Gli angeli di Campobasso, perché nessuno sia solo
Una mensa, un dormitorio, un emporio solidale e presto anche un ambulatorio sanitario. È la "Casa degli angeli" di Campobasso, dove oggi operano circa 300 volontari e che poco più di dieci anni fa fu inaugurata proprio da Papa Francesco. Punto di riferimento per questo progetto di solidarietà è don Franco D’Onofrio, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano.
Il signor Mario è anziano, ma non ricorda esattamente quanti anni abbia. Ha problemi di coagulazione del sangue e le sue mani sono sempre livide. «Avete una pomata?», ha chiesto una volta a una volontaria. E la crema è stata presa apposta per lui. La signora Rosa, invece, non aveva mai visto il mare e così un’altra volontaria ha esaudito il suo desiderio: l’ha portata in spiaggia, in gita insieme ad altri anziani. Adam è arrivato dalla Polonia, si appoggiava a dormire di qua e di là, a una volta da un conoscente, una volta in una roulotte. Aveva problemi di alcolismo ma, grazie al supporto dei volontari, è riuscito a uscirne e addirittura a prendere un piccolo appartamento in affitto. I nomi sono di fantasia, ma le loro storie no. Seppure diverse, tutte raccontano la stessa cosa: queste persone bisognose non hanno incontrato semplici volontari, ma dei veri e propri “angeli” che si sono presi cura di loro. Si chiama infatti “Casa degli Angeli”, il centro servizi della Caritas dell’arcidiocesi di Campobasso – Bojano frequentata da Mario, Rosa, Adam e tanti altri come loro.
Inaugurata da Papa Francesco
A inaugurarla, il 5 luglio del 2014, fu Papa Francesco. Era presente Maria Antonietta Evangelista, tra i responsabili della mensa della Casa degli Angeli, che ospita anche un dormitorio e un emporio solidale. In cantiere pure l’apertura un ambulatorio sanitario. «La mensa è attiva tutti i giorni per il turno del pranzo – racconta Evangelista –. I volontari arrivano alle 9 e vanno via attorno alle 14. Il servizio comprende la preparazione dei pasti, la somministrazione e la pulizia. I gruppi di volontari cambiano attraverso una turnazione mensile. Chi viene a mangiare alla mensa non può fare la spesa all’emporio, e viceversa. In questo modo riusciamo a garantire aiuti per più persone». Ai tavoli della mensa siedono, per la maggior parte, italiani. Anziani che non sono in grado di prepararsi da mangiare o di fare la spesa, senza fissa dimora, uomini e donne divorziati che non sono riusciti a riprendersi. «C’è un po’ di tutto – confessa don Franco D’Onofrio, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano –. Gli immigrati prima erano più numerosi, ma adesso ce ne sono di meno».
Frequentano di più l’emporio, dove possono fare la spesa e poi cucinare a casa propria. «Tanti sono i giovani argentini – rileva il sacerdote –. C’è stata una sorta di immigrazione di ritorno: i nonni di questi giovani dal Molise sono partiti per andare a cercare fortuna in Sud America e adesso, a causa della crisi economica, i loro pronipoti stanno tornando in Italia. Li aiutiamo molto anche per i documenti».
Cibo per il corpo e per l’anima
Nella Casa degli Angeli, insomma, il cibo non è la portata principale. «Cerchiamo di mettere in pratica quello che ci dice don Franco – sottolinea Maria Antonietta –: dar da mangiare non solo al corpo ma anche allo spirito, chiacchierare con i bisognosi, intrattenersi con loro, capire come stanno vivendo in questo momento». A tanti ospiti, ad esempio, viene preparato anche un panino da portare via, per mangiarlo a cena.
Piccoli gesti di attenzione che possono fare la differenza. Ne è convinto don Franco D’Onofrio, che guida la Caritas dell’arcidiocesi da diciannove anni. «Oltre i normali servizi che svolgevamo, ci siamo resi conto che serviva un punto, una sorta di “sos sociale”, che fosse caratterizzato dalla pedagogia dei fatti. Un luogo dove fare e vivere il servizio» – ricorda. Così è nata la Casa degli Angeli, da «un vecchio asilo dismesso che il Comune ci ha dato in comodato d’uso gratuito». Grazie ai fondi dell’8xmille, è stato «reso fruibile con mensa, dormitorio, miniappartamenti, docce, servizio lavanderia e anche l’emporio – racconta –. Attualmente stiamo lavorando con il Comune per aprire anche un presidio sanitario, dove dei professionisti del settore offriranno la propria opera gratuitamente». Perché la Casa degli Angeli «si mantiene solo grazie ai volontari: prima del Covid circa 570 volontari – prosegue D’Onofrio –; durante il Covid, invece, facevamo soltanto l’asporto ed eravamo pochissimi, mentre ora ci sono circa 300 volontari coinvolti. La Casa si mantiene anche grazie alla vicinanza della città, perché le imprese, le aziende e le istituzioni ci sono molto vicine e ci aiutano con donazioni e altro».
(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse da don Franco D’Onofrio)