Come nasce una campana? Una risposta da Agnone
Della fonderia Marinelli di Agnone ci sono notizie fin dal XIV secolo e dal 1924 può fregiarsi del titolo di "pontificia", grazie a Papa Pio XI. A loro abbiamo chiesto di accompagnarci nella scoperta del meraviglioso mondo delle campane: come nascono, come si trasportano, come si usano nel mondo.Le campane del mondo provengono dal Molise. Ogni anno ad Agnone, un paesino di 5mila abitanti in provincia di Isernia, la Pontificia Fonderia Marinelli fabbrica oltre una quarantina di campane l’anno, che vengono spedite, oltre che in Italia e in Vaticano, anche in Paesi lontani, come India, Repubblica Centroafricana e Bahamas. “In questi casi effettuiamo un trasporto speciale, che avviene o via cargo o via aereo. Nei Paesi africani arriviamo nelle aree più vicine, mentre per quanto riguarda l’America, giungiamo direttamente a destinazione”, racconta Armando Marinelli, uno dei titolari della Fonderia. “Il nostro metodo di lavorazione è come quello dei nostri padri. Impieghiamo 3 mesi, ma fabbrichiamo tutte le campane quasi allo stesso modo. Ogni fonderia ha un suo stampo, che rende il prodotto unico, ma il procedimento è simile: si costruisce prima l’anima, il profilo interno della campana, che è fatta di argilla; sopra una “falsa campana”, sempre di argilla, che ricorda la reale in tutto e per tutto, a cui si fa seguire una terza stratificazione, che protegge le prime due, chiamata mantello. Dopo aver cotto l’argilla interna ed eliminato la “falsa campana”, il prodotto è finito”, evidenzia Marinelli.
La differenza
Possono sembrare uguali, ma ogni campana è differente dall’altra. “Quelle più piccole pesano 80 chili mentre le più grandi anche oltre 20 tonnellate”, afferma il titolare della Fonderia. Chi costruisce campane che vanno in tutto il mondo sa bene come le tendenze cambino il suono. “Al Nord sta tornando di moda il suono manuale delle campane che ha permesso di riscoprire suoni diversi, visto che ogni campana è unica ed esegue la scala in modo diverso. Ad esempio, a Milano il suono cambia rispetto a quello di Roma: al Nord la campana ruota su se stessa per suonare ma serve un battaglio più piccolo, rispetto a quello che noi montiamo per i prodotti che vanno nel Centro-Sud Italia, perché la tipologia di movimento lo porterebbe a rompere la campana. In questo modo, però, ci sono anche meno rintocchi e il suono è meno grave rispetto a quello delle campane romane, dove invece è ripetuto”, sottolinea Armando. E se la campana si rompe? “In quel caso bisogna fare attenzione, perché le crepe possono avere esiti imprevedibili. Si nota subito il suono diverso, a coccio: tuttavia la riparazione può essere rischiosa e non durare nemmeno”, avvisa Marinelli.
Un termometro della fede
Le maggiori richieste arrivano ovviamente dalle parrocchie e anche dalla Santa Sede. “Le campane sono un po’ come un termometro della fede: quanto più sale il trasporto, maggiore è la richiesta. Abbiamo una storia antichissima alle spalle ma soltanto dal 1924, grazie a Papa Pio XI che volle premiare il mio bisnonno Pasquale, può fregiarsi del titolo di Pontificia Fonderia. Un privilegio che celebreremo il prossimo anno”, racconta Armando. Il corso degli eventi sembra essere cambiato negli ultimi anni: “Rispetto a quando sono entrato in fonderia, circa 40 anni fa, la richiesta è calata e non si chiedono più grandi campane, ma piccole, per poter essere più facilmente azionate in modo elettrico. La nostra speranza è quella di non dover abbandonare la nostra attività principale: sappiamo però che le chiese ci chiedono campane se hanno contributi sufficienti o abbastanza offerte da parte dei fedeli”, sottolinea il titolare. Le prime notizie sulla Fonderia risalgono al 1339, quando un antenato di Armando, Nicodemo Marinelli, costruì una campana per una chiesa nella zona di Frosinone. “Abbiamo un rapporto secolare con il Vaticano: su loro richiesta abbiamo costruito tante campane, da quella di Pompei all’abbazia di Montecassino, dopo la Seconda guerra mondiale, per poi proseguire alle campane delle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le Mura volute da Giovanni XXIII”, ricorda Armando. Il ricordo più importante è quello di Giovanni Paolo II. “Come dimenticarlo: mio padre e mio zio lo andarono a trovare dopo l’elezione e lui stesso venne nel 1995 a trovarci qui in Fonderia e usò parole bellissime:
“Ognuno di noi ha una piccola campana dentro di sé; si chiama cuore e non deve mai smettere di battere”.
In quell’occasione nacque anche la campana del Giubileo, una delle campane più grandi mai costruite. “Sua Santità come deve essere la campana per il Giubileo del 2000?”, chiese mio zio. “Grande Giubileo, grande campana”, disse papa Woytjla. Costruimmo una campana di 2 metri di diametro”, ricorda il titolare della Fonderia. Un vero record: sono pochissime le campane nel mondo più grandi di questa. “Oggi però abbiamo anche un’importante parte artistica e scultorea. E poi c’è il Museo della Campana, dedicato a Giovanni Paolo II: all’interno sono presenti oltre mille antiche campane e sta avendo un crescente successo: nell’estate 2021 abbiamo registrato migliaia di presenze. Sono tantissime anche le scuole, che vengono al Museo e alla Fonderia in orari prestabiliti e con visite guidate, così da non interrompere troppo il lavoro”.
(di Lucio Palmisano – foto gentilmente concesse dalla fonderia Marinelli)
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