21 Marzo 2023

Il gregoriano: a Cremona un tesoro da riscoprire

I "Cantori gregoriani" ci offrono una testimonianza di amore per il canto, per la celebrazione liturgica e per un patrimonio culturale inestimabile, che non può andare perduto. Un valore aggiunto per la celebrazione, come testimonia don Andrea Foglia, il parroco della chiesa dove talvolta i sei cantori animano la liturgia, col maestro Fulvio Rampi.

Una tradizione di secoli che è ancora oggi più viva che mai. “Siamo attivi da 35 anni, abbiamo inciso dischi, fatto concerti ma prendiamo anche parte alle celebrazioni liturgiche”, racconta Fulvio Rampi, direttore del Coro Sicardo di Cremona e fondatore del gruppo dei Cantori Gregoriani, un’istituzione nel settore. La domanda viene spontanea: ma i canti che affondano le loro radici nel VI secolo, quando papa Gregorio Magno riformò la liturgia e raccolse queste melodie in latino, hanno un valore anche oggi?
“Assolutamente sì: soprattutto nei periodi forti, come l’Avvento e la Quaresima, è bello averli nella messa e anche i fedeli li apprezzano”, sostiene don Andrea Foglia, parroco della chiesa di Sant’Abbondio a Cremona, dove i Cantori fanno le prove e alcune volte accompagnano le messe.

Chi sono i Cantori gregoriani

La storia parla per loro: quasi un migliaio di concerti in giro per l’Italia e l’Europa in oltre tre decadi di servizio e un amore per il repertorio, tra persone che non hanno la possibilità di frequentarsi quotidianamente. “Siamo sei cantori, tutti uomini, ma proveniamo da diverse parti della Lombardia e del Veneto: ognuno è un organista o un direttore di orchestra nella sua città ma ci vediamo qui a Cremona, dove facciamo le riunioni quando c’è necessità, in vista magari di un concerto”, rimarca Rampi. L’attività del gruppo si basa non solo sugli eventi, ma su un vero e proprio studio, “con criteri semiologici in grado di riportare alla luce i testi antichi ed un metodo che analizzi le fonti. Per questo coloro che ne fanno parte non sono semplici cantori ma veri e propri studiosi”, dichiara il fondatore del gruppo. Il programma è vario e presenta diversi riferimenti: “Nel nostro repertorio ci sono diversi testi, da quelli a tema mariano a quelli legati alle feste o all’anno liturgico. Adesso stiamo portando in giro i canti gregoriani tratti dal Vangelo di Giovanni ma abbiamo anche altro: nei nostri programmi, infatti, ci sono spesso anche letture dei Padri della Chiesa, come Sant’Agostino, parabole evangeliche o brani biblici, come per esempio quelli tratti da Isaia. Dipende da quello che ci chiede il committente”, sottolinea Rampi. Uno degli eventi ai quali i Cantori partecipano ogni anno è la liturgia del Venerdì e del Sabato Santo a Innsbruck-Hall in Tirol, in Austria. “In questo caso il nostro repertorio consiste nel riportare tutta l’azione liturgica in canto gregoriano, Passio compresa” – prosegue Rampi.
Ma da dove nasce questo interesse? “Tutto nasce dal Pontificio istituto di musica sacra di Milano, dal quale provengono tutti i cantori. Tra le aule di quell’istituto è nata la mia passione: avevo solo vent’anni ma lì ho apprezzato per la prima volta il canto gregoriano. Dopo essermi laureato in organo, ho iniziato ad insegnare e lì ho pensato di creare questo gruppo, che fosse in grado di coniugare l’esperienza artistica con il valore liturgico”, sottolinea Rampi.

Il valore liturgico

Una celebrazione accompagnata dai canti gregoriani ha tutto un altro valore anche dal punto di vista religioso, anche se possono non piacere a tutti. “I gusti sono diversi e noi cerchiamo di assecondarli tutti”, sostiene don Andrea. Da qui proviene l’idea del parroco di recuperarli, con la certezza che possano dare alla celebrazione un valore aggiunto.

“È qualcosa che risale alla nostra storia ed è bello e giusto ricordarla. Non è solo un fatto estetico ma ha un valore anche dal punto di vista dei testi e dei contenuti e rimanda a quando la liturgia aveva un significato globale” – evidenzia don Andrea. Utilizzare oggi i testi gregoriani significa perciò arricchire la celebrazione.
“Quando ci sono i canti gregoriani le messe sono certamente più complete, anche se i fedeli non cantano. In questa circostanza, però, noi forniamo dei foglietti, affinché possano comprendere il latino senza problemi. Anche l’ascolto in questi casi può essere importante”, sostiene don Andrea. Ma qual è la risposta dei fedeli? Secondo Don Andrea, “c’è un po’ di tutto, si va da coloro che apprezzano e seguono con consapevolezza a coloro che lo seguono come un fatto nostalgico ad altri che magari si annoiano. Valutazioni negative però non ne ho mai avute: questo significa che i fedeli hanno compreso che si tratta di un modo di arricchire la celebrazione e per questo viene apprezzato”.

(di Lucio Palmisano – foto gentilmente concesse da Fulvio Rampi)

21 Marzo 2023
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