Chiude la scuola, apre il “Grest”: crescere insieme a Grosseto
Accolti da bambini per le attività estive, in campo da adolescenti per occuparsi dei più piccoli. Ma è tutta la comunità parrocchiale grossetana di San Giuseppe Benedetto Cottolengo a mobilitarsi per il Grest, l'attività di punta dell'anno pastorale, come racconta don Gian Paolo Marchetti. Una manna dal cielo per tante famiglie in cui lavorano entrambi i genitori.Quando i cancelli delle scuole si chiudono, le porte del Grest si aprono. Arrivano i ragazzini delle scuole elementari e delle medie, pronti a frequentare il centro estivo. E i ragazzi delle scuole superiori, che saranno i loro animatori. Ci ha passato la vita Sofia Scarpelli, diciassettenne di Grosseto: prima era una dei piccoli utenti, oggi è un’educatrice. «Voglio restituire quello che mi è stato dato – dice –. Vedere l’amore negli occhi di quei bambini è meraviglioso… Quando arriviamo ci corrono incontro, ci ritraggono nei loro disegni».
Come lei tanti altri coetanei, dell’Azione cattolica e non solo. Crescono nella parrocchia di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, nella zona orientale della cittadina toscana, a pochi metri dalle anse del fiume Ombrone. Una comunità da sempre caratterizzata dall’attenzione ai più piccoli, come dimostrano la scuola materna parrocchiale, aperta tutto l’anno, le attività dell’oratorio e soprattutto il Grest,
l’oratorio estivo frequentato da circa 150 bambini tra giugno e luglio.
Non solo: tra fine agosto e settembre si riapre con «il Grest-Studio – spiega Sofia –, che dura soltanto mezza giornata, cioè la mattina. Nelle prime ore aiutiamo i ragazzi a finire i compiti delle vacanze, visto che si avvicina l’inizio della scuola, e poi facciamo varie attività. Per ora di pranzo i genitori li vengono a riprendere». A giugno e a luglio, invece, le attività del Grest coinvolgono i piccoli partecipanti per tutta la giornata, tra balli, giochi, pasti all’aria aperta. «Partiamo alle 8, con l’accoglienza sul piazzale davanti alla chiesa, ma noi animatori arriviamo un’oretta prima – racconta la volontaria –, così abbiamo un po’ di tempo per noi, per pregare insieme e fare il punto su come organizzarci per quel giorno, sistemare alcuni spazi e il materiale che ci potrà servire per i laboratori. La mattina accogliamo i bambini con bans e scenette; poi entriamo in chiesa per un momento di raccoglimento e ci spostiamo sul retro, dove c’è l’oratorio, per i giochi insieme. Pranziamo all’ombra sotto la tettoia; quindi i bambini hanno del tempo libero e a fine giornata facciamo dei laboratori manuali, per stimolare la loro creatività». Una volta a settimana, poi, in gita fuori, al mare o in uno dei bellissimi borghi del grossetano, da Roccalbegna a Buriano. Prima di tornare a casa c’è il tempo di una merenda per i ragazzi, preparata dalle cuoche volontarie, come il pranzo.
Si mette ai fornelli pure il parroco, don Gian Paolo Marchetti – è anche rettore del Seminario vescovile di Grosseto “G. D. Mensini” –, organizza i pasti e la spesa. «Prepariamo cose semplici, che piacciano ai bambini, ma inserendo sempre delle verdure e soprattutto cercando di non sprecare nulla – rivendica Giuseppina Ciacci, una delle cuoche del Grest –, ad esempio se avanza del pane dal pranzo, per merenda proponiamo pane e Nutella o pane e pomodoro». Non solo per un motivo economico, ma anche per insegnare ai ragazzi il valore del cibo. Perché al Grest si gioca, ma soprattutto si impara a stare insieme. «Cerchiamo di essere una comunità che educhi e il Grest lo vedo come
il fiore all’occhiello delle nostre attività, il culmine del nostro anno pastorale, perché ci coinvolge tutti
– spiega don Marchetti –. Ci diamo da fare sia io che il viceparroco, i giovanissimi dell’Azione cattolica, ma anche gli adulti o gli anziani della parrocchia, che danno una mano ciascuno come può, anche ad esempio nel raccogliere le iscrizioni. Chi non può fare molto, offre comunque una preghiera per il Grest». La parola d’ordine, per il parroco, è «condivisione». Nei suoi nove anni a San Giuseppe Cottolengo, ma in tutti quelli da sacerdote, «ho capito che la cosa davvero importante è esserci, stare in mezzo alla gente – riflette –. Condividere con loro la vita, accompagnarli nei momenti belli ma anche in quelli più faticosi.
In tante occasioni non conta il fare, quanto l’essere accanto alle persone.
Ho sempre in mente l’immagine dei discepoli di Emmaus, dove Gesù si mette al fianco di coloro che camminano, fa un pezzo di strada con loro. Ecco, è quello che cerco di fare anche io… essere un compagno di viaggio».
(di Giulia Rocchi– foto gentilmente concesse dalla Parrocchia San Giuseppe Benedetto Cottolengo)