A casa di San Valentino, per imparare come ci si ama in famiglia
La diocesi di Terni, il cui patrono è San Valentino, ha dedicato all’amore di coppia e al discernimento vocazionale alcuni percorsi articolati, per i giovani e per le famiglie. Don Luciano Afloarei, responsabile della pastorale familiare, ci racconta come si svolgono queste attività.Il rapporto tra la consulenza familiare e l’accompagnamento spirituale è il titolo della tesi di laurea che don Luciano Afloarei – di origine rumena – responsabile della pastorale familiare di Terni, ha discusso a Roma il 29 gennaio alla Scuola Italiana di Formazione per Consulenti Familiari. L’abbraccio del vescovo Francesco Antonio Soddu è il coronamento di un percorso su cui la diocesi ha investito dal 2016 per il rafforzamento del Consultorio diocesano e la formazione continua. Insieme a Don Luciano, 48 anni, che è anche parroco a S. Maria Regina, altri 13 operatori diocesani (che hanno conseguito un titolo accademico) saranno consulenti familiari per un territorio di 110mila abitanti e 93 parrocchie.
Nella città dove il patrono è S. Valentino, all’amore di coppia e al discernimento vocazionale sono dedicati percorsi articolati, per i giovani e per le famiglie.
“La sede del Consultorio – spiega don Luciano – frequentato attualmente da 30 coppie, è per noi un luogo di accoglienza, innanzitutto. Comprende il centro Amoris Laetitia, al cui interno è nato il “circolo della sicurezza”, come esperienza di sostegno alla genitorialità. Ci si affaccia inizialmente per problematiche insite nella relazione: le relazioni di coppia tossiche, nel tempo inficiano anche i rapporti sociali, hanno ripercussioni sulla vita individuale e sui figli. I corsi di preparazione al matrimonio – continua don Luciano – diminuiscono perché le coppie che si sposano in Chiesa si riducono. E spesso sono coppie non più giovani, in media 45-50 anni, che hanno già figli. Quindi rimoduliamo il cammino per la famiglia, per la scelta cristiana della famiglia. Perché manca il senso della fede e il valore del sacramento come dono di Dio, accoglienza dell’altro. L’idea prevalente, invece, è quella di ripetere un rito o semplicemente di ricevere una benedizione da Dio, con un senso del sacro molto vago. Insistiamo sulla formazione continua, più che sul frequentare un corso propedeutico alle nozze. Perché il legame di fede è sempre più labile. Se diamo un’occhiata ai bambini, infatti, arrivano al catechismo che non hanno mai recitato una preghiera in famiglia, a volte sbagliano pure il segno della croce. La fascia 30-40 che si prepara al matrimonio è quasi assente. E poi ci chiedono il Battesimo dei figli tanti genitori che non sono sposati. Insomma, la frammentazione delle relazioni sta facendo aumentare le cosiddette situazioni “irregolari”. Lo spirito è di apertura anche verso le coppie omosessuali, spesso discriminate. Giornate di studio e convegni caratterizzano l’anno in corso per approfondire la conoscenza dello stare insieme. Accattivante quello svoltosi a febbraio (Ridere in coppia è una cosa seria) con padre Alfredo Feretti, direttore del centro La famiglia di Roma, mentre a marzo è in programma Diventare anziani in famiglia, con la consulente familiare psicoterapeuta Barbara Lombardi. Non mancano escursioni naturalistiche, con particolare attenzione all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ e pellegrinaggi a piedi per le famiglie, sulla scia dei protomartiri francescani”.
Don Luciano è affiancato da don Luca Andreani, responsabile della pastorale giovanile e vocazionale per una pastorale integrata. “Supereroi io e te”, che trae ispirazione da un brano musicale di Mr Rain, è il titolo di un percorso di maturazione di sette mesi dedicato alle giovani coppie. “Tre coppie coordinano questi incontri con me – racconta don Luca- e nella mia équipe la convivialità a tavola è sicuramente il sale dei nostri incontri mensili e delle nostre gite fuori porta”. Sara Colasanti, 43 anni, sposata da 20 con Francesco e madre di 5 figli, è specializzanda in sostegno scolastico all’Università di Perugia, volontaria al Consultorio diocesano e consulente familiare. Racconta della sua esperienza e del riferimento a don Fabio Rosini, direttore del servizio Vocazioni della diocesi di Roma. Le difficoltà che registriamo sono tutte per scarsa conoscenza di rapporti umani, più che spirituali. Il nostro approccio deve essere prima laico, le catechesi sono laboratori, lo scambio è interattivo e noi coppie sposate e formate offriamo testimonianze concrete, le nostre storie, le buone prassi. I corsi sono aperti a tutti, anche a coloro che non hanno come finalità il matrimonio. Perché le basi si gettano nel fidanzamento. È “la verità fra i due” che deve emergere, per dirla come farebbe don Fabio”.
“Purtroppo, l’affluenza giovanile è scarsa, perché le giovani coppie sono lontane dalla Messa domenicale – riprende don Luca -. Non è triste constatare, anzi fa riflettere, che alcune coppie affacciatesi per curiosità si siano poi sciolte, segno che lo studio illumina il discernimento e aiuta a mettere a fuoco il disagio con serenità e coscienza. Mi piace utilizzare l’espressione: i branchi sono tanti, le coppie poche. Il rapporto fisico può reggere solo in un’alleanza, e questa è la sfida. Il rischio in agguato è sempre d’impastare la relazione nel possesso patologico. Mentre noi vogliamo prenderci cura dell’altro, dell’amore in quanto espressione del vivere”.
(di Sabina Leonetti – foto gentilmente concesse da don Luciano Afloarei)