«Una provocazione frutto dell’emergenza coronavirus »: così don Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità a Napoli, racconta l’iniziativa del “tampone sospeso”, cioè donato a chi non può permetterselo, partita lo scorso novembre. Una macchina della solidarietà che è riuscita, anche grazie a medici e professionisti volontari, nell’obiettivo di allestire un vero laboratorio di screening all’interno della basilica parrocchiale di San Severo. «In quel momento – racconta il sacerdote – era urgente un’attività di profilassi nel rione, tra i più densamente popolati di Napoli. Così abbiamo liberato dai banchi l’interno della chiesa. E abbiamo assicurato il tampone, gratuito per i cittadini segnalati dalla rete Caritas, o al costo calmierato di 18 euro per tutti gli altri. Dall’inizio della mappatura abbiamo effettuato migliaia di tamponi e seguito, con la nostra rete, 220 famiglie». L’iniziativa della Chiesa non poteva riuscire senza i giovani. Lo spiega bene Mario Donatiello, socio della Fondazione San Gennaro (che riunisce cittadini, parrocchie e sacerdoti di Napoli) e volontario in prima linea: «Non sempre le famiglie in cui si temeva che qualcuno avesse contratto il coronavirus potevano permettersi di pagare 4 o 5 tamponi, con rischi per l’intera comunità. Così singoli cittadini si sono sottoposti allo screening e hanno donato il test per chi non poteva permetterselo».
DALLA REALTA': don Antonio Loffredo
DALLA REALTA': il Rione Sanità
DALLA REALTA': attività solidali nella chiesa del rione
DALLA REALTA': le catacombe di san Gennaro, rese nuovamente accessibili
DALLA REALTA': i ragazzi della Sanità che ora lavorano alle catacombe
DALLA REALTA': i ragazzi di don Antonio Loffredo
Particolarmente simbolica la scelta di avviare il progetto in un luogo di culto, la spettacolare basilica cinquecentesca di San Severo, carica di storia e recentemente riaperta dopo anni di abbandono, grazie ad un restauro (finanziato anche dall’8xmille con 60 mila euro) che ha riguardato soprattutto la cupola e la facciata. Con la riapertura al pubblico nel 2017, anche la piazzetta antistante la chiesa ha ripreso vita ed è crocevia di progetti culturali e sociali per i cittadini. «Chi conosce il territorio – spiega Donatiello – sa che il rione Sanità non si presta a uno screening di massa come quello nei drive-in, perché il quartiere (32 mila abitanti in meno di 2 chilometri quadrati, ndr) ha forti problemi di viabilità. Immaginare di portare un laboratorio tra le persone e non le persone in un laboratorio è stata una scelta naturale per limitare gli spostamenti in questo periodo così complicato». E aggiunge: «La Chiesa è da sempre la più vicina ai poveri. Abbiamo aperto ancora di più le sue porte».
Gli ultimi continuano a essere monitorati e protetti grazie a don Loffredo e ai suoi ragazzi. «Abbiamo mantenuto il tampone come strumento di monitoraggio per i 120 senza dimora accolti dal centro “La Tenda”, fondato nel rione da don Antonio Vitiello, oltre che per i 50 senzatetto che alloggiano all’Istituto “La Palma” e per gli operatori che lavorano a contatto con i bambini», spiega il sacerdote.
La provocazione del “tampone sospeso” è solo la più recente di una rete di attività-segno volute da don Loffredo e dai suoi giovani ‘per portare i pesi gli uni degli altri’ in questi mesi difficili. La stima verso di loro è nella risposta corale del territorio: “Da marzo scorso abbiamo raccolto quasi 260 mila euro per sostenere le famiglie in difficoltà del rione – dice il parroco – Con le Catacombe di San Gennaro chiuse, i 40 ragazzi che vi lavorano si sono trovati senza lavoro. Hanno allora messo a disposizione l’info-point della biglietteria come sito di stoccaggio di beni di prima necessità». Beni che, come spiega Mario Donatiello, «sono stati portati a chi ne aveva bisogno. Non abbiamo consegnato pacchi alimentari standard, ma spese calibrate su numero e composizione di ogni famiglia». All’interno, tra i beni donati, è stato incluso anche un libro, su iniziativa di Patrizia Martinez, referente della Biblioteca per bambini della Fondazione San Gennaro: «nel periodo di Natale – spiega lei stessa – abbiamo regalato 600 libri, accompagnati da un messaggio personale per ogni piccolo lettore».
Discorso analogo per le card spesa. «Grazie alla sinergia tra Rete Commercianti e Fondazione San Gennaro – continua Donatiello – abbiamo stampato banconote da 5 Euro chiamate “card San Gennaro”, usate da 200 famiglie per comprare beni di prima necessità e farmaci».
E per il futuro? «Stiamo lavorando al progetto “Luce” per la riqualifica di chiese abbandonate», spiega Donatiello. E conclude: «Vogliamo riattivare una parte di rione Sanità che è rimasta fin troppo ferma, per poi accendere i motori il giorno in cui si tornerà alla normalità».
(testo di Michela Curcio – foto di Francesco Natale)