Lasciamo alla Pasqua uno spiraglio

Cosa significa augurare “buona Pasqua” per chi non crede? Che cosa c’è, nella festa più importante per i cristiani, che in qualche modo ci riguarda tutti, oltre a un consumo anomalo di cioccolata? Possiamo dire che il messaggio della Pasqua sia, in realtà, uno spiraglio di speranza che illumina chiunque?

Sono sempre rimasto molto colpito dai volti di Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro, dopo aver ricevuto dalle donne la notizia che lo avevano trovato vuoto. Li ha immaginati così Eugene Burnand, alla fine dell’’800, avvolti nella luce dell’alba.

Nei loro sguardi, nelle loro mani, nella loro corsa, ci sono l’ansia e i bisogni di tutta l’umanità. C’è la sete di senso e il desiderio di rinascere che accomunano, in qualche modo, ogni uomo. Ci siamo noi, in quella corsa, tutti quanti. Con lo smarrimento di chi non vuole chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze delle persone. Con l’angoscia di chi vede ingiustizie e guerre, violenza e dolore, farla da padrone sul palcoscenico del mondo.

Ebbene, a chi crede e anche a chi non crede, vorrei augurare di stupirsi di fronte alla luce meravigliosa di quest’alba. Non è un caso che la Pasqua cristiana sia collocata all’inizio della primavera. Non è un caso che la veglia pasquale squarci il buio della notte con la luce del fuoco e del cero acceso a quella fiamma.

Tutti aneliamo a una rinascita, con tutte le fibre dei nostri corpi e con ogni sussulto dei nostri cuori. Quello che voglio augurare è che possiamo lasciare uno spiraglio per la luce dell’alba, per il respiro della primavera, per lo schiudersi dei germogli.

Il buio, le tenebre, la morte, non hanno l’ultima parola sul destino degli uomini: l’augurio è che questa percezione trovi in ogni cuore uno spiraglio.
Buona Pasqua, a tutti e a ciascuno.

Massimo Monzio Compagnoni
Responsabile del Servizio per la promozione
del sostegno economico alla Chiesa cattolica