Dal carcere, le ostie della speranza
Semi di speranza nel carcere di Vallo della Lucania. Un laboratorio di ostie intitolato a Carlo Acutis offre ai detenuti un’opportunità di lavoro, ma soprattutto di riscatto e redenzione. "Pane quotidiano" è il nome del progetto che, in occasione del Giubileo, ha raggiunto perfino le celebrazioni giubilari romane. Il racconto di don Pino Sette e don Marco Polito.
Una volta era un convento, oggi in quelle stanze si producono ostie, ma la singolarità è che adesso è un carcere. A Vallo della Lucania, cittadina del salernitano dove oltre al penitenziario, il tribunale e le scuole donano un’aria di vivacità, il progetto delle ostie preparate in galera è un segno giubilare forte, anche perché a realizzarle sono i detenuti della casa circondariale che hanno commesso reati di natura sessuale.
Dignità ritrovata
“Per noi significa offrire l’opportunità di un cammino di conversione, nel recupero della dignità e dell’autonomia della persona”, chiarisce subito don Pino Sette, da poco condirettore della Caritas diocesana. Siamo in un’area interna della Campania, dove il penitenziario destinato ai condannati per reati sessuali, ospita il progetto sociale sostenuto da due diocesi: Vallo della Lucania e Teggiano–Policastro, dalle relative Caritas con il contributo dell’8xmille.
“Lo scopo non è solo la produzione delle ostie per la celebrazione eucaristica ma la valorizzazione della persona”, spiega il sacerdote, mentre dall’ufficio della Caritas situato nei locali del seminario vallese, coordina le attività della giornata. Il tema è certamente delicato per la tipologia dei reati commessi contro le donne, eppure la misericordia divina può arrivare anche qui, con un cammino che passa attraverso un progetto di rinascita.
“Il carcere Alfredo Paragano ospita una quarantina di persone che, scontando i crimini commessi, si trovano a fare i conti anche col pregiudizio che si aggiunge alla pena” – continua don Pino. “In fondo questo laboratorio – ribadisce – è il tentativo di far sentire la carezza di Dio attraverso un segno concreto che diventa, in questo anno di grazia, una porta aperta sulla speranza”.
Il 30 novembre a Vallo della Lucania è partita la produzione delle ostie; nella stessa giornata la presentazione del progetto, promossa dalle Caritas e tenuta nell’auditorium diocesano, ha raccolto la testimonianza dei due vescovi che hanno accolto l’iniziativa. Monsignor Vincenzo Calvosa e padre Antonio De Luca, pastori rispettivamente di Vallo della Lucania e Teggiano-Policastro, hanno accompagnato un’opportunità diretta agli ultimi, a coloro che spesso non vengono considerati, ma che la Chiesa non abbandona, come ricorda don Martino De Pasquale, direttore della Caritas di Teggiano-Policastro.
Nel nome di Carlo Acutis
“Il progetto arriva da lontano, è un’idea che ho maturato sin dalla mia esperienza lavorativa in Sardegna, tra il 2017 e il 2019, alla direzione della Casa di Reclusione di Tempio Pausania, per concretizzarsi, quasi come un evento del tutto naturale, presso la Casa Circondariale di Vallo della Lucania”. Caterina Sergio, direttrice del carcere di Vallo della Lucania, svela come nasce il laboratorio delle ostie “Pane quotidiano” nel carcere vallese e perché è intitolato a Carlo Acutis.
“La conoscenza della figura di Carlo Acutis è stata del tutto casuale, avvenuta attraverso una immaginetta che mi sono ritrovata fra le mani nel gennaio del 2020” – continua la direttrice -. Parte da lì l’ispirazione di dedicare il laboratorio a lui, un lavoro frutto di sacrificio e tante sinergie che ricorda chi, grazie all’Eucaristia, ha intrapreso un cammino di santità. “Nel tempo del Giubileo questo segno apre alla speranza”, sottolinea la Sergio, inserendo l’iniziativa in una prospettiva di valorizzazione della persona attraverso il lavoro, nel lungo percorso di cambiamento e di riscatto”. Anche il carcere cilentano rinnova l’invito alla santità, quell’autostrada verso il cielo che indicava il beato Carlo Acutis, giovane innamorato di Dio che diventerà santo il 27 aprile. “Confidate nella misericordia di Dio. Ognuno di noi è peccatore ma è speciale ed unico e quotidianamente è chiamato a seguire la strada della santità”, è il cuore del videomessaggio per la presentazione del progetto che la mamma di Carlo, Antonia Salzano, ha inviato, invitando tutti alla conversione.
“Nella nostra diocesi ha avuto inizio un progetto carico di attese emotive e spirituali soprattutto per i detenuti coinvolti; acqua e farina che nel memoriale eucaristico diventano corpo e sangue di Gesù”. Don Marco Polito, cappellano del carcere, commenta il lavoro intenso che ha visto la chiesa locale e le istituzioni camminare insieme. In questi mesi tante sono state le richieste per l’acquisto delle particole, non ultima quella di papa Francesco. “Nel progetto si riscontra non solo l’impegno pratico e manuale dei detenuti ma anche un coinvolgimento nel puro spirito evangelico, ricordando le parole di Gesù: non sono venuto per i sani ma per gli ammalati”, afferma il sacerdote.
I carcerati, assunti dopo un corso di preparazione dalla cooperativa “Al Tuo fianco”, hanno un regolare contratto che gli permette di continuare a provvedere alle proprie famiglie. Al momento lavorano due persone, prossimamente saranno inseriti altri due uomini. Il progetto sta riservando evoluzioni impreviste: le ostie prodotte, dopo le chiese locali stanno raggiungendo le celebrazioni del Giubileo a Roma, un cammino per rialzarsi che vuole accogliere proprio tutti.
(di Nicola Nicoletti – foto gentilmente concesse da don Pino Sette)