28 Maggio 2024

Acireale: dopo il covid si riparte da famiglia e oratorio

L'impegno del responsabile della pastorale giovanile , don Orazio Sciacca, e di nove dei quattordici oratori presenti in diocesi, sta permettendo di realizzare una serie di progetti che puntano a rilanciare questi fondamentali luoghi di aggregazione, coinvolgendo innanzitutto le famiglie e favorendo il dialogo intergenerazionale.

“La pandemia ha avuto un impatto significativo sulle famiglie in tutto il mondo, influenzando la vita quotidiana, l’economia, l’istruzione e la salute mentale. Il post-COVID pone sfide impegnative e impone di promuovere la relazione all’interno delle famiglie e tra le stesse famiglie”. È questa la motivazione che ha spinto don Orazio Sciacca, classe 1992, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Acireale, a aderire al progetto “Famiglie al Centro”, partecipando a un bando della Regione Sicilia. In diocesi sono stati finanziati oratori e centri giovanili per 45mila euro. Su 27 oratori partecipanti da tutta la Sicilia – continua don Orazio – un terzo è nella nostra diocesi. Nove oratori, su una cinquantina che abbiamo, sparsi tra il mare e la montagna, stanno usufruendo di un contributo regionale di 5mila euro ciascuno. “Un’iniziativa messa in rete a servizio dell’intera comunità diocesana – aggiunge don Orazio – che intende fornire supporto, servizi e risorse alle famiglie, per favorire le relazioni e le responsabilità educative, far crescere il dialogo tra generazioni attraverso itinerari di formazione, confronto e accompagnamento, condividere conoscenze, favorire il confronto tra individui e gruppi”. 

Maria Rosa Tomarchio, assistente sociale, fa parte dell’équipe di progettazione degli oratori di Dagala del Re e Monacella. “La nostra esperienza è cominciata a febbraio – racconta – con diversi laboratori: creativo, teatrale, di canto, di cucina, uno sportello di ascolto, uno di supporto alla genitorialità, suddivisi nell’arco del mese. Nostro obiettivo è coinvolgere le famiglie programmando attività per i minori (30 gli iscritti): ogni due mesi, per questo, abbiamo inserito uno scambio generazionale con i nonni, i genitori, gli zii. Un’altra tappa mensile riguarda invece gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, fascia critica per la presenza in parrocchia, e ne abbiamo coinvolti una quindicina con una festa. Per il mese di luglio tutti attendono il campo-scuola. Anche il supporto psicologico non ci sembra irrilevante perché, in una parrocchia piccola, garantisce l’anonimato e offre tempi di attesa certamente più brevi delle strutture pubbliche, carenti di personale. La collaborazione con le scuole, poi, è fondamentale per un modello condiviso. Naturalmente il progetto è stato finanziato per un anno, si svolge nei locali della parrocchia e abbiamo necessità di sensibilizzare per continuare a camminare con le nostre gambe”. Graziana La Spina è la psicologa del progetto. “Qui mancano stimoli culturali e ricreativi e i ragazzi passano moltissimo tempo sui social o bighellonando senza relazioni significative. Noi cerchiamo di aprirli anche al servizio, con la proposta della mensa solidale”. Don Paolo Giurato, che qui è il parroco, spera di poter lasciare un oratorio più strutturato negli anni in termini di attività, di crescita umana e spirituale, e di fornire sostegno alle realtà sociali in cui è inserita la parrocchia.

Nella parrocchia di Guardia è Maria Grazia Sorbello, biologa, a parlarci del progetto di sei mesi redatto con tre animatori e il parroco: “Famiglia delle famiglie”. “Guardandoci intorno – racconta – ci siamo resi conto che le problematiche dei minori sono identiche a quelle dei genitori, ma i conflitti vanno trattati diversamente. Per questo abbiamo creato un calendario di incontri, con lo stesso relatore ma in giorni diversi, su questi temi: incomprensioni e conflitti; come rinascere dalle dipendenze; disabilità fra noi; la scuola e il territorio; problematiche familiari, la comunicazione dei giovani nell’era dei social media. Ai giovanissimi abbiamo offerto la possibilità di vedere un film, eseguire test e giochi emozionali. Concluderemo con una festa in parrocchia”. Manuel Battiato, 19 anni, appena diplomato, lavora nell’azienda di famiglia ed è uno dei responsabili di questo oratorio. “Sono cresciuto in parrocchia con gli altri animatori ed è bello dare una mano per rendere la nostra comunità accogliente, interessante e propositiva. Siamo in un posto tranquillo – aggiunge – a 6 km da Acireale, ma non è mai abbastanza poter riflettere sui rischi legati alle dipendenze (alcol, fumo, gioco d’azzardo) e sulla legalità. Il progetto si chiama Oratorio casa che accoglie ed è raccontato dal logo che abbiamo disegnato (lo trovate nella fotogallery, ndr). Il parroco di questa comunità, originario del Madagascar, si chiama don Ludger Rakotonirina, ha 43 anni e da 18 è in Italia. In generale è preoccupato per i minori, con dati non confortanti sul carcere minorile. “I nostri ragazzi non conoscono il limite, il senso civico. Per questo ho insistito nell’inserire – afferma – il tema della legalità e quello del bullismo. Il territorio è carente di centri aggregativi e così la parrocchia agisce anche da connettore: qui confluiscono tutte le esperienze. La forza di seminare, il coraggio per ripartire dopo il covid è la nostra speranza di andare avanti: è la prima volta che cerchiamo di creare una rete”.

“Desidero ringraziare profondamente – conclude don Orazio Sciacca – tutte queste comunità che scommettono su giovani e famiglie. La dedizione, l’entusiasmo, la passione di questi oratori sono la prova tangibile che non dobbiamo battere in ritirata o tirare i remi in barca, ma cercare di risalire il fiume, senza fermarci. Credere nella bellezza è mettersi in gioco, perché se si crede fattibile, metà del lavoro è fatto. Ce la faremo: è la forza della Sicilia ed è il nostro contributo di Chiesa per la società civile”.

(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Arturo Grasso, Maria Rosa Tomarchio e Manuel Battiato)

28 Maggio 2024
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