Albania: una scuola-cantina per vincere lo spopolamento
Un missionario fidei donum della diocesi di Brescia ci racconta l'impegno suo e della sua comunità per arginare lo spopolamento di una zona rurale del Paese delle Aquile. Indispensabile, nella realizzazione di un progetto di cantina-scuola di vinificazione, il materiale e le competenze generosamente messe a disposizione dall'Italia. Presto saranno pronte le prime bottiglie da mettere in vendita.Fede ma anche opere concrete: sono queste le parole d’ordine di don Gian Franco Cadenelli, prete di Vobarno, paese in provincia di Brescia, dal 2002 in missione come fidei donum nella regione di Mat, una delle più povere di tutta l’Albania. “Sono ormai qui da 21 anni insieme ad altre due comunità di suore per predicare il Vangelo ma non ci fermiamo solo a quello, trovandoci in un territorio a maggioranza musulmana” – evidenzia don Gian Franco.
In questo periodo sono stati tanti i cambiamenti di uno dei Paesi più poveri della regione balcanica, che oggi però guarda sempre di più all’Europa.
“In questi vent’anni il territorio è molto cambiato e anche tante cose sono migliorate, ma a Klos l’economia non sembra ancora abbastanza forte per trattenere i giovani, che lasciano il proprio Paese per cercare fortuna in Italia, Germania, Gran Bretagna e anche in Grecia. Una migrazione di cui ci rendiamo conto anche noi – prosegue il missionario – visto che i corsi di catechismo sono passati dalle 40-50 presenze di qualche anno alle 4-5 attuali. Anche per questo abbiamo pensato a una scuola-cantina a Klos”.
La scuola-cantina
Il proposito di questo progetto è chiaro: insegnare la viticoltura e la vinificazione ai contadini, cercando di sostenere l’economia locale. “La nostra idea è quella di dare lavoro, per il momento, a una decina di famiglie nel nostro vigneto, un progetto che conta ad oggi undicimila viti piantate grazie al sostegno economico della diocesi di Brescia e dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica e grazie alla collaborazione della ong bresciana No one aut, che l’ha progettata. Un aiuto concreto – sottolinea don Gian Franco – che dovrebbe iniziare già da quest’anno, visto che siamo ormai pronti per avviare la produzione delle bottiglie”.
Un aiuto che può significare tanto, considerando che “anche chi ha già dei piccoli vigneti si rende conto che le grandi aziende pagano poco l’uva. Per questo saranno loro a gestire la fase di contrattazione e vendita delle bottiglie” – spiega ancora il sacerdote. La stagione della vendemmia è ormai alle porte e sia la cantina che il vigneto, i cui lavori sono stati seguiti da Gentjan Gjini, sono ormai pronte. Un aiuto che può significare tanto, considerando che “anche chi ha già dei piccoli vigneti si rende conto che le grandi aziende pagano poco l’uva. Per questo saranno loro a gestire la fase di contrattazione e vendita delle bottiglie” – dichiara don Gianfranco. Grazie al materiale giunto dall’Italia e supportati da una squadra di volontari esperti di vinificazione, tra i quali ci saranno enologi, biologi e cantinieri, i contadini inizieranno da quest’anno a produrre circa mille bottiglie di vino locale della regione di Mat. Un processo di sperimentazione e apprendimento che ha come obiettivo quello di sviluppare un generale senso di identità e appartenenza. “Io sono fiducioso: secondo me il progetto può portare a far restare una ventina di famiglie” – è la speranza di don Gianfranco.
Il dialogo
Ma non c’è solo la scuola-cantina: sono tante, comunque, le iniziative sociali che cercano di coinvolgere la comunità. “Svolgiamo sia attività per i giovani che per gli adulti: per i primi ci sono l’oratorio, le giornate di riflessione e anche attività religiose, mentre coinvolgere i secondi è più difficile. Le iniziative e le presenze anche in chiesa sono poche perché, come dicono loro, il comunismo li ha fatti crescere senza fede. In ogni caso non perdiamo la speranza” – sostiene don Gian Franco.
Dalle case al sostegno lavorativo e all’infanzia, la missione cerca di coinvolgere i fedeli di un territorio vastissimo.
“Ci vogliono quattro ore di jeep per visitare tutta la mia parrocchia: è un’area molto ampia nella quale abbonda il cromo, i cui profitti però non vanno agli operai, sfruttati dalle grandi ditte. Discorso diverso vale invece per l’agricoltura: colline e pianure sono coltivate ma non producono molto a causa della scarsezza di acqua. Per questo abbiamo deciso di provare con le viti, piantate tre anni fa” – rimarca don Gian Franco.
In questo modo la speranza è che le famiglie giovani restino nella zona, non spostandosi né all’estero né nelle città grandi come Tirana, in cerca di lavoro: anche se il territorio rischia lo spopolamento, la rete solidale rimane. “Il sostegno a chi non ce la fa viene anche da fuori, dai tanti turisti che arrivano nella zona: grazie ad un camping organizzato da un ragazzo del posto, i turisti che arrivano possono fermarsi e conoscere lo stato di chi vive da queste parti. Ad esempio, c’è un turista olandese che ogni anno viene e per una settimana gira per le case di tutte le famiglie più povere facendo loro dei doni” – conclude il sacerdote.
La speranza è che anche la vendemmia del prossimo autunno porti belle notizie all’intera regione.
(di Lucio Palmisano – foto gentilmente concesse da don Gianfranco Cadenelli)