Anziani e RSA: Ricordati Sempre Amore!
Da "La Settimana tutti i giorni - Quotidiano on line della Diocesi di Livorno", vi proponiamo la bellissima testimonianza di don Vincenzo Puzone, un parroco che presta servizio anche presso 3 residenze sanitarie assistite. Per lui e per quanti lo aiutano in quest'opera di attenzione verso gli anziani, l'acronimo RSA è stato trasformato anche in un vero e proprio "piano d'azione"...Don Vincenzo Puzone, classe 1960, originario di Caivano (NA), solo qualche anno fa era cappellano della Folgore; si divideva tra Livorno, Pisa e Pistoia, portando la parola del Signore nelle caserme della Toscana. Poi la sua missione di sacerdote ha cambiato destinatari e da un anno e mezzo, oltre a guidare la parrocchia di Castellanselmo, sulle colline livornesi, si occupa delle RSA Villa Pascoli, Villa Serena e Villa Coteto, dove soggiornano tantissimi anziani di Livorno e provincia. «Bada bene – precisa don Vincenzo –
RSA per noi non significa Residenza Sanitaria Assistita, ma “Ricordati Sempre Amore”: è questo il nostro motto».
Don Vincenzo trascorre molte ore nelle tre case che accolgono gli anziani, coadiuvato dal diacono Carlo Vivaldi; parla con gli ospiti e soprattutto li ascolta, li fa divertire con momenti di festa, celebra la Messa con loro, li confessa, li aiuta nei servizi. “Mi sono inventato una valigetta con i piedini, come un carrellino – racconta – sopra ho le casse, il video proiettore e il microfono: con quella passo per i corridoi e metto la musica; li faccio cantare con le canzoni degli anni ’60. Oppure tiro fuori la chitarra, mi aiuta l’esperienza di quando suonavo in un gruppo musicale, e faccio partire il karaoke; sono momenti di festa per rallegrare le loro giornate e sono sempre contenti quando sto con loro. Il loro affetto è prorompente e arriva al cuore. Poi metto le canzoni religiose e li preparo per la Messa. Celebriamo nella cappellina, oppure nel salone, dove c’è più spazio; stampo il foglietto della celebrazione a lettere grandi, così possono seguire meglio”.
“Il loro cruccio più grande – continua – è il sentirsi abbandonati dalle famiglie: figli, nipoti che non vanno a trovarli, che si dimenticano di passare o di telefonare. Per questo durante la Messa, quando chiediamo perdono,
chiediamo perdono anche a nome di questi parenti che trascurano i loro anziani.
E poi mi chiedono spesso: ma come faccio a diventare santo? Perché magari parlo loro della santità, racconto le storie dei grandi santi. Ed io rispondo che per arrivare alla santità basta partire dai piccoli gesti: dal buongiorno al vicino di letto, dalla pazienza con gli altri ospiti, magari più inquieti o pesanti: non importa imparare a memoria la Bibbia o stare inginocchiati tutto il giorno, ma offrire al Signore la propria fatica, le paure, le sofferenze“.
Tra i progetti messi in campo da don Vincenzo c’è quello della “Compagnia del desiderio”, ovvero riuscire a realizzare un piccolo sogno, dare un’emozione o ricostruire un ricordo, espresso dagli anziani ospiti. Un progetto a cui possono partecipare tutti: équipe degli animatori, direzione, volontari, personale. Chiunque può aiutare a realizzare il “desiderio”, valutato da una piccola commissione, in base alle risorse e alla fattibilità. Un’idea emersa durante gli incontri che padre Vincenzo tiene con la DUMAS, acronimo che sta per: “Diamo Una MAno al Signore”, ovvero il gruppo formato da animatori, direzione e personale delle case, che si ritrova periodicamente con il sacerdote per momenti di preghiera, fraternità e confronto.
Ogni mese una newsletter redatta da don Vincenzo, e diffusa a pioggia, informa sulle attività delle case e offre uno spunto di riflessione con letture e meditazioni, fotografie e poesie. “Stare con gli anziani è un’esperienza che mi coinvolge molto – conclude – faccio quello che posso, per essere vicino e portare allegria, ma anche il conforto spirituale e l’ascolto. E quando mi ringraziano, scherzando dico loro che mi precederanno sicuramente nel Regno dei cieli!”
di Chiara Domenici (testo e immagini da www.lasettimanalivorno.it)