25 Giugno 2024

Al fianco dei malgasci, per dare gambe al cambiamento

Don Luca Fornaciari e don Simone Franceschini, due fidei donum della diocesi di Reggio Emilia, in Madagascar si sono inseriti in un impegno di missione lungo 50 anni. A Manakara, nel Sud Est dell'isola, spesso il futuro è un lusso, di fronte alla schiacciante incombenza delle necessità primarie: ma proprio per questo è così importante coltivare la speranza e costruirla, a piccoli passi.

Tra foresta pluviale, cascate e spiagge affacciate sull’Oceano Pacifico, Manakara è una città molto povera del Sud Est del Madagascar. Quando sono arrivati nel novembre 2017, don Luca Fornaciari e don Simone Franceschini, due fidei donum della diocesi di Reggio Emilia, appartenenti alla Comunità sacerdotale Familiaris Consortio, si sono inseriti «in un impegno di missione lungo 50 anni. Abbiamo ereditato una storia di missionari che hanno fatto tante cose prima di noi. Ci siamo impegnati a portare qualcosa di nuovo man mano che approfondivamo il nostro servizio nella parrocchia della Divina Misericordia».

Al loro arrivo, racconta don Luca, parroco, hanno «trovato una situazione di grande povertà. Dopo la pandemia la città di Manakara si è allargata: aumentano gli abitanti, si costruiscono case, ma per la maggior parte delle persone non c’è stato un cambiamento economico. Qui non ci sono industrie, chi abita sulla costa vive di pesca, agricoltura, e piccolo commercio di prodotti a basso costo stranieri. Fin dall’inizio abbiamo cercato di dare forza alle loro vite attraverso il lavoro, l’istruzione e la formazione professionale. Ciò che rimane da fare è tantissimo. A partire dalle necessità primarie come la sussistenza alimentare, mentre quella sanitaria è ancora un optional. Si pensa a non morire oggi. Alla sopravvivenza. Il futuro è una specie di visione, su cui il popolo locale non riflette. Troppo consistenti le necessità dell’oggi, per pensare al domani».

Manakara, «una cittadina in fondo all’Oceano» come la definisce don Luca, conta 60mila abitanti e appartiene alla diocesi di Farafangana, che ha quasi due milioni di abitanti, di cui il 7 – 8% cattolici. La parrocchia della Divina Misericordia di cui don Simone è viceparroco, è in crescita e negli ultimi cinque anni la richiesta di sacramenti è aumentata: «siamo passati da 30 a 100 cresime all’anno. Il numero dei battesimi è in aumento, anche se si tratta sempre di una giovane Chiesa che deve crescere».

Madagascar, un mondo a parte

Ma chi sono in realtà i malgasci? «La maggior parte di loro ha origine dall’Indonesia – risponde don Luca -, poi c’è un ceppo africano e uno arabo. Anche dal punto di vista somatico ci sono molte differenze; hanno un’identità multipla, ci sono alcuni aspetti che derivano dall’Asia, come ad esempio la coltivazione del riso; il culto dei morti molto diffuso in Madagascar è una eredità africana, come le paure e superstizioni legate al mondo degli spiriti; soprattutto sulla costa c’è una forte presenza di animismo, ci sono molte credenze locali legati ai culti originari. Ma i malgasci considerano gli africani qualcosa di molto diverso da loro. Prevale il senso di una forte identità: “siamo malgasci” dicono. Sono isolani, restano un po’ fuori dal mondo, dicono: “oltre il mare c’è dell’altro”».

Il progetto Ferme Saint François

Il progetto agricolo nella periferia di Manakara, la Ferme Saint François d’Assis, 10 ettari di terra generosa, ospita ogni anno una decina di giovani famiglie per fare formazione teorica ma soprattutto pratica: si impara a produrre e conservare frutta, ortaggi, vengono prodotte squisite marmellate, conserva di frutta e pomodori. Dato il clima favorevole in alcune stagioni c’è molta abbondanza di materie prime, in altre stagioni e la conservazione è un modo per stabilizzare la disponibilità alimentare. «La formazione alla Ferme permette alle coppie di progettare il futuro su basi solide; anche dopo ricevono un aiuto concreto per avviare una loro attività agricola – spiega don Simone, che segue questa iniziativa -. Qui una delle difficoltà più diffuse è la fragilità delle famiglie, che fanno fatica a restare unite e salde: è importante dare sostegno all’uomo e alla donna con l’obiettivo comune di riuscire a realizzare insieme un progetto. Conosciamo le famiglie attraverso i catechisti, ci arrivano le candidature, una commissione valuta e sceglie. Sosteniamo questo progetto grazie ai fondi che riceviamo dai benefattori della nostra diocesi e dal Centro missionario diocesano di Reggio Emilia».

L’Università ALBA

Il collegamento con Reggio Emilia è molto forte anche per la realizzazione del progetto ALBA (acronimo che sta per Ateneo Lucien Botovasoa Antsinanana, in ricordo del giovane beato malgascio) un vero e proprio “sogno missionario” che sta a prendendo corpo. Se ne occupa don Luca, parroco della Divina Misericordia, impegnato nella pastorale e catechesi soprattutto dei giovani: «In un vecchio edificio nascerà una nuova università cattolica a Farafangana, sede della nostra diocesi. Il progetto è stato presentato a fine 2023 alla CEI che lo ha approvato e ha deciso di finanziarlo per intero, con i fondi dell’8xmille. Siamo molto contenti: la Chiesa malgascia si aspetta molto da questa realizzazione a favore del Sud Est dell’isola. E non solo». Grazie ad accordi con le università di Reggio e Modena, gli studenti più motivati potranno fare degli stages all’estero a specializzarsi «e tornare poi nel loro Paese per diventare la nuova classe docente – sottolinea don, Luca che tiene molto ad offrire ai giovani possibilità di studio e formazione – per affrontare uno dei problemi più grossi del Madagascar: al di là della povertà, della corruzione e della malasanità, la scommessa della promozione umana vede in prima linea i giovani che non hanno i mezzi economici e culturali, e sono costretti ad adeguarsi a vivere in una società che li li imprigiona all’interno di alcune convenzioni». Internet e i social stanno cambiando in fretta molte cose. Soprattutto i giovani di città hanno voglia di guardare al di là di quello che conoscono, hanno voglia di studiare e di emanciparsi. Di cambiare.

(di Miela Fagiolo D’Attilia – foto gentilmente concesse da don Luca Fornaciari e don Simone Franceschini)

25 Giugno 2024
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