Cagliari, una comunità in ascolto di chi è in difficoltà
«Avevamo problemi con il mutuo e siamo stati accolti» racconta una coppia. Sono stati 75 nel 2022, per due milioni e mezzo di euro, gli interventi messi a segno dalla Fondazione antiusura Sant’Ignazio de Laconi, braccio della Caritas diocesana di Cagliari, grazie a don Marco Lai e ai suoi collaboratori.«Quello che abbiamo fatto in questi trent’anni è stato cercare di vivere il Vangelo: dare delle risposte al grido di sofferenza che si levava dalle nostre comunità attraverso le richieste di aiuto dei parroci». Don Marco Lai, 64 anni, parroco di Sant’Eulalia, commenta con semplicità il volume delle attività della Caritas diocesana di Cagliari, una delle più articolate d’Italia, che ha diretto dal 1995 al 1997 e che è tornato a dirigere ininterrottamente dal 2004. Sono 22 i Centri di ascolto complessivi, fra quelli diocesani (uno per stranieri, uno per i Rom, uno per i giovani e uno Antiusura) e quelli parrocchiali; una settantina le Caritas parrocchiali su 129 parrocchie (sono 619 in Sardegna). Nell’estesa diocesi del capoluogo dell’Isola, fra città ed entroterra, vive il 33,6% della popolazione della Sardegna (poco più di mezzo milione a fronte di 1,64 milioni secondo dati Istat del 2019) e si registra la più alta densità abitativa dell’Isola (138,6 abitanti per chilometro quadrato a fronte della media regionale di 67,5): secondo l’ultimo rapporto della delegazione regionale Caritas, nel 2020 sono transitati dai Centri di ascolto dell’arcidiocesi cagliaritana i tre quinti (il 60,1%) delle 10.125 persone che hanno chiesto aiuto durante la pandemia.
«Proprio la presenza di così tanti centri di ascolto – spiega don Marco – esprime l’identità di una città che ascolta. Vuol dire che ci sono tanti collaboratori, tanti cittadini che hanno fiducia nella Chiesa e scoprono che nell’accompagnare donne e uomini in difficoltà possono umanizzare la nostra società: e, in quell’umanizzarla, aprire il cuore a Dio».
Così sono nate in questi trent’anni decine di iniziative in co-progettazione con gli enti pubblici e il privato sociale. Dormitori, mense, orti sociali, sistemi di case di accoglienza a bassa soglia per Rom e migranti come strumenti operativi contro la povertà estrema. Ma anche strumenti giuridici come la Fondazione Caritas San Saturnino e di animazione alla testimonianza della carità come gli Osservatori permanenti delle povertà, cooperative di solidarietà sociale, sportelli per il microcredito, l’educazione dei giovani alla mondialità e alla pace, l’attenzione all’economia circolare e di salvaguardia dei territori marginali dell’impresa sociale “Lavoro insieme” e del Progetto Gerrei.
Nel racconto della signora “Marta” poi (si veda il video), uno dei 75 interventi conclusi nel 2021 per un totale di due milioni e mezzo di euro (erano stati 74 nel 2020 per due milioni di euro) dalla Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi, tra le 33 fondazioni che fanno parte della Consulta nazionale Antiusura. «Con il microcredito, il prestito della speranza e l’antiusura – afferma don Marco – la Caritas sperimenta ogni giorno che chi è in difficoltà economica merita fiducia, perché onora gli impegni di restituzione. I rapporti stretti e fiduciali generano processi di comunità».
Come riuscire a mantenere l’identità ecclesiale di così tanti servizi sociali? «Nello svolgimento del mio ruolo – replica don Marco – ho sempre chiesto di mantenere la parrocchia: questo proprio per continuare ad essere radicato non in un ufficio, ma nel territorio locale e nella Chiesa universale che ogni giorno è chiamata a dare testimonianza di vita cristiana. Tutto quello che faccio da sacerdote lo faccio per servire il Vangelo, partendo dagli ultimi. Perciò penso di poter dire che l’identità di Chiesa e il mandato di evangelizzare non ci sia mai sfuggito di mano attraverso i percorsi che la diocesi di Cagliari ha intrapreso in questi anni. Cerchiamo di formare, testimoniare, stimolare una politica che sia realmente al servizio delle persone per una città più bella, più equa, più solidale, in modo da superare le disuguaglianze. Tanti servizi e tante opere segno, in favore dei fratelli più bisognosi, sono stati avviati e sostenuti grazie ad una proficua e duratura co-programmazione: d’altra parte un’opera segno è tale solo se riesce a coinvolgere un’intera comunità: da soli non si va da nessuna parte, dobbiamo costruire reti con le persone, le istituzioni, le categorie professionali. Le mani instancabili di Gesù nel Vangelo sono al centro dell’agire della Chiesa».
(Testo, interviste e produzione del video di Manuela Borraccino – Foto, riprese e montaggio di Davide Toro)