28 Ottobre 2024

Catania: nel quartiere più degradato, la comunità c’è

Don Piero Natale Belluso, 39 anni, dal 2022 è parroco al Santissimo Crocifisso della buona morte e a S. Maria degli ammalati e porta avanti moltissime iniziative sociali, coinvolgendo anche le associazioni laicali, gli ortodossi e i musulmani. Ma da oltre cinquant'anni, anche prima di lui, la parrocchia è sempre stata un punto di riferimento essenziale.
Don Piero con un gruppo di scout

San Berillo di Catania, originario di Antiochia, fondatore della comunità cristiana catanese, secondo la tradizione fu il primo vescovo di Catania inviato nella città sicula da San Pietro apostolo in persona. A questo santo martire è dedicato il quartiere omonimo, ubicato nel centro storico di Catania, un tempo densamente abitato e pieno di botteghe artigiane, poi oggetto di uno sventramento iniziato negli anni 50 e mai concluso e oggi spesso denominato anche “a luci rosse”.

 

Il parroco…

Qui opera don Piero Natale Belluso, 39 anni, dal 2022 parroco al Santissimo Crocifisso della Buona morte e a S. Maria degli ammalati. Don Piero succede a don Pippo Gliozzo, oggi novantenne, che nel quartiere ha prestato il suo apostolato e la sua missione per mezzo secolo.
Il giovane parroco, plurilaureato e appassionato di letteratura, cinema, teatro, arte e passeggiate ecologiche, raccontandoci delle sue comunità ci tiene a precisare che la parrocchia del Santissimo Crocifisso non è “tradizionale”, nel senso più comune del termine. “Nel primo anno del mio insediamento – spiega – ho sondato il terreno, ho organizzato un incontro convocando tutte le realtà sia laiche che ecclesiali, associazioni comprese, e questo ha generato la nascita di un osservatorio urbano e di un laboratorio politico all’interno della parrocchia”.
In un’area particolarmente delicata e controversa che, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, è stata sottoposta a una serie di politiche urbanistiche e sociali che ne hanno accentuato le situazioni di fragilità e degrado, tra prostituzione, spaccio, occupazioni abusive e violenza, provocando una ferita aperta nel volto della città e dei suoi abitanti, don Piero ha attivato una rete di supporto che coinvolge le associazioni locali del terzo settore e anche la vicina Chiesa ortodossa e la nutrita comunità musulmana.

… insieme a tanti volontari

Nino Bellìa, 66 anni, docente di lettere in pensione, è inserito in questa parrocchia da quando aveva 18 anni, e fa parte dell’osservatorio urbano. “Don Piero – racconta – si è innestato sull’esperienza precedente di don Pippo di apertura al territorio, con scelte pastorali inedite e originali, che avevano trasformato in giardino quello che poteva sembrare una prigione, come aveva dichiarato lo stesso vescovo Luigi Renna. Il nostro osservatorio riunisce chi è accomunato dagli stessi interessi di riscatto del quartiere, anche se non sempre trova rispondenza nella pubblica amministrazione, talvolta interessata più alla valorizzazione turistica che all’inclusione sociale. Intendiamo creare un tessuto di relazioni che ci permettano di aiutare i giovani. La società sportiva San Berillo calcio, ad esempio, fatta soprattutto da migranti ma aperta a tutti, è stata rilanciata con il contributo del Vescovo già con il covid: si gioca nelle viuzze, con tornei ogni sabato. E sulla stessa linea nascerà una squadra di pallamano con un allenatore africano. La dimensione multietnica sposa quella del dialogo ecumenico e interreligioso, vedendo lavorare insieme cattolici, ortodossi e musulmani. Le attività illegali sono sotto gli occhi di tutti ma una parte degli abitanti chiede una rinascita dal degrado: ponendo rimedio ai danni di una cattiva gestione politica, vogliamo ristrutturare una parte dei locali parrocchiali per rinsaldare una rete di scambio associativo, diventare luogo di inter-cultura, un faro per la città di Catania”.
Don Piero, che tra i molteplici incarichi ricopre anche quello di cappellano della Casa Circondariale – Bicocca a Catania, è anche cappellano della Stazione centrale delle FF.SS. di Catania tanto che, proprio all’interno della stazione, ha organizzato la via Crucis del lavoratore collaborando con la pastorale sociale e del lavoro diocesana, oltre che con la Caritas e con le case famiglia.
Angelo Grasso, avvocato di professione, 56 anni, segretario del Consiglio pastorale diocesano, si occupa di diritto familiare nel Tribunale Etneo, che riunisce i tribunali ecclesiastici di Catania e Caltagirone. “La famiglia è in totale sfacelo – commenta -. Tanti matrimoni falliscono e cercano un’ancora per nuovi percorsi. In questo la parrocchia è atipica, perché vive fuori dal tempio. Siamo passati dai 25mila abitanti degli anni ‘50 ai 6mila abitanti di oggi. Incontriamo anche le prostitute, giovani o meno giovani, vivendo momenti di preghiera e portando il messaggio di speranza del parroco tutti i mercoledì pomeriggio, in un garage adibito a cappella. Il vescovo Luigi ha voluto con loro diverse condivisioni fraterne, perché hanno cicatrici profonde e la carica di amore e dignità va restituita ad ogni creatura di Dio. È bello condividere questa vocazione al donarsi anche con la propria famiglia”.
Elvira Brancè, 44 anni, presta il suo servizio volontario nella Casa della Mercede, onlus della solidarietà, organismo laicale internazionale “Ordine della mercede”, che si occupa di assistenza, formazione, consulenza legale, raccolta fondi, supporto alimentare e personale, lavoro, consulenza medica. “Siamo vicinissimi alla parrocchia – spiega Elvira -. Gli indigenti non sanno neppure dove lavarsi e noi forniamo indumenti, colazioni insieme al Banco Alimentare, una stanza per l’accoglienza e le docce,. E poi un ambulatorio medico, perché spesso queste persone non hanno documenti e non saprebbero dove farsi curare. Tra i nostri volontari ci sono anche avvocati di strada, medici e un farmacista. Ogni settimana raccogliamo cibo da bar, panifici e supermercati (soprattutto per i prodotti prossimi alla scadenza). Assistiamo anche neonati e bambini fino ai 12 anni per una ventina di famiglie in difficoltà. A Natale don Piero apre le porte della chiesa per accogliere i bisognosi con un grande pranzo. E poi feste, giochi natalizi, pizze per bambini italiani e stranieri, un’equipe di catechisti che li educa alla fede”.

“La città – conclude don Piero – è un luogo fortemente dispersivo, ma non dobbiamo scoraggiarci: possiamo condividere le preoccupazioni quotidiane per alleggerire il carico di ognuno. La nostra accoglienza è a 360 gradi, non facciamo discriminazioni di alcun tipo, il nostro culmine resta l’Eucarestia domenicale”.

(di Sabina Leonetti – foto per gentile concessione di don Piero Belluso)

28 Ottobre 2024
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