Cisliano: un covo della mafia restituito al bene comune
Questo è la Libera Masseria, grazie soprattutto al lavoro di don Massimo Mapelli. Un luogo in cui si decidevano le strategie criminali del clan e dove si compivano violenze che si è trasformato grazie al lavoro della Caritas, dell'associazione Libera, della onlus Una Casa Anche Per Te e dei volontari, in un bene a disposizione dell'intera comunità.“Da questa esperienza ho imparato che il mondo bisogna guardarlo dalla prospettiva delle vittime”. Don Massimo Mapelli, 52 anni, lecchese di Merate, parla così di uno degli insegnamenti che ha appreso durante il suo impegno alla Libera Masseria di Cisliano, paese a sud-ovest di Milano, sorta su un bene confiscato alla ‘ndrangheta.
Una nuova vita, quella del complesso di 10mila metri quadrati sequestrato alla famiglia Valle a seguito dell’operazione “Crimine Infinito”, cominciata quasi dieci anni fa.
“Tutto è iniziato nel 2015 per volontà della società civile – ricorda don Massimo, insignito nel 2024 del titolo di Cavaliere della Repubblica – c’era questo bene abbandonato e noi ci siamo entrati senza aspettare le istituzioni, che poi ci hanno sostenuto, perché era un peccato che venisse rovinato e che non fosse utilizzato. Abbiamo ottenuto prima l’assegnazione provvisoria nel 2015 e poi quella definitiva nel 2021”.
Voglia di riscatto
Un luogo in cui si decidevano le strategie criminali del clan e dove si compivano violenze che si è trasformato grazie al lavoro della Caritas, dell’associazione Libera, della onlus Una Casa Anche Per Te e dei volontari, in un bene a disposizione dell’intera comunità. “All’interno della Libera Masseria – spiega don Mapelli, responsabile della Caritas ambrosiana nella zona pastorale VI – ospitiamo in collaborazione con i servizi sociali alcune persone, famiglie o singoli in condizioni di necessità, siamo sede di eventi sul tema delle mafie e della legalità, organizziamo campi di lavoro, oltre ad accogliere scuole, gruppi, oratori che vogliono conoscere la storia di questa struttura e che vogliono lavorare su alcune tematiche”. Una struttura, la Libera Masseria, dove si accoglie e si educa, soprattutto i giovani. “Stando a contatto con loro – riprende il sacerdote – ho speranza, perché i ragazzi e le ragazze hanno entusiasmo, voglia di riscatto e di cambiare le cose. La formazione è fondamentale, perché è vero che il territorio a sud ovest di Milano è colonizzato dalle organizzazioni criminali, ma anche da “forze buone” con la Chiesa, che quando è capace di fare rete, riesce a essere un soggetto centrale che coagula intorno a sé persone di provenienze diverse ma che condividono dei valori comuni”. Tra chi è di casa alla Libera Masseria c’è Giovanni Balestreri, 50 anni, che lavora insieme al sacerdote di origine lecchese. “L’ho conosciuto dopo essere tornato da un’esperienza di missione in Perù – ricorda l’uomo che insieme alla moglie e ai suoi tre figli è una delle famiglie missionarie a “chilometro zero” della Diocesi di Milano – perché sono stato assegnato per un impiego part time alla Caritas ambrosiana della zona pastorale VI”. All’interno di questo contesto Giovanni ha cominciato a occuparsi della Masseria. “Prima non avevo mai affrontato i temi della legalità – dice Balestreri, di formazione educatore – ma dico spesso che fortunatamente mi è capitato. Mi sta permettendo di fare e di vedere il mondo da un’altra prospettiva”. Un’esperienza da cui Giovanni ha imparato molto. “Se dovessi sintetizzare con una parola cosa mi ha insegnato l’esperienza di Cisliano – spiega il “missionario a chilometro zero” – direi impegno, perché mi ha fatto capire che bisogna cambiare il luogo in cui si vive, non fare lo spettatore”.
Innanzitutto l’accoglienza
Una struttura, la Libera Masseria, dove Giovanni, insieme a don Massimo e ai volontari, si occupa prima di tutto dell’accoglienza. “Ci sono quattro appartamenti – racconta – nei quali ospitiamo sia famiglie (anche numerose, perché le stanze sono grandi) che persone sole. Noi lavoriamo sempre in sinergia con i servizi sociali, sono loro a segnalarci chi ha bisogno”. In più c’è la parte educativa e informativa. “Quando un gruppo ci chiede di poter venire qui – prosegue Giovanni – noi, insieme a loro, cerchiamo di costruire il percorso migliore. C’è chi vuole conoscere la storia della Libera Masseria, c’è chi vuole avvicinarsi ad alcune tematiche, altri invece che vogliono lavorare su un aspetto specifico”.
Un modo di aprirsi al mondo, quello della Libera Masseria, che è anche il suo punto di forza. “Le nostre proposte – dice Giovanni – non sono rivolte a uno specifico segmento ma quando si crea un evento è aperto a tutti. Chi vuole porta il suo contributo, la sua storia, le sue capacità”. Un approccio aperto e cooperativo, in cui l’obiettivo è far passare un messaggio chiaro. “La legalità – conclude Balestreri – riguarda tutti e ognuno è chiamato a fare la differenza, nel luogo e nel contesto in cui vive, a scuola, all’oratorio, nello sport”.
La strada della “Libera Masseria” di Cisliano non è ancora finita. “Abbiamo un progetto firmato da Stefano Boeri – dice don Massimo Mapelli – e la Regione Lombardia ha sbloccato i primi fondi. Mentre continuiamo le nostre attività sono partiti i lavori: noi vorremmo riaprire il ristorante, la piscina, per cercare di creare opportunità di lavoro sano, in un luogo dove prima alle persone erano state rubate delle possibilità”. Un cammino, dove don Massimo, Giovanni e i volontari camminano al fianco dei poveri e delle vittime.
(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse dalla Libera Masseria)