24 Giugno 2024

#3 Come pregare con la Parola: imparare a “ruminare”

"Come pregare con la Parola" è il ciclo di cinque brevi riflessioni del card. Angelo De Donatis, già vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma e dallo scorso 6 aprile Penitenziere Maggiore, scritte per i lettori di Unitineldono.it e della rivista Sovvenire. Questa terza puntata è dedicata alla meditazione dei brani biblici che leggiamo, a come farli "digerire" alla mente, ai sensi, all'affettività. È il momento della "meditatio".

COME PREGARE CON LA PAROLA

3 – Meditatio: quella frase che parla proprio a me…

 

Ed eccoci al terzo gradino della nostra scala verso il Cielo, che ci fa salire in alto verso l’incontro con il Signore! Siamo alla meditatio. Di che si tratta? Abbiamo letto con attenzione il brano della Scrittura, si tratta ora di meditarlo, di rimanerci su con calma, potremmo dire. Qui ci può essere d’aiuto pensare a quello che fanno le mucche… Eh sì, proprio loro, che sono dei ruminanti! Pare che passino tra le 8 e le 10 ore al giorno a masticare il cibo solido che hanno ingerito, a rimescolarlo con la saliva, sminuzzarlo, lasciarlo fermentare fino a poterlo assorbire completamente con il loro “pluri-stomaco”. Così deve avvenire anche in noi con la Parola che abbiamo letto! Deve passarci dentro, trapassarci direi, fino a riempire di sé i nostri molti stomaci, cioè le diverse parti della nostra interiorità: la mente, i sentimenti, gli affetti, i sensi…

 Se “in ogni parola della Scrittura brillano molte luci” (Zohar III,202a), dobbiamo in questo momento domandarci quale luce brilla oggi per me, cosa dice proprio a me questo testo. “Tutta la Scrittura è stata scritta per noi”, amava ripetere san Gregorio Magno.  Tutta la Scrittura è scritta per me, mi riguarda personalmente, si riferisce a me. Qui si tratta non tanto di capire il significato del testo in sé, ma l’interpellanza che contiene per me. Come parla al mio cuore, cosa fa muovere in me, come mi riguarda? Si tratta di interiorizzare la Parola, di tenerla custodita nel cuore, come faceva Maria con le parole del Figlio, anche quelle che non comprendeva subito. Può essere utile semplicemente ripetere un versetto, come una specie di mormorio interiore che mi tiene compagnia. Anche se non ho subito la risposta, se mi tengo la Parola “nella bocca del cuore” e la succhio come una caramella, piano piano mi si dischiude un significato per me, una comprensione nuova, una consolazione, un invito, forse anche un rimprovero o una sollecitazione. È il Signore che si rivolge a me: è l’interazione tra il testo e la mia vita. La Parola Sua giunge a me e vuole modellare i miei pensieri, le mie scelte, i sentimenti, tutta la vita. Lascia allora che la Parola ti faccia da specchio e da spada. Da specchio, per mettere a nudo ciò che sei e rivelarti il tuo cuore, ma anche per mostrarti il vero volto di Cristo accanto al quale conoscere il mio. Da spada, per ferirti, fino a raggiungere il tuo intimo e afferrare da dentro la tua vita.

Angelo card. De Donatis

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24 Giugno 2024
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