti, al fianco di chi “rinasce”

Alla soglia dei 70 anni, Rosalba Crobu è una donatrice che vive anche una meravigliosa esperienza nell’ufficio catechistico della sua diocesi, quella di Cagliari: accompagnare i catecumeni verso i sacramenti dell’iniziazione cristiana. La sua testimonianza.

Quando la rivista Sovvenire ha cambiato la sua veste editoriale e grafica, la prima testimonianza di una donatrice che abbiamo pubblicato, ormai tre anni fa, è stata proprio la sua. Oggi torniamo a sentirla perché, mentre continua a sostenere i sacerdoti anche con la sua generosità, sta vivendo un’esperienza bellissima al loro fianco come catechista, accompagnando gli adulti che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, confermazione ed eucarestia.

 

Rosalba, quale esperienza personale di fede accompagna il tuo percorso di vita?

Ho sempre frequentato la parrocchia ma mi rendevo conto che la mia era una fede “programmata”. Ero cresciuta alla luce del catechismo di Pio X, però ad un certo punto non mi bastava più, avevo bisogno di una nuova chiave di lettura del mio percorso cristiano. Un giorno, così, nel bel mezzo di una crisi personale, ho incontrato qualcuno che mi ha fatto capire che l’incontro con Gesù di Nazaret, morto e risorto, è un avvenimento che non solo ti cambia la vita ma che può investire ogni giorno, ogni ora, ogni azione della mia vita. Ho imparato a riconoscere la presenza del Signore in tutte le circostanze e anche il mio servizio in parrocchia si è fatto più bello e gioioso.

 

Come hai scoperto la chiamata ad essere una catechista degli adulti?

Sono stata catechista dei bambini e dei fanciulli sino a sette anni fa; quell’anno non mi fu affidato nessun nuovo gruppo e, anziché andare dal parroco a lamentarmi, ho pensato che forse il Signore avesse in serbo per me altri progetti.

Infatti, dopo qualche mese, ho ricevuto l’invito a far parte dell’Ufficio catechistico diocesano e ad essere (e di proposito non uso il verbo “fare”) accompagnatrice di catecumeni, adulti che liberamente desiderano avvicinarsi ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Accettando mi sono resa conto che non bastava una semplice competenza catechistica ma era necessario porsi in ascolto del catecumeno, farsi compagno di viaggio, camminare insieme, affiancare valorizzando la loro esperienza passata.

 

Come questa esperienza ti sta facendo maturare nella fede?

Sicuramente è una continua crescita e sono io che devo tanto ai catecumeni che incontro e accompagno. Ognuno di loro è diverso: storie diverse, motivazioni e conversioni diverse, che mi portano a mettermi in gioco e a fare dei passi da gigante nel mio cammino di fede. Il primo è rendermi conto che non sono io che do, perché il Signore ha già seminato e continua a seminare. Sono loro che danno a piene mani. Le loro domande, inquietudini e paure sollecitano e orientano la mia fede continuamente.

 

Come riesci a rendere “attraente” quello che annunci?

Premetto che è molto importante la formazione che ho sempre ricevuto frequentando la scuola diocesana per catechisti, gli incontri organizzati dall’ufficio catechistico regionale, i corsi dell’Ufficio catechistico nazionale della CEI e soprattutto il prezioso e costante supporto di don Emanuele Mameli, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano di Cagliari. All’inizio ero molto spaventata e mi sentivo inadeguata, ma mi sono dovuta arrendere alla realtà di fede che Dio, per fare grandi cose, si serve anche di persone che si sentono inadeguate: allora sono riuscita a rispondere “eccomi”. Qualunque cosa ci sia da fare nella Chiesa, come battezzata, ritengo che il servire sia la cosa più importante, e posso servire se testimonio che nella mia vita c’è Gesù Cristo. Non esistono scorciatoie o segreti “da manuale”: sicuramente la testimonianza è la cosa essenziale, così come l’ascolto. Il racconto degli Atti degli Apostoli (8, 26-40) in cui Filippo incontra l’eunuco è illuminante: Filippo non sale sul carro se non quando è invitato. Non ha un messaggio già pronto da trasmettere; si fa semplicemente compagno di strada, ascoltando. Solo in un secondo momento Filippo inizia ad annunciare la buona novella di Gesù e tutta la sua storia. Il rapporto che stabilisco con i catecumeni è una relazione di fiducia e testimonianza ma, ribadisco, soprattutto di ascolto. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco al numero 171 di Evangelii Gaudium: “Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori.”

 

Come è cambiato, con questo nuovo servizio, il tuo rapporto con la parrocchia di appartenenza, San Benedetto a Cagliari?

Devo esprimere una profonda gratitudine al mio parroco, don Massimo Noli, che mi supporta in questo servizio seguendo paternamente il percorso dei catecumeni e facendo sì che la parrocchia sia accogliente anche verso quei catecumeni che non hanno una comunità di riferimento. Questa grazia preziosa che mi è capitata è una continua occasione per risvegliare e rinvigorire la mia vita cristiana. Sto sperimentando sulla mia pelle, ogni giorno di più, quello che Paolo scriveva ai Corinzi (1 Cor, 3, 6-7): Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere”.

 

(intervista di Stefano Proietti)

 

Ringraziamo Rosalba e don Emanuele Mameli per la generosa condivisione di immagini che trovate nella galleria fotografica sottostante


16 Maggio 2024
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