Vita del Santo
Le notizie intorno a san Marciano – chiamato anche Marziano – sono giunte fino a noi attraverso la tradizione. È nato in una famiglia pagana, convertito da san Barnaba (compagno di san Paolo) e confermato successivamente nella fede da san Siro, a quel tempo vescovo di Pavia. Per quasi cinquant’anni anni fu pastore a Tortona. È morto martire sotto l’imperatore Adriano tra il 117 e il 138, presumibilmente nel 122. A dimostrazione della poca certezza delle fonti che lo riguardano, da alcuni documenti del VIII secolo san Marciano non risulta vescovo. In un altro documento del X secolo viene indicato in realtà come vescovo di Ravenna, martire e sepolto nella città di Tortona. Fu il teologo e poeta Valafrido Strabone che, in occasione della costruzione di una chiesa in onore del santo, lo indica come primo vescovo della comunità tortonese e martire. San Marciano sarebbe stato martirizzato – sempre secondo la tradizione – nell’anno 122 durante l’impero di Adriano, ad opera del prefetto Saprizio. Il vescovo Marciano, che non volle piegarsi né alle minacce né alle lusinghe dei suoi persecutori, fu decapitato dopo molti tormenti. Le reliquie, secondo la tradizione, furono ritrovate sulla riva sinistra dello Scrivia dal vescovo sant’Innocenzo – suo successore nel IV secolo – ed ora sono conservate presso la cattedrale di Tortona dedicata a santa Maria Assunta e a san Lorenzo. Tuttavia, le notizie su san Marciano sono decisamente scarse e incerte: va evidenziata però la grande devozione popolare intorno alla sua figura.
Agiografia
San Marciano di Tortona è un santo venerato e noto per il suo straordinario operato nel promuovere la fede cristiana e il bene comune nel suo territorio. La sua figura si inserisce in un contesto storico caratterizzato da sfide sia spirituali che sociali e la sua azione pastorale ha lasciato un’impronta duratura nella comunità di Tortona e non solo. A Marciano, martire nel II secolo, è tradizionalmente attribuita la prima evangelizzazione del territorio tortonese. Il suo culto, radicato già nel IV secolo e diffuso ben oltre gli attuali confini diocesani, consente di apprezzare l’antichità, la continuità temporale e il prestigio quasi apostolico della chiesa tortonese; d’altra parte, la sua figura di defensor civitatis ne fa anche il depositario del senso di appartenenza alla comunità civile nel percorso storico di elaborazione dell’autocoscienza della città. Anche sul suo martirio, le notizie sono discordanti. La prima versione giunta fino a noi è essenziale, con il racconto di Marciano denunciato e arrestato, dunque costretto a rinnegare il suo credo. Torture e sevizie che non scalfirono la fede in Cristo del vescovo, che dunque fu condannato a morte con decapitazione fuori dalle mura della città, come previsto per i cittadini romani rei di pena capitale. Nel carme composto in suo onore da Valafrido Strabone è presente un’altra versione del martirio. Si narra infatti che Saprizio «bruciando con blocchi di ferro arroventati i visceri del Santo, fece sì che l’anima ne lasciasse il corpo». Tuttavia, resta non meglio identificata la fonte a cui il letterato Strabone abbia potuto attingere.
Intervista impossibile di Monsignor Guido Marini al Santo
La tua vita è rimasta nascosta agli occhi del mondo. Possiamo ricavarne un insegnamento anche noi?
In un tempo in cui si dà molta importanza a ciò che è visibile, il nascondimento della mia vita ricorda ciò che davvero conta: lo sguardo di Dio che conosce il cuore con amore di Padre. È nel cuore che si definisce la verità di una vita. E una tale verità gli uomini non possono intenderla. Aggiungo che vivere alla presenza del Signore e del suo sguardo di amore è esperienza di grande libertà da ogni condizionamento mondano. E, quindi, anche di grande pace.
Sei stato un pastore secondo il cuore del Signore Gesù. Che cosa desideri comunicare a chi oggi è tuo successore sulla cattedra della Chiesa che hai fondato?
Essere pastore secondo il cuore del Signore significa lasciare che Egli sia davvero il protagonista del ministero episcopale. Sei pastore buono se il buon Pastore si rende presente in tutta la tua vita. È Lui infatti che, oggi, continua a guidare il suo popolo attraverso di te. Tu vivi il tuo episcopato nella persona di Cristo. Per questo sei chiamato a vivere, anzitutto, una relazione di dipendenza nell’amore con Lui. Prego perché in te si possa sempre vedere Lui.
Sei stato un testimone coraggioso del Signore e del suo Vangelo, fino al martirio. Che cosa ha da dire a noi, oggi, il dono della tua vita?
Il martirio è una dimensione sempre presente nella vita della Chiesa. A volte nella sua dimensione cruenta, come accade anche nel vostro tempo in tante parti del mondo. Sempre, però, nella forma più ordinaria, come consegna incondizionata della propria vita al Signore. Il martirio è una questione di amore, a Dio e al prossimo. Nel martirio diventa evidente che la fede non è semplicemente una filosofia o una morale. Ma, prima di tutto, una relazione di amore che coinvolge interamente una vita.
Il tuo martirio è avvenuto per decapitazione. C’è anche in questo un segno per il nostro tempo?
In una preghiera, che tu hai consegnato alla Diocesi in occasione dei 1.900 anni dal mio martirio, hai scritto così: «Laddove è decapitata la fede, è decapitata anche la ragione. Prega per noi e per la nostra Città, perché mai sia abbandonato Gesù Cristo, vero principio di un mondo nuovo e più umano». In queste tue parole è il segno. Abbandonare la fede significa abbandonare la ragione. Solo Gesù Cristo, infatti, è il vero Salvatore. Solo in Lui è la salvezza integrale dell’uomo.
Segni iconografici distintivi
È ritratto con le insegne episcopali (mitria e pastorale) e con la palma simbolo del martirio. Talvolta viene ritratto in un contesto liturgico o nella scena della sua morte. A Tortona, il ritratto è arricchito da elementi che lo legano alla storia della città, come la cattedrale o elementi comunque legati alla sua missione evangelizzatrice nella zona.
Tradizione gastronomica legata al culto
Gli agnolotti di “San Marciàn” vengono preparati con un ripieno di manzo stufato e conditi con un sugo della stessa carne. Come capita spesso per i piatti tipici le cui origini sono molto antiche, è impossibile trovare la versione “originale”: tramandati di generazione in generazione, ogni famiglia ha perfezionato la propria versione per festeggiare il santo patrono. A Tortona la particolarità è il ripieno, che viene usato anche come condimento della pasta, preparato con carne stufata di manzo. Vengono preparati in occasione della festa del santo.
Curiosità
Nella città di Genola, in provincia di Cuneo, è conservato dalla fine del XVII secolo un osso di un dito indice di san Marciano.
Preghiere a San Marciano
San Marziano, vescovo e martire,
patrono della nostra amata città di Tortona,
con fiducia ti affidiamo l’accorata preghiera che,
per il tuo tramite, rivolgiamo a Dio, Padre onnipotente e misericordioso.
Nascosto agli occhi del mondo, per le poche notizie che abbiamo di te,
ci ricordi che solo quanto Dio vede è davvero importante.
Prega per noi, perché sappiamo vivere ogni nostra giornata alla presenza di Dio,
attenti al Suo sguardo e liberi dal giudizio degli uomini.
Pastore secondo il cuore del Signore, hai fondato la nostra Diocesi,
portando in questa terra il dono inestimabile della fede.
Prega per i nostri pastori e per tutti noi,
perché non ci stanchiamo di annunciare con gioia la salvezza in Cristo,
morto e risorto per noi.
Testimone coraggioso del Signore e rifiutato dallo spirito del mondo,
sei entrato a far parte della schiera gloriosa dei martiri.
Prega per noi, perché possiamo appartenere a Gesù senza paura
e testimoniare la vita nuova nella carità, che è preludio della beata eternità.
Sul luogo della tua sepoltura, dove fosti decapitato, sostiamo e pensiamo:
laddove è decapitata la fede, è decapitata anche la ragione.
Prega per noi e per la nostra città, perché mai sia abbandonato Gesù Cristo,
vero principio di un mondo nuovo e più umano.
Amen.
(di mons. Guido Marini)
A te, san Marziano, padre nella fede,
rivolgiamo la nostra preghiera.
Fa’ che accogliamo la forza della tua testimonianza
che ci ricorda il comandamento nuovo:
che ci amiamo gli uni gli altri come lui ha amato noi.
Il tuo martirio ci ricorda
che l’amore è dare la vita per i propri amici
nella partecipazione all’offerta d’amore di Gesù sulla croce:
così tutto acquista senso.
Fa’ che accogliamo questa parola di rivelazione:
crescano nel popolo di Dio l’amore e la passione per la Chiesa,
l’impegno a edificarla come fraternità aperta e ospitale,
a servizio del Vangelo.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.