31 Marzo 2023

La gioia di essere prete. Anche a 99 anni…

La direttrice del settimanale diocesano di Ales-Terralba, "Il Nuovo Cammino", ha fatto visita a don Modesto Floris, che è giunto alla soglia dei 100 anni. Incantata dalla sua lucidità e dal suo entusiasmo, Stefania Pusceddu ha condiviso con noi questa bella storia e noi abbiamo deciso di ripubblicarla. Perché le cose belle... più girano e meglio è!

Se a qualcuno venisse in mente di andare a trovare il prete più anziano della nostra diocesi, che ha compiuto lo scorso anno 99 anni e si prepara a raggiungere tra pochi mesi il secolo di vita, potrebbe restare molto sorpreso. Non si troverà davanti un anziano pieno di acciacchi, bensì una persona solare e piena di allegria e voglia di vivere, a dispetto dell’età anagrafica.

Ordinato sacerdote, a Pau, suo paese natale, il 15 agosto 1948, a 25 anni, durante il suo sacerdozio è entrato nella vita di molte parrocchie: vice parroco ad Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, prima di partire, come missionario fidei donum in Messico. Poi ancora parroco a Collinas, Villacidro e Zeppara.

Oggi è tornato a Pau, nella piccola comunità che è la sua grande famiglia. L’accoglienza è di certo tra le più calorose. Sulla porta arriva don Modesto Floris: il suo sorriso è così luminoso che diventa subito contagioso e quando comincia a parlare la sua risata risuona nella stanza e riempie gli spazi di silenzio. Apre la porta di casa ma anche quella del suo cuore per raccontarci la gioia di essere prete che non si spegne con l’età: nel suo sguardo c’è l’orgoglio di una vita dedicata agli altri e il desiderio di vivere ancora, giorno per giorno, sentendosi utile. “Oggi la mia vita è da pensionato, o da rottamare se preferite”, dice prima di abbandonarsi ad una fragorosa risata che racconta esattamente il contrario.

Partiamo dall’oggi, come trascorre le sue giornate?

Ora i ritmi della giornata sono più lenti dopo una vita di corsa, per seguire tante cose. Incontro persone e posso dedicare loro più tempo. Ho amici e parenti vicini. Sto conoscendo la Marmilla adesso e ne apprezzo ogni piccolo aspetto. Nella scrivania ho tantissimi giornali sparsi, tra i quali Il Nuovo Cammino. Leggo riviste e quotidiani ogni giorno. Amo leggere, lo faccio per tenermi informato e perché mi aiuta a pensare. Il cervello deve restare sempre attivo.

I preti nella terza età sono una risorsa?

Certamente, un prete se sta bene non deve sentirsi in pensione. Perché si resta preti per sempre. Un sacerdote può rendersi disponibile, compatibilmente con le sue forze, e darsi da fare come può nonostante l’età e qualche acciacco.

Apriamo il libro dei ricordi: l’esperienza in Messico.

Sono partito missionario verso un mondo nuovo e quando ho preso la nave avevo tutto l’entusiasmo della novità e della giovinezza. In quella terra, ciò che ho notato di bello è la religiosità. Accolsi la lettera di Mons. Tedde che invitava qualche prete a recarsi in America Latina per una carenza di sacerdoti. Avevo una parrocchia formata da 250 villaggi da visitare. Oggi siamo noi a trovarci in pochi. La carenza di sacerdoti nella diocesi di Ales-Terralba non ci porterà a quella situazione, ma si è resa necessaria una riorganizzazione che attribuisce a un sacerdote anche due-tre parrocchie.

L’Italia conta oggi 33 mila sacerdoti contro i 43 mila del 1970. Anche la diocesi, sulla scia della linea nazionale, risente della crisi delle vocazioni.

La crisi abbraccia l’occidente. Abbiamo perso un po’ di entusiasmo, c’è una freddezza generale. Si è affievolita la fede, c’è una grande crisi. Dobbiamo sentire più bisogno di Dio. Le chiese si sono svuotate e i preti a volte sono scoraggiati. Ma non sono preoccupato: ho molta speranza e fiducia, quanti momenti duri ha affrontato la Chiesa sino ad oggi? La Chiesa non è opera umana è opera di Cristo e la Chiesa resisterà. Non c’è da aver paura. Certo, ci saranno sofferenze ma la Chiesa continuerà: la promessa di Gesù in cui mettere fede e speranza è: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Ecco la nuova e definitiva alleanza con la quale Dio si è legato al suo popolo: “Io sarò il vostro Dio, io sarò il Dio-con-voi”. Questa l’ultima parola del vangelo, questa la nostra fede: il Signore Gesù Cristo è con noi sempre. Questo ci conforta: la Chiesa ha avuto periodi bui alternati a periodi di entusiasmo, crescita e coraggio. Ma dietro c’è sempre Dio che opera.

Ha mai avuto un momento di sconforto?

Ho attraversato più di un momento difficile a causa di incomprensioni. Penso che succeda a tutti. La fede va rinnovata ogni giorno e l’ho fatto. L’esperienza in Messico mi ha aiutato. Mi faceva coraggio l’allegria del Messico. Ho sempre detto che se non mi fossi trovato bene sarei potuto tornare tra quella gente che mi avrebbe subito accolto. Mi sono lasciato sempre aperto questa possibilità.

Un bel ricordo.

Tanti, tantissimi. Non riuscirei a sceglierne uno. Ho in mente i tanti volti che ho incontrato. Ho coinvolto giovani, catechiste, gruppi di preghiera. Anni belli. Ma ricordo con affetto ogni istante vissuto e tutte le comunità che ho incontrato. È stata una lunga semina.

Cosa pensa dei giovani?

Ho grande fiducia, osservo con piacere le proposte dei parroci per coinvolgere i giovani, con grande coraggio. Nei piccoli centri, magari è più difficile. Ma nelle città vedo fermento. E grande speranza. Ci sono giovani che lavorano, aiutano, si impegnano, sono credenti e non si vergognano della loro fede.

Spopolamento dei piccoli centri.

Non è la prima volta nella storia della diocesi. Non ci sono sufficienti risorse economiche e umane. Piano piano, siamo destinati all’estinzione dei piccoli borghi. C’è però un lato positivo che potrebbe invertire questo trend negativo: molti giovani stanno tornando per dedicarsi all’agricoltura, più preparati. Credo che questo porterà buoni frutti.

Si è preti per sempre. Con quale impegno?

Il ruolo del sacerdote deve essere sempre di più quello di valorizzare chi ci sta accanto, creando comunità. Ho conosciuto tante persone e affrontato situazioni di vario genere. Ciò che dà senso alla nostra presenza, in risposta alla vocazione ricevuta, è seminare la parola di Dio, amministrare i sacramenti accompagnando le singole persone verso la maturazione della propria fede.

(di Stefania Pusceddu – da “Il Nuovo Cammino” del 26 marzo 2023, pag. 2)

31 Marzo 2023
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