Anche nella malattia, sacerdote fino in fondo
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un illustre parrocchiano della Madonna di Fatima di Milano, il giudice Pietro Caccialanza. È il ricordo di Don Mario Monti, scomparso alla fine di ottobre del 2021 dopo una lunga malattia, vissuta con un totale abbandono nelle mani della Provvidenza.Domenica 31 ottobre 2021, vigilia della Festa di Tutti i Santi (non capita tutti gli anni che il calendario ci aiuti così tanto), ci ha lasciato don Mario Monti, già cappellano presso l’Ospedale Fatebenefratelli e l’Istituto Oncologico Europeo e poi sacerdote e residente presso la Parrocchia Madonna di Fatima a Milano.
Ammalato di SLA da molto tempo, è stato per tutta la comunità un vero esempio di pastore e di guida: il letto in cui la malattia lo ha costretto è stato, come amava ripetere, l’altare da cui ogni giorno benediceva le nostre giornate. Una malattia lunga e degenerativa, ma una coscienza vigile e fiduciosa fino all’ultimo giorno.
Ho avuto la fortuna di poterlo incontrare nei Sacramenti, nella Messa, in tanti momenti nei quali ci siamo chiesti reciprocamente consiglio. Mi lascia la gioia di avermi interpellato nella difficile decisione di scegliere o meno un amministratore di sostegno. Mi lascia la gioia di saperlo in Paradiso, insieme a tanti parrocchiani che ha amato e custodito nel suo cuore.
Don Mario ha tanto amato la sua comunità, affidata due volte a Maria: nella chiesa parrocchiale e nella chiesa dell’Assunta al Vigentino, da lui vigilata fino all’ultimo dalla canonica annessa.
L’ha amata nel ministero: tutti ricordiamo come, al termine di ogni celebrazione domenicale, lui, che sin dall’inizio della malattia aveva perso l’uso delle gambe, ci invitava ad affidarci alle “stampelle” – così chiamava i santi della settimana a venire – che avrebbero guidato le nostre prossime giornate.
L’ha amata nella preghiera: sin quando la salute glielo ha consentito, nei pomeriggi feriali raccoglieva nella chiesa dell’Assunta chi desiderasse affidare a Maria anche un piccolo spazio della sua esistenza, attraverso la recita del Rosario. Nei tempi forti, Quaresima e Avvento, la sua presenza trasformava gli androni dei nostri condomini in un piccolo cenacolo, dove la Parola di Dio univa piccoli, adulti, anziani. Nello stesso modo, a Natale, la benedizione delle case era soprattutto la benedizione di chi ogni giorno vive sotto un unico tetto, così che il condominio diventasse, anche solo per qualche istante, una comunità solidale.
L’ha amata nella costruzione dell’edificio sacro. Il richiamo rivolto al Patrono della nostra Italia – “Va’ Francesco, e ricostruisci la mia casa che come vedi va in rovina” – lo ha fatto suo, abbellendo e restaurando una chiesa di più di quattro secoli e guidandoci, nella messa, ad apprezzare il gusto del bello, lo splendore del vero. Come nella creazione, ci guidava a vedere come si trattasse davvero di una cosa buona.
È mancato domenica, giorno del Signore, nella veglia di tutti i Santi e ora, insieme a chi lo ha preceduto, vede Dio. In una società che sempre più sostituisce il ricordo dei Santi con una festa effimera e che ci invita, di fronte ad una malattia incurabile, a sostituire “il giorno e l’ora” con una data da noi pretesa, ci ricorda l’essenza della nostra fede: solo il Redentore è il Signore del mondo, della storia e della nostra vita. Non ti chiedo, Signore, perché ce lo hai tolto, ma ti ringrazio per avercelo donato.
Pietro Caccialanza
(nella foto, tratta dal sito www.chiesadimilano.it, don Mario Monti con l’Arcivescovo Mario Enrico Delpini a Caravaggio, in occasione dell’incontro dei Vescovi lombardi con i preti anziani e malati nel 2018)