26 Luglio 2024

Di fronte al mare del Salento, la pace non è un’utopia

Due gruppi di ragazzi ucraini, accompagnati da educatrici e mediatrici linguistiche, sono stati generosamente accolti dalla diocesi di Ugento - Santa Maria di Leuca, condividendo coi ragazzi pugliesi le emozioni e la serenità del Grest, in un clima di reciproco arricchimento e profonda comunione. Perché la pace non si costruisce solo con le buone intenzioni, ma coi fatti concreti.

Profumi e sapori di un’estate solidale, tra mare, escursioni, oratorio, serate ludico-gastronomiche, feste in spiaggia. Perché Insieme è più bello ed è il motto delle Vacanze solidali promosse dalla diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca su invito di Caritas Italiana.
Due gruppi di minori ucraini , infatti, in periodi diversi hanno trascorso in Puglia un soggiorno estivo, accompagnati dalle rispettive educatrici, ospiti nell’Oratorio Oasi del Bello LuciPerti di Tiggiano (LE), dove si sono uniti ai ragazzi dei Grest delle comunità parrocchiali diocesane. Il primo gruppo di 42 ragazzi, di età compresa tra i 10 e i 17 anni, è stato accolto con 8 accompagnatrici provenienti dalla città di Nikopol, a 7 km dalla centrale nucleare ucraina di Zaporižžja, da tutti i sindaci dell’Unione degli 11 Comuni Terra di Leuca, di quelli ricadenti nel territorio diocesano e dal presidente della Provincia di Lecce.
Don Giovanni Leo, parroco di S. Giovanni a Morciano di Leuca, è entusiasta di tutta l’organizzazione e dell’accoglienza riservata. E soprattutto della giornata trascorsa in barca in un clima di assoluta spensieratezza. “Non è solo il buon cuore che deve farsi motore propulsore delle nostre azioni, ma un’intera comunità che deve stringersi intorno alla tragedia di un popolo”- afferma. Il sindaco di Morciano, Lorenzo Ricchiuti, aggiunge con soddisfazione che si è rimessa in moto la macchina degli inizi, quando era scoppiata la guerra: “Questo è un conflitto che coinvolge l’Europa – ha detto – e abbiamo il dovere di occuparci anche dei soggetti più fragili, minori e anziani” .

A farci da interprete e traduttrice è Kalita Tetiana, 46 anni, ucraina e mediatrice linguistica, da due anni in Italia. Molto generosa e disponibile, con la sua auto è sempre pronta ad accompagnare chi ne ha bisogno ma anche in cucina si fa garante che tutto vada per il meglio, conoscendo abitudini e gusti degli ospiti.

Vito Ferraro, referente Coop Ipad Mediterranean che ospita i ragazzi nell’Ostello don Tonino Bello di Tiggiano, collaboratore Caritas, è felice di cucinare per loro e di occuparsi della logistica. “Siamo stati ispirati – racconta – dalle varie attività del Grest estivo per programmare la giornata con i ragazzi ucraini. Loro vivono tutti gli spazi, dai campetti da gioco al salone delle feste. Stanno assaporando il gusto della libertà, stanno vivendo altre modalità di stare insieme; a Lecce avevamo pianificato una visita culturale, invece loro hanno chiesto semplicemente di fare shopping, nella classica consuetudine cittadina di una città di 140mila abitanti come Nikopol. A livello personale sono molto arricchito: basta poco per essere felici, e lo si evince dagli occhi di questi ragazzi. Donare loro tempo e disponibilità è un grande regalo innanzitutto a noi stessi”.

Olga, direttrice di una scuola d’arte a Nikopol, è felice di accompagnare il gruppo. “Tanti di loro – esclama – non hanno mai visto il mare, viaggiano per la prima volta, o forse non viaggeranno più. Hanno parenti sotto le bombe, Kira ha visto un’esplosione accanto alla sua abitazione che ha costretto tutti ad evacuare. Karina ha ospitato un suo amico con tutta la famiglia, dopo che la palazzina era stata distrutta. Abbiamo affrontato 60 ore di viaggio per raggiungere il Salento – continua Olga – mentre continuavamo a sentire le bombe che scoppiavano a distanza; cambiando bus, treni e aereo, con attese estenuanti, a volte senza mangiare, siamo giunti a Tiggiano stremati e affamati, in piena notte. Questi ragazzi sono studenti modello – conclude Olga -: studiano canto, danza, musica, ma hanno il terrore di rientrare, con la paura di non riuscire più a godere quelle ore di serenità e divertimento con i loro coetanei italiani”.

“Quando siamo stati in piscina a Montesano – racconta Gloria – mentre giocavo ho visto un drone e mi sono spaventata perché ho pensato subito ad un bombardamento. Noi tutti pietrificati, finché la ripresa non è cessata; esattamente come quando, nell’escursione in barca con partenza da Torre Vado nelle grotte di Leuca, abbiamo visto una bandiera russa”.

Artem, 14 anni, è rimasto colpito dal calore italiano, anzi inizialmente ne ha quasi avuto paura. “Non possiamo contraccambiare – sostiene – allo stesso modo, per quanto desideriamo la pace, le nostre nazioni hanno una storia differente, non possiamo donare tanta fiducia, cuore e amicizia, ma possiamo portare questo bene ricevuto nella nostra terra, e diffonderlo”. È bello percepire tanta apertura; i ragazzi comunicano in inglese, ma soprattutto comunicano con i gesti, con le immagini, i disegni. Masha, 11 anni, confessa di aver avuto paura perfino dei fuochi d’artificio, perché ogni rumore li disorienta. I ragazzi ucraini abituati alla grande città, alle strade dritte e larghe, sono anche stupiti delle vie strettissime del Salento, di curve, di salite e discese improvvise. E della pace che attraversa tanti paesini, dove a parlare sono i monumenti, le viuzze, la natura, gli odori della cucina tradizionale, gli anziani incuriositi.

“Nella piscina naturale di Marina Serra – riprende Olga – giocano, suonano, si cimentano con la pizzica salentina e con nuovi strumenti, come tamburi e sax”. 
“Noi eravamo abituati al coprifuoco – aggiunge Sviatoslav, quasi incredulo – mentre qui la vita comincia alle 22 e a quell’ora si va a ballare in spiaggia. Eravamo abituati a fare i turni per la luce, mentre qui abbiamo la luce anche sul pullman”.

Don Lucio Ciardo, direttore della Caritas diocesana, con il furgoncino si sposta da un paese all’altro della diocesi per assicurare la massima ospitalità e attenzione ai dettagli: dai pasti alle uscite, gioca con loro, con quello spirito ecumenico che mette insieme ortodossi e cattolici. Ed è quello che ha animato, alla fine, la preghiera per la pace insieme al Vescovo. Pace invocata per il popolo ucraino, i governanti, le chiese cristiane, gli sfollati e i profughi, i bambini, gli orfani di guerra e tutti i morti in guerra. E per tutti gli uomini di buona volontà, perché si vinca l’indifferenza e si sproni ad un maggior impegno comune.
“Del resto – ha ricordato proprio il vescovo Vito Angiuli – il nostro è solo un piccolo gesto di attenzione, fatti che traducono parole di vicinanza a chi sta vivendo la tragedia della guerra, un piccolo barlume di speranza che vogliamo rinsaldare attraverso il contatto, da portare alle loro famiglie, perché la pace non sia solo invocata ma realizzata. La preghiera è l’arma che può cambiare lo status quo, è la risposta della Fede per trovare vie di dialogo”. Don Fabrizio Gallo, direttore dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo,  ha concluso: “perché questa nostra testimonianza vissuta di pace e preghiera ecumenica, nell’aria serena del Salento, sia di buon auspicio per porre fine ad ogni violenza”.  

testo e foto di Sabina Leonetti (alcune foto sono state gentilmente concesse da don Lucio Ciardo)

26 Luglio 2024
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