Da Crema, per raccontare come il Vangelo si fa opere
Don Giorgio Zucchelli, direttore de Il Nuovo Torrazzo di Crema, tra i premiati 2018 del concorso Cei-Fisc 8xmille senza frontiere. Ha incontrato testimoni che nel momento peggiore della loro vita, grazie all’opera della Chiesa, hanno varcato la soglia della speranza.“Non pensavo a 60 anni di arrivare a questo punto! Nel 2000 la mia azienda ha chiuso e mi sono trovato a spasso. Mi sono arrangiato coi risparmi, qualche lavoretto. Poi lo scorso gennaio avevo solo cento euro in tasca e non potevo più permettermi né l’affitto, né le bollette. Mi hanno accolto….”. Luigi è una voce tra le tante raccolte da don Giorgio Zucchelli, direttore de “Il Nuovo Torrazzo” di Crema, tra i premiati 2018 del concorso Cei-Fisc “8xmille senza frontiere”. Ha incontrato testimoni che nel momento peggiore della loro vita,
grazie all’opera della Chiesa, hanno varcato la soglia della speranza.
“Perché se a Crema non ci fosse la Caritas… un povero non avrebbe nulla – spiega Domenico, offrendo un altro punto di vista sulla città – Ho trovato non solo calore umano, ma un percorso per risalire in superficie dopo anni di dipendenza dal gioco d’azzardo, di figli lasciati indietro. Oggi collaboro con la Caritas e anche in futuro sarò volontario qui”.
(Foto Zizola / Siciliani)
Eccola la geografia della misericordia a Crema, tracciata dal reportage di don Zucchelli: sono totalmente finanziati dalle firme il ‘Fondo casi bisognosi’; la fondazione anti-usura ‘San Bernardino’ delle Caritas lombarde, il dormitorio invernale ‘Rifugio San Martino’ dal nome del santo che divise col povero il suo mantello. E ancora il santuario del Pilastrello, luogo di sosta spirituale, preghiera e carità verso i più fragili, accolti da don Luciano Taino, parroco di Campagnola Cremasca e assistente spirituale della Caritas diocesana. E infine la piccola mensa dei poveri, che provvede ai pasti caldi per il ‘Rifugio San Martino’. L’8xmille sostiene invece solo in parte il Fondo famiglie solidali diocesano, per quelle colpite da diminuzione del lavoro o da licenziamenti; la prima accoglienza dei senza fissa dimora a casa San Giovanni Paolo II e la seconda accoglienza (dall’emergenza all’autonomia) nella Casa della carità o negli altri appartamenti (anche per padri separati). E ancora: il centro ascolto, i magazzini della Casa della carità (abiti, cibo, mobili donati). Da brividi gli aggiornamenti sull’impoverimento dei cittadini, registrati da questi presidi. “Oggi la caratteristica di chi è ospitato al dormitorio non è essere straniero, ma essere anziano” spiega il vicedirettore della Caritas cremasca Claudio Dagheti. E poi ci sono i giovani, precari per anni, forse per sempre. Come Christian, che negli appartamenti di emergenza ha trovato un tetto.
“Sono ripartito grazie all’aiuto della Chiesa,
ora ho un contratto di 3 anni come apprendista metalmeccanico”. “Ero diffidente di questo mondo – aggiunge Ferruccio – ma poi ho conosciuto gli angeli alla Casa della Carità”.
(Linda Ferrischia)