A Bibione la bellezza è davvero per tutti: nessuno escluso
La diocesi di Concordia Pordenone è in prima linea nella costruzione di un mondo inclusivo e che accogliente per tutti, e sta lavorando in rete con le istituzioni civili del territorio. La residenza Santo Stefano ne è certamente l'esempio più eloquente, ma non è l'unico, come ci raccontano Paola Segato e don Gianfranco Furlan.Mario (il nome è di fantasia) ha una disabilità intellettiva ed è seguito dell’Aulss 4 di Protogruaro. Quest’estate non la passerà in vacanza, come tanti suoi coetanei, ma lavorando: ha infatti ottenuto una borsa lavoro alla Residenza Santo Stefano di Bibione (VE). Potrà imparare come stare alla reception di un albergo, servire le colazioni, sistemare i lettini in spiaggia. Lettini sui quali si stenderà Barbara (altro nome di fantasia), con le “Farfalle al Mare”. Sono adolescenti con disturbi alimentari che seguono un percorso presso l’Aulss 4 e che, nel periodo estivo, provano a sviluppare la propria autonomia durante una vacanza al mare. Poco più in là, nella pineta di cinquemila metri quadri, si rincorrono i ragazzi di un gruppo parrocchiale. Mentre nella hall dell’albergo le signore anziane giocano a carte. Ce n’è una che sta per compiere 107 anni…
Si intrecciano le storie di solidarietà, sostegno e vicinanza nell’Hotel Residence Santo Stefano di Bibione.
Non una normale struttura ricettiva, come ce ne sono tante nella bella località che si affaccia sul mare Adriatico. Ma un complesso di proprietà dell’Opera diocesana di assistenza religiosa e sociale della diocesi di Concordia – Pordenone, che ha fatto dell’inclusività il suo punto di forza.
«Per una chiesa locale – spiega don Gianfranco Furlan, presidente dell’Opera diocesana – la pastorale del turismo non può essere considerata solo come una sequenza di proposte culturali e religiose e un servizio pastorale che tiene presente le diverse sfaccettature del turismo stesso (provenienze, culture, tradizioni, usi e costumi dei turisti), ma necessariamente deve aprirsi alla dimensione di accoglienza integrale della persona che porta con sé in vacanza anche i problemi, le preoccupazioni e le storie di vita, a tratti fatte di fatiche e croci. Pertanto, il Santo Stefano assicura anche una presenza costante di sacerdoti e consacrati che non solo garantiscono le celebrazioni, ma che anche si rendono disponibili per l’ascolto, la direzione spirituale e l’accoglienza di “tutta la persona”».
«La Residenza Santo Stefano è nata nel 1999 con la finalità di dare accoglienza a persone che possono avere problemi di diverso tipo, oltre che naturalmente a chi non ha nessun problema», spiega Paola Segato, amministratore delegato dell’Opera diocesana. «Inizialmente, negli anni Sessanta, questa era una colonia per bambini – racconta –, ma poi negli anni Novanta è stata ristrutturata con questa finalità».
Ecco, allora, l’hotel a tre piani dipinto di azzurro, le camere prive di barriere architettoniche, la sala per le conferenze. Dietro, nella pineta, più di cinquanta appartamenti e quattro villette bifamiliari, proprio di fronte al mare. «C’è anche una parte destinata all’accoglienza di gruppi parrocchiali – dice Segato – con una cucina industriale che può essere gestita direttamente da loro e una sala refettorio, un’ala indipendente dove possono godersi il mare sperimentando modalità di autogestione». La struttura è stata concepita in ogni sua parte «con spazi promiscui tra normo dotati e disabili, e non con zone appositamente riservate a questi ultimi», sottolinea ancora don Furlan. «Questo – prosegue – proprio per una totale inclusione. Pertanto, gli appartamenti dei disabili sono accanto a quelli delle famiglie, spesso con bambini, e il posto a tavola di un uomo in carrozzina può essere condiviso con il resto della clientela…. Forse a qualcuno può dare fastidio, ma
per noi è irrinunciabile questa necessità di annunciare il vangelo con l’esempio e seminando l’attenzione agli ultimi integrandoli serenamente e fattivamente».
Grazie al sostegno dell’8xmille, il Santo Stefano riesce ad applicare condizioni favorevoli e sostenere diversi progetti. «Ad esempio – ricorda Segato – progetti per soggiorni di una settimana per gruppi di persone con disabilità, provenienti in particolare dal Friuli e dal Veneto, accompagnate da operatori di cooperative sociali che hanno guidato gli ospiti nell’utilizzo dei servizi offerti dalla struttura, compreso il servizio spiaggia appositamente attrezzato per l’accesso alla balneazione. Sono stati realizzati progetti per i soggiorni di ragazzi di gruppi parrocchiali e il “Progetto Farfalle al Mare” per adolescenti con disturbi alimentari in collaborazione con l’Aulss 4 del Portogruarese. Progetti specifici hanno inoltre riguardato clero e anziani che hanno potuto usufruire della struttura per un periodo di soggiorno marino e per la partecipazione alle attività di socializzazione e integrazione realizzate nel periodo estivo».
E poi ci sono i tanti che prenotano tramite motori di ricerca o semplice passaparola, che cercano semplicemente un bell’hotel immerso nel verde, attaccato alla spiaggia, a pochi passi dal centro di Bibione. «La nostra clientela è per la maggior parte di nazionalità italiana – spiega ancora Segato – ma non mancano gli stranieri, in particolare dall’Austria, che è molto vicina. Vengono soprattutto in primavera, però; meno in estate». La struttura è aperta da aprile fino a settembre o anche ottobre, «a seconda delle prenotazioni».
Tra l’arena per i concerti e gli spettacoli all’aperto, il campo da bocce e quello da beach volley, nel complesso del Santo Stefano si trova anche una chiesa – che ricalca la famosa parrocchia di Dio Padre Misericordioso progettata da Richard Meier a Roma – dove vengono celebrate messe a cui partecipano non solo gli ospiti, ma tanti cittadini di Bibione.
«Ma non è questo l’unico segno di inclusione e attenzione a chi è diversamente abile che, come diocesi, vogliamo dare al territorio», aggiunge don Furlan, che oltre che presidente dell’Opera diocesana di assistenza e parroco, è anche economo del Seminario di Concordia – Pordenone. «Chiunque arriva nel nostro Seminario, ad esempio – spiega – rimane colpito dalla cura di giardini, prati, alberi, frutteti e siepi. Dietro c’è il lavoro quotidiano di giovani con disabilità psichiche, reso possibile dalla convenzione tra l’Ente Seminario e l’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale. C’è il lavoro di educatori professionali, con progetti personalizzati, che tengono conto di ogni storia singola, e familiare, di ciascuna persona. Vi è anche un nucleo di persone seguite dai servizi del Dipartimento di Salute Mentale. Per le loro famiglie poter vedere questi ragazzi passare alcune ore della giornata a contatto con la natura, valorizzando il tempo in modo costruttivo, è una consolazione e, per quanto possibile, un sollievo. Lo scopo dell’orto e del frutteto non è solo quello di impegnare i ragazzi, ma di renderli a loro volta protagonisti del dono. È prezioso per loro sapere che non sono i soli destinatari di aiuto e attenzione ma che anche loro, con il loro lavoro e impegno, sono di aiuto ad altri bisognosi. Infatti i prodotti agricoli coltivati vengono immessi nelle mense, nell’emporio solidale e nel circuito delle borse spesa della Caritas e di altre associazioni caritative del territorio».
(di Giulia Rocchi – foto gentilmente concesse dalla Residenza Santo Stefano)