I social sono belli… ma stare insieme lo è molto di più!
Il progetto di educazione digitale “Tik Tok” lanciato dalla Caritas diocesana di Nuoro approda sulle splendide spiagge di Budoni con 60 ragazzi delle scuole superiori, grazie all'impegno di don Roberto Dessolis.Il solleone si fa sentire ma non spegne la voglia di stare insieme e la curiosità di conoscere, giorno dopo giorno, storie di giovani santi della porta accanto, da Carlo Acutis a Chiara Corbella Petrillo. «Dal progetto Tik Tok ho imparato ad ampliare la mia cerchia di amici e a utilizzare il tempo libero parlando con gli altri di persona anziché dietro uno schermo» sorride Martina, 17 anni, uno dei 61 under 18 partecipanti al campo estivo promosso a Budoni dal parroco di Beata Maria Gabriella don Roberto Dessolis, che è anche vicedirettore della Caritas diocesana di Nuoro.
Il progetto intitolato con il nome del popolarissimo social, è nato l’anno scorso su richiesta di numerose famiglie che stavano subendo gli effetti della pandemia da Covid 19 su bambini e adolescenti, già denunciati dai pediatri italiani: abuso di tecnologie, fenomeni di iper-connessione e di dipendenza patologica dai dispositivi, fino ad arrivare ad alcuni casi di hikikomori (sarebbero 100mila in Italia secondo stime non ufficiali) scoperti anche nella diocesi di Nuoro.
L’equipe della Caritas diocesana guidata da suor Pierina Careddu e da don Roberto Dessolis ha distribuito un questionario al quale hanno risposto 2270 giovani tra gli 11 e i 20 anni e 876 genitori: i risultati hanno sostanzialmente anticipato la grande necessità di formazione, in primis per genitori, insegnanti ed educatori, emersa da una successiva ricerca dell’Eurispes sul cyberbullismo in Sardegna. «Abbiamo organizzato insieme alle scuole – spiega don Roberto – un ciclo di incontri di educazione digitale con i maggiori esperti sul nostro territorio: grazie a loro abbiamo raggiunto migliaia di ragazzi, di genitori e di insegnanti».
Fra i formatori figura anche lo psicologo Luca Pisano, direttore dell’Osservatorio Cybercrime della Sardegna, autore dell’agile guida distribuita agli studenti delle scuole superiori Pensa prima di condividere e co-autore con il vicepresidente dei pediatri italiani Osama Al Jamal dell’utilissimo Smart family. Manuale per la consapevolezza digitale in famiglia, arricchito dalla prefazione dell’arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi, nella quale viene ricordata la necessità di «riconoscere la realtà virtuale all’interno della categoria realtà» e di «superare il divario digitale che spesso separa i genitori dai figli». Anche perché, rimarca il segretario generale della Cei, «educare a
un uso consapevole e critico delle nuove tecnologie è anche un presidio di vera democrazia,
contro la mai sopita tentazione di tutti i poteri di utilizzarle per manipolare l’uomo e restringerne la libertà».
Gli obiettivi del progetto, finanziato con i fondi dell’8xmille nell’ambito delle attività di contrasto alla povertà educativa avviate in Sardegna, erano anche quelli di proporre nuove modalità di utilizzo del tempo libero. In primis all’aria aperta e intrecciando nuove amicizie. Così sono nati il viaggio ad Assisi e in vari luoghi della Sardegna. Fino al campo estivo dove sono proseguite le attività di formazione insieme a tante ore passate sulla spiaggia di Budoni, una delle più belle d’Italia, contrassegnata con la Bandierina Blu nel 2022.
Proprio l’educazione alla libertà è al centro dell’azione pastorale di don Roberto verso i giovani. Classe 1982, originario di Orgosolo, paese nel cuore della Barbagia celebre per i murales e per esser stato uno dei centri del banditismo sardo, don Roberto fino al 2010 è stato titolare di una società che si occupava di ristorazione, discoteche e turismo in Costa Smeralda. Ma fin da bambino aveva avvertito la vocazione al sacerdozio anche grazie all’esempio del viceparroco don Graziano Muntoni, barbaramente assassinato dalla criminalità sarda nel 1998.
«Avevo perso mio padre a 11 anni – racconta – e dopo appena cinque anni perdevo l’altra persona più importante della mia vita, don Graziano: mi arrabbiai con il Signore, decisi di puntare tutto sul lavoro, di farcela da solo senza mai più legarmi a nessuno. Iniziai a lavorare negli alberghi di lusso vicino a Olbia, dopo pochi anni fondai una mia società di ristorazione e servizi. Ebbi successo. I miei clienti erano imprenditori e star dello spettacolo; apparentemente avevo tutto quello che si può desiderare a 26 anni. Eppure ero perennemente insoddisfatto, avvertivo un vuoto che niente riusciva a colmare. Ed ecco una sera della primavera 2010, mentre passeggiavo da solo, mi imbattei in una processione Eucaristica: il prete senza apparente motivo mi venne incontro, mi benedisse con il Santissimo, in quel momento sentii cadere tutte le mie difese e iniziai a piangere. Lo cercai il giorno dopo e da quel momento iniziò il mio nuovo cammino». Un cammino culminato nell’ordinazione nel maggio 2019. E oggi in un’attenzione costante ai ragazzi che incontra perché cerchino la loro strada senza paura di andare controcorrente.
(Testo, interviste e produzione del video di Manuela Borraccino – Foto, riprese e montaggio di Gabriele Incollu – Music by Danosong.com)