Benvenuti a Cadeo, pellegrini: una comunità con le porte aperte
Centinaia i pellegrini della via Francigena accolti negli ultimi tre anni nell''Ospitale Ca' Dei', una struttura sistemata grazie alla determinazione del parroco, don Umberto Ciullo, e all'impegno di un gruppo di volontari come Antonio. E anche il territorio ne ha tratto una salutare iniezione di fiducia.Un filo che si riannoda, dopo 900 anni. È quello che lega Cadeo, comune della provincia di Piacenza, l’accoglienza e la via Francigena, l’insieme di strade che principalmente dalla Francia portavano i pellegrini verso Roma e verso il sud Italia. Nel 2020 infatti nel piccolo centro emiliano, circa 6mila abitanti, è stato aperto “Ospitale Ca’ Dei”, ostello riservato a chi a piedi o in bicicletta, percorre la “via francese”. Una struttura, le cui origini affondano nelle attività delle comunità locali. “Nel 2019 – spiega don Umberto Ciullo, parroco del Santuario della Beata Vergine del Carmelo in Roveleto, una delle frazioni del paese – siamo andati con un gruppo di adolescenti di 15-16 anni a percorrere il tratto della via Francigena che va da Siena a Viterbo. L’esperienza ci è così piaciuta, che ci siamo detti:
perché non risistemare la canonica che non era utilizzata e usarla per accogliere i pellegrini che passavano per il nostro paese?”.
“Abbiamo fatto qualche piccolo lavoro – prosegue il sacerdote, 55 anni a luglio, originario della provincia di Milano e che svolge la sua missione anche nelle comunità di S. Pietro Apostolo in Cadeo e del Santissimo Salvatore in Fontana Fredda – ci siamo messi poi a cercare un gruppo di persone che potesse aiutarle a gestirlo, che se ne occupa tutt’ora”.
Tra loro c’è Antonio Rocca, 53 anni. “Da più di un decennio – dice l’uomo, ciociaro d’origine – faccio attività di volontariato in parrocchia e nel 2019 ho accompagnato, insieme ad altri adulti, i ragazzi nel loro primo viaggio su un cammino. Dopo quell’esperienza, don Umberto ha chiesto a me e ad altri volontari se volessimo impegnarci nel progetto di creare un ostello per pellegrini”. “Il nostro compito – racconta Antonio, padre di tre figli – è stato quello di pulire, allestire, preparare lo spazio, lavorando anche su tutto quello che c’era intorno, per esempio la creazione di una pagina web”. Grazie al tempo e alla dedizione di Antonio e degli altri volontari è stato creato un ostello da nove posti, in cui si può alloggiare dopo aver prenotato e solo con la “Credenziale”, il documento che attesta che le persone stanno compiendo un pellegrinaggio. “Se una persona vuole fermarsi a Cadeo – racconta Rocca – può andare sul sito della via Francigena, cercandoci nella sezione “Accoglienza” o utilizzare l’applicazione. Lì trova un numero, che è quello di un altro volontario, dove può prenotare e chiedere qualunque tipo di informazione. Quando arriva il pellegrino può richiedere le chiavi al bar-ristorante che si trova vicino alla canonica e che propone un menù del pellegrino. Noi siamo a loro disposizione per mostrargli cosa offre il territorio”.
Un’accoglienza semplice, a cui si aggiungono alcune proposte per coinvolgere le persone che arrivano. “Don Umberto – dice il volontario – organizza delle iniziative culturali, incontri o dibattiti e l’invito è sempre esteso anche ai pellegrini”. Per Antonio accogliere ha sempre un significato speciale. “Quando nel 2019 – ricorda – abbiamo fatto quel primo pezzo di cammino verso Viterbo mi sono accorto di quanto fosse importante trovare qualcuno che ti ascolti, ti dia una mano, ti accolga. E ora cerco di farlo io, immedesimandomi nell’altro”. Un “altro”, magari arrivato da lontano, con cui spesso ci si accorge si vorrebbe passare più tempo. “Recentemente – dice Antonio Rocca – è arrivato un pellegrino che non avevamo potuto accogliere la sera precedente. La mattina dopo l’abbiamo visto al santuario e ci siamo fermati a parlare. Abbiamo scoperto tante cose in comune e abbiamo avuto il rammarico di non averlo incontrato prima”.
Con questo spirito, l’ostello, aperto nell’estate 2020 dopo la prima ondata della pandemia, ha accolto in questi tre anni centinaia di pellegrini. “Nel primo anno – racconta don Umberto Ciullo – abbiamo avuto 120-130 ospiti, complice la chiusura dell’ostello di Fiorenzuola. Ora il volume è diminuito, anche se nelle prossime settimane saremo al completo perché sosterà da noi un gruppo. Arrivano soprattutto persone che viaggiano in bicicletta, perché a piedi fermarsi a Cadeo risulta un po’ più scomodo”.
L’accoglienza della parrocchia si è trasformata in un “motore” per il territorio.
“Anche se non tutti sono partecipi in prima persona – spiega don Ciullo – c’è una percezione positiva, molti vedono nell’ostello un elemento per rendere più viva la comunità”. “L’apertura dell’ospitale – aggiunge il sacerdote – ha sbloccato anche alcune scelte territoriali. Nel 2021 a Cadeo è stata rimodernata la piazza del Municipio, rinominata Piazzetta del Pellegrino (ristrutturata grazie al progetto “Francigena in Comune”, al sostegno della Regione e del Comune n.d.R) dove chi è di passaggio può fermarsi un attimo, bere e riposarsi”.
Un’accoglienza, quella dei pellegrini a Cadeo, che si inserisce nel solco di una tradizione consolidata per la comunità piacentina. “A partire dal 2013 e fino all’inizio della pandemia – spiega il parroco – abbiamo partecipato alla “Settimana della Mondialità” ospitando 70-100 giovani palestinesi e israeliani che si sono confrontati su temi come la pace e la tolleranza”. In futuro la speranza del sacerdote è quello di accogliere, nel senso più ampio del termine. “Sul nostro territorio, non lontano dall’ospitale Ca’ Dei – conclude don Umberto – c’è una struttura che si occupa del reinserimento di ex detenuti a fine pena e una di “accoglienza agricola”; il sogno con il tempo è di connettere tutte queste realtà tra loro”. Un passaggio possibile grazie al desiderio di accogliere di una piccola comunità.
(di Roberto Brambilla – foto gentilmente concesse da Antonio Rocca)