21 anni di Policoro. Il sogno di don Mario non è più solo per il Sud
Creato per contrastare la disoccupazione giovanile, il ‘Progetto Policoro’ della Cei è sostenuto con un milione di euro l’anno dall’8xmille. Nato dall’intuizione di don Mario Operti, il piano occupazionale punta su corsi di formazione diocesani che insegnino ad associarsi per creare imprese.Mille e 300 cooperative, consorzi, imprese, oltre 4 mila posti di lavoro, circa 30 milioni di euro l’anno di fatturato. Creato per contrastare la disoccupazione giovanile e restituire il futuro alle nuove generazioni il ‘Progetto Policoro’ della Cei è sostenuto con un milione di euro l’anno grazie ai fondi dell’8xmille. Nato dall’intuizione di un sacerdote, don Mario Operti, il piano occupazionale punta su corsi di formazione diocesani che insegnano ad associarsi per creare imprese. Originariamente era nato per il Mezzogiorno, ma ormai il balzo impressionante della disoccupazione giovanile (al 37,9%, con punte del 60% al Sud, lontano dalla media Ue del 22%) ha esteso il piano della Chiesa italiana a tutte le regioni. Uno degli esempi più recenti a Forlì, dove giovani operatori turistici licenziati, grazie alla formazione di Policoro, sono tornati sul mercato con una propria agenzia di viaggi. Decine i sacerdoti – tra parroci e responsabili degli Uffici diocesani della pastorale del lavoro, giovanile e Caritas – impegnati in difesa del talento dei giovani. Che per ironia della sorte sono la generazione più colta e preparata che l’Italia abbia mai avuto, iper-qualificata rispetto al poco lavoro (e poco all’avanguardia) a cui è chiamata, magari con contratti precari. Secondo dati Istat 2016, ben sei under 34 su dieci oggi sono costretti a vivere con i genitori, e uno su 4 non cerca più un impiego. Il Progetto Policoro crea occupazione in questo bacino. Si sono messi in gioco in migliaia, formati per circa un anno dalle diocesi (il piano è attivato da 132 diocesi su 226), poi seguiti da tutor specializzati. Dalla loro parte preti sostenuti dalle nostre Offerte: come don Pasquale Incoronato a Ercolano, don Aniello Tortora e don Giuseppe Autorino a Nola, don Cristiano d’Angelo a Pistoia, don Francesco Bovino ad Isernia, don Mario Bandera a Novara, don Simone Di Vito a Gaeta e tanti altri, da Arezzo a Ravenna, da Biella a Padova.
Contro nepotismo e mafie, anzi spesso usando beni confiscati, hanno aiutato i ragazzi che hanno ‘fatto l’impresa’:
pasticcerie e servizio mensa; cura del verde, agriturismi e fattorie didattiche; aziende artigianali e vitivinicole, pannelli solari, frutterie, cartolerie; gestione di asili d’infanzia e servizi per il turismo. Ossigeno in un’Italia in cui Istat prevede che fino al 2025 i livelli occupazionali resteranno fermi a quelli del 2010. “Abbiamo permesso ai giovani di essere se stessi, esprimere i propri talenti, non cadere nelle mani delle mafie e promuovere sviluppo” spiegano all’Ufficio nazionale Cei per la pastorale sociale e del lavoro. Già 184 i corsi di formazione attivati nelle diocesi nel 2016. Un dinamismo incoraggiato anche da Papa Francesco a dicembre scorso, nel ventennale del Progetto: “Continuate così! Alleviate questa sofferenza nascosta che angoscia il cuore dei giovani. Gesù ci esorta a fare dei nostri progetti una lieta notizia per il mondo. Vi assicuro la mia preghiera!”.
(Laura Delsere)
(Foto di Romano Siciliani)