Tra un volo e l’altro, una visita in cappella
Un ministero certamente fuori dal comune quello di don Fabrizio Martello, cappellano nell'aeroporto milanese di Linate. In quest'area, grande come 600 campi da calcio, solo nel 2022 sono passati quasi 8 milioni di passeggeri. Ma i principali frequentatori di questo luogo di culto sono i moltissimi dipendenti della struttura.Una “parrocchia” di 8mila anime in un luogo pubblico, accessibile a tutti sia il giorno che la notte. È questa la storia della piccola cappella della Madonna di Loreto che si trova nell’aeroporto di Linate, frequentato nel solo 2022 da oltre 7,7 milioni di passeggeri. A guidarla c’è don Fabrizio Martello, in carica dal 2010, che evidenzia soprattutto cosa significa essere sacerdote in un contesto del genere. “Sono soprattutto gli operatori aeroportuali che partecipano alle celebrazioni qui in cappella, che però offre tutti i servizi di una parrocchia come le altre, non dimenticando che si trova in un area grande come 600 campi da calcio”, rimarca. Eppure, la storia di questo piccolo luogo di preghiera va ben aldilà di quella di un semplice spazio dove pregare in attesa di partire o al ritorno a casa.
Un luogo di fede in un posto di transito
Anche se in molti non le conoscono, molti aeroporti hanno cappelle dove è possibile partecipare alla messa, confessarsi, ma anche seguire i corsi per la cresima o il matrimonio. Don Fabrizio, che è anche il coordinatore nazionale della pastorale dell’aviazione civile della CEI, ne evidenzia le particolarità: “Come le altre cappelle siamo aperti anche a tutti i viaggiatori che magari conosciamo soltanto una volta di sfuggita, a parte i frequent traveller che spesso ci considerano come una loro seconda casa. Poi ci sono anche coloro che abitano nel paesino vicino Linate che attraversano la provinciale e vengono qui da noi. I cappellani degli aeroporti possono celebrare anche le cresime, grazie ad una speciale autorizzazione della Santa Sede, ma tengono anche i corsi di preparazione a tutti i sacramenti. Il 29 marzo apriremo anche una mostra fotografica qui in cappella sulla salute mentale dei ragazzi dal titolo “Giovani in viaggio”, curata insieme all’ASST di Melegnano-Martesana”, sottolinea don Fabrizio. In questi dodici anni di servizio a Linate ha dovuto anche reggere la cappella di Malpensa per un breve periodo.
“In entrambi gli aeroporti la differenza la fa il parroco, che quando viene chiamato esce dalla cappella.
Se nelle altre parrocchie sono i fedeli ad andare dal prete, in questo caso è lui che passa i tre quarti del tempo fuori dalla chiesa, a disposizione delle persone.
Poi tra Linate e Malpensa fanno molto anche le distanze: nel primo caso ci si mette 10 minuti a raggiungere qualsiasi luogo, nel secondo invece 40!” – aggiunge don Fabrizio.
Una “parrocchia” diversa
Questo però non è l’unico aspetto che distingue una cappella dell’aeroporto da una chiesa o una parrocchia come le altre. “In un contesto del genere chiaramente non ho un campanile, ma c’è uno speaker, un vero e proprio muezzin, che annuncia la messa mezz’ora e un quarto d’ora prima” – scherza don Fabrizio. Il sistema funziona visto che “prima della pandemia c’erano 60 persone circa alle messe feriali, davvero tantissime, oggi sono invece 25, un numero comunque importante. E la domenica sono almeno un centinaio, non sappiamo veramente dove far sedere i fedeli”, evidenzia il sacerdote. E questo significa anche fare incontri che poi restano impressi per sempre. “Non posso dimenticare il ricordo di una donna, proveniente dalla Sardegna, che veniva tutti i mesi a Milano per curarsi e passava regolarmente: sono tante le persone che passano da qui per chiedere l’intercessione della Madonna di Loreto. Un giorno la vedo arrivare con un cesto di prodotti tipici della sua terra e mi saluta dicendomi che non ci saremmo più rivisti. “Allora vuol dire che sta andando tutto bene!”, le dissi. Ma lei mi rispose: “No, per me non c’è più niente da fare”. Ho saputo poi che, dopo qualche settimana, un male incurabile se l’era portata via”, ricorda don Fabrizio. L’aria all’interno è quella di una vera e propria famiglia, che riesce a convincere anche i più scettici. “Pur essendo in un contesto del genere
tante persone mi hanno raccontato di essersi riavvicinate alla fede e di partecipare regolarmente alle messe,
foss’anche per staccare ogni tanto dal lavoro. Il mio obiettivo è quello di non dilungarmi nella messa, in modo tale che chi ha deciso di venire durante la sua pausa pranzo possa poi almeno avere il tempo di mangiare un boccone”. E per restare sempre aggiornati c’è anche il sito voladadio.it con la sua relativa pagina Twitter.
“Oggi avere un sito internet è importante, anche per rendere note la nostra realtà e le nostre iniziative”, sottolinea don Fabrizio. “La pagina è già adesso multilingue e presto aggiungeremo anche il francese. Twitter invece è utile soprattutto per gli annunci: in questo modo io non entro nel sito per scriverli, visto che sono inglobati, e tutti i fedeli possono leggerli direttamente sullo smartphone. È un canale molto più diretto”.
(di Lucio Palmisano)