Bologna, Don Matteo Prosperini e un nuovo modello di carità
"Il Fondo San Petronio è nato per aiutare chi, per l’emergenza Covid, ha perso il lavoro o ha visto ridursi significativamente la sua attività” spiega don Matteo Prosperini, direttore della Caritas di Bologna. Voluto dal card. Zuppi, è stato finanziato dall’Arcidiocesi con un milione di euro.“Se una crisi inedita disegna nuovi profili di povertà, allora anche la carità va ripensata. Il Fondo San Petronio (FSP) nasce per aiutare chi, per l’emergenza Covid, ha perso il lavoro o ha visto ridursi significativamente la sua attività” spiega don Matteo Prosperini, direttore della Caritas di Bologna. Cambiano i poveri e cambia il tipo di aiuto. “Mentre accompagniamo come sempre i più fragili e l’utenza ordinaria in un cammino di sostegno, ai nuovi vulnerabili diamo risorse immediate, sul conto corrente, per rimettersi in moto e scongiurare il pericolo che vadano ad ingrossare le fila della fragilità”. Voluto dal cardinale Matteo Maria Zuppi e finanziato dall’Arcidiocesi di Bologna con un milione di euro, all’FSP “sono arrivate oltre 2.300 domande, di cui più di 500 risultate idonee.
Abbiamo già consegnato i primi assegni, tra 400 e 800 euro al mese
(in base alla condizione di singolo, coppia e al numero di figli), reiterabili fino a tre volte”.
“È stata dura restare chiusi due mesi e mezzo –racconta Cinzia, parrucchiera – e alla riapertura si sono aggiunti i costi della sanificazione del locale. Sola con due figli, il Fondo mi ha dato la concreta possibilità di fare la spesa, senza non so come avrei fatto”. Tra le domande accolte anche quella di Maria, originaria dell’Iran, che con il fratello ripara biciclette e potrà far fronte ad affitti e scadenze. “Oltre alle bollette arretrate -afferma Paolo, pizzaiolo-
ho pagato il dentista per mia figlia.
Ringrazio di cuore la Provvidenza e chi ci ha aiutato”. Ma urge un cambiamento di mentalità. “La carità – osserva don Matteo – è sempre stata interpretata come l’aiuto del ricco al povero, una donazione del superfluo, mentre le operatrici dell’FSP si sono trovate spesso di fronte persone come loro, con richieste che faremmo pure noi se ci trovassimo improvvisamente in rosso, come un tablet per i figli o la spesa. Si impone dunque una riflessione: oggi aiutare significa fondamentalmente condividere”. L’FSP, aggiunge il sacerdote, 43 anni, approdato alla vita consacrata sull’esempio di tanti preti instancabili nell’aiutare il prossimo, “è uno strumento pastorale perché ha creato una rete tra parroci e Caritas”. Sullo sfondo, il sostegno dell’8xmille, “risorsa che ci dà la possibilità di fare progetti a lungo termine”.
(Daniela De Vecchis)