Giovani a Casa di Zaccheo, per cercare la propria strada
Coadiutore nella parrocchia di Bagnolo (CR), don Piergiorgio Fiori è il referente per la pastorale vocazionale della diocesi di Crema e direttore della "Casa di Zaccheo": una proposta rivolta ai giovani in cerca della propria strada. Il progetto, ospitato dalla Casa di spiritualità a due passi dal Torrazzo, è dedicato ai giovani dai 19 ai 30 anni, che possono fermarsi nella casa da uno a sette mesi.«Quello che mi piacerebbe fare è aiutare ogni ragazzo e ogni ragazza che passa di qui a diventare il meglio di ciò che può diventare: aiutarlo a trovare la propria direzione nella vita, seguirla e compierla» dice con semplicità passando la ciotola del parmigiano don Piergiorgio Fiori, 33 anni, responsabile per la diocesi di Crema della Pastorale vocazionale. È una mattina di fine gennaio nella Casa di Zaccheo, un progetto e un luogo aperto ai giovani dai 19 ai 30 anni nella Casa di spiritualità della diocesi a due passi dal Torrazzo: nell’ampia cucina piena di luce Iolanda, 25 anni, e Miriam, 28 anni, entrambe studentesse, passano agli ospiti rigatoni ai broccoli e carote prezzemolate. «Cercavo da tanto tempo un’esperienza di vita comunitaria – racconta Iolanda – e pensavo di averla trovata da un’altra parte, quando il mio parroco tre mesi fa mi ha proposto di venire qui. Mi piace il percorso che sto facendo soprattutto per la formazione che riceviamo attraverso tanti incontri».
Le due ragazze sono le apripista della proposta di discernimento che la diocesi rivolge dallo scorso novembre ai giovani che stanno verificando una scelta vocazionale, nella vita religiosa o in quella matrimoniale, con un progetto di «fare casa» per un solo mese oppure per tutta la durata prevista dei sette mesi (da novembre a maggio). Nella sottolineatura che «non occorre avere le idee già chiare – rimarca don Piergiorgio – ma avvertire il desiderio di cogliere con serietà le proprie intenzioni e decisioni».
Dopo un colloquio con il proprio parroco o sacerdote di riferimento, il progetto prevede la
vita di fraternità per ragazzi e ragazze dal lunedì al venerdì con la quotidianità scandita da momenti di preghiera
e due serate a settimane di formazione con diversi testimoni della fede, della carità e della speranza: sacerdoti, religiose, sposi, missionari, laici impegnati. Un progetto nato dall’osservazione di quello che si fa in altre diocesi, come ad esempio quella di Faenza, dove sono state avviate iniziative analoghe.
E forse non è un caso che a coordinare questo esperimento sia stato chiamato un giovane prete ordinato meno di cinque anni fa, coadiutore nella vicina parrocchia di Bagnolo, cresciuto in una famiglia assai più ampia di quella strettamente biologica. «Se penso a che cosa significa donare – sorride don Piergiorgio – penso ai miei genitori: sono loro che mi hanno insegnato che cosa voglia dire donare sé stessi, vivere la vita come un dono». Classe 1990, questo sacerdote proviene da una famiglia adottiva e affidataria dalla quale sono passati tanti bambini e adolescenti con famiglie di origine in difficoltà: e a tutti è stato trasmesso l’esempio dello spezzare il pane quotidiano insieme alla Parola, condividendo la quotidianità in attesa di ricongiungersi ai genitori biologici o più spesso trovarne di adottivi. «Quanti fratelli ho? E che ne so…» dice scoppiando a ridere. «Sono il secondo di quattro figli, dei quali l’ultima adottata. Ma nel corso degli anni abbiamo avuto tanti fratelli che hanno camminato un tratto di strada con noi: certe sere eravamo in dodici intorno al tavolo. Sono cresciuto vedendo mio padre e mia madre vivere e farci vivere questa frase del Vangelo: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,45)».
I campi estivi, le amicizie con altre famiglie della fraternità di Comunione e Liberazione, nell’estate del 2009 un pellegrinaggio con altri giovani dal santuario della Madonna nera di Czestochowa a Cracovia: tutto concorre alla ricerca della propria strada. «Ricordo bene – racconta – il giorno in cui, durante quella vacanza in Polonia, leggemmo un brano di don Luigi Giussani sulla vocazione. E come mi batteva forte il cuore! È stato come quando si incontra l’uomo o la donna della propria vita e si avverte con chiarezza nel cuore la certezza: è lui, è lei! Ecco, ho provato una gioia immensa e la certezza di volerci scommettere la vita». Voleva entrare in seminario, ma il Vescovo gli consigliò di portare prima a termine il corso di laurea in Scienze statistiche ed economiche intrapreso all’università Bicocca di Milano. «Durante gli studi ho conosciuto una ragazza e ci siamo frequentati per un po’, ma dopo pochi mesi era ancora più forte in me la certezza che preferivo Gesù». Così, entrato in seminario nel 2012, è stato ordinato l’8 giugno 2019 e assegnato alle attività con giovani e famiglie dell’oratorio di Bagnolo. «Ho sperimentato fin da quando ero piccolo la bellezza di una vita donata agli altri nel Signore. Mi è sempre piaciuto stare con i bambini e con i ragazzi, vivere la fraternità con la stessa pienezza con cui Gesù l’ha vissuta con i suoi».
Così a fine 2022 il vescovo mons. Daniele Gianotti lo ha reso referente insieme ad un’equipe di laici e religiosi della pastorale vocazionale. «Il farsi di una vocazione – dice – è un tema che mi ha sempre affascinato.
È bellissimo vedere un adolescente trovare la propria missione, diventare il meglio di sé stesso.
Devo dire che i parroci hanno accolto con entusiasmo questa proposta e nella Casa di Zaccheo cerchiamo di costruire questa fraternità giorno per giorno». La speranza, chiosa con un sorriso Miriam, è che la quotidianità operosa nello studio e nel lavoro aiuti ciascuno di loro «a prendere con piena consapevolezza le decisioni importanti che l’età adulta esige».
(di Manuela Borraccino – foto gentilmente concesse da don Piergiorgio Fiori)