Vita del Santo
Nei “Dialoghi di papa Gregorio Magno” si narra che il padre di Scolastica si chiamasse Eutropio e fosse discendente dell’antica famiglia senatoriale romana degli Anicii e della gens Claudia, e che la piccola Scolastica fosse il frutto, insieme al fratello Benedetto, di una difficile gravidanza gemellare che causò la morte della madre. A dodici anni, fu inviata a Roma insieme al fratello, ma entrambi furono profondamente sconvolti dalla vita dissoluta che caratterizzava la città. Fu Benedetto, per primo, a ritirarsi in eremitaggio, mentre Scolastica, che era diventata l’erede del patrimonio familiare, mostrando disinteresse per i beni terreni, chiese al padre il permesso di dedicarsi alla vita religiosa. Iniziò così il suo cammino monastico, entrando prima in un convento vicino a Norcia e poi trasferendosi a Subiaco, dove seguì il fratello che aveva fondato l’Abbazia di Montecassino. A soli sette chilometri di distanza, fondò il monastero di Piumarola, dove, insieme alle sue consorelle, seguì la “Regola di San Benedetto”, dando vita al ramo femminile dell’Ordine Benedettino. Tra i due fratelli era stato convenuto di incontrarsi solo una volta all’anno. Nei “Dialoghi” ci vengono mostrati nella Quaresima del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino. Un colloquio che non finirebbe più, su tante cose del cielo e della terra. Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la “Regola” non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine, fratello e sorella si separano, e questo sarà il loro ultimo incontro. Tre giorni dopo, leggiamo nei “Dialoghi”, Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba.
Agiografia
Come per Benedetto anche per Scolastica si diffuse la voce nel corso dell’VII secolo che i suoi resti fossero stati traslati in Francia. Gli scavi che sono stati condotti a Montecassino dopo la distruzione dell’abbazia nel corso della seconda guerra mondiale e che hanno portato al rinvenimento di quella che si considera la tomba di Benedetto hanno rivelato accanto ai suoi resti quelli di una donna, facilmente identificabile con Scolastica. La meticolosa ricognizione, seguita da uno studio scrupolosamente documentato, portò a confermare l’autenticità dei resti, riaffermando, come altri avevano fatto in passato, l’appartenenza ai due santi fratelli. I loro corpi riposano dunque oggi presso la parte più alta del ricostruito monastero di Montecassino. Entrambi i santi vennero a mancare nella metà del VI secolo: santa Scolastica morì in un vicino convento e san Benedetto a Montecassino. Una lastra di marmo nero posta sulla loro tomba dice: «San Benedetto e santa Scolastica così come non furono separati nello spirito durante la loro vita, allo stesso modo i loro corpi non furono separati nella morte». L’urna originaria era di alabastro e conteneva un recipiente di bronzo grande abbastanza per custodire i resti mortali di due persone. Inizialmente era situata nella parte inferiore del primo oratorio di San Giovanni Battista, costruito sopra il tempio pagano dedicato ad Apollo dell’antica acropoli. La tomba di Benedetto e Scolastica, dopo esser sopravvissuta nel corso dei secoli alle distruzioni e, più recentemente, al bombardamento del secondo conflitto mondiale, si può visitare oggi presso l’altare maggiore, circondata da bellissime e preziose decorazioni.
Intervista impossibile di Don Antonio Luca Fallica alla Santa
Cosa dice la scelta della vita monastica ad un mondo che va di fretta come il nostro?
La fretta ha spesso come conseguenza una certa superficialità. Accade nell’affrontare problemi, ma anche nell’aver cura dei rapporti amicali e fraterni. Si rimane alla superficie, anche di se stessi, senza lasciarsi coinvolgere fino in fondo, senza spendersi con verità e generosità. La vita monastica educa a essere veri cercatori, anzitutto di Dio, e di conseguenza anche della verità, del senso della vita, di autentici valori sui quali costruire relazioni e percorsi. Scendere in profondità richiede tempo e pazienza, ma arricchisce.
Ora et labora, prega e lavora: come si fa a trovare il giusto equilibrio fuori da un monastero?
Dobbiamo imparare una disciplina del tempo, a mettere ordine nella vita. Ad esempio, a discernere tra ciò che è prioritario e ciò che è urgente. Il non riconoscere le vere priorità rischia di farci vivere inseguendo sempre le emergenze. Al motto ora et labora si potrebbero aggiungere altri verbi: ad esempio lege, leggi, perché la lettura, anzitutto della Parola di Dio nella lectio divina, è importante nella vita monastica. Ciò che importa, tuttavia, non sono tanto i singoli verbi, quanto quell’et… et che li raccorda. Non c’è un aut… aut che contrappone. Questo richiede unificazione del cuore. Quando fuori, attorno a noi, la vita è frammentata, è necessario essere unificati interiormente, per non farci disperdere dalle molte cose che dobbiamo fare.
Come si fa a coltivare la fraternità anche quando non ci si può incontrare fisicamente?
Prima che incontrarsi, la fraternità è un modo di essere, di impostare la propria vita, di tenere aperto, in ascolto, teso all’incontro con l’altro, tutto l’essere: corpo, occhi, orecchie, spirito, intelligenza, cuore. Al di là dell’incontro fisico, possiamo ospitare l’altro nel cuore, custodirlo nella memoria, pregare per lui, utilizzare i tanti mezzi di “connessione” di cui oggi disponiamo. Occorre però fare attenzione: l’incontro fisico, corporeo, laddove è possibile, è insostituibile per legami veramente fraterni, che hanno bisogno di sguardi, abbracci, carezze. Le connessioni virtuali ci sono d’aiuto, ma non possono sostituirsi alla prossimità personale.
In monastero la vita è semplice e austera. Cosa può insegnare a chi annuncia il Vangelo nel mondo?
Insegna ad andare all’essenziale, senza disperdersi in molte parole, che rischiano di risultare retoriche o vuote. La semplicità, parlare linguaggi accessibili, cercare di essere più testimoni che maestri, ascoltare prima di parlare, sono tutti atteggiamenti che favoriscono l’annuncio evangelico. Io sono nota per l’ultimo incontro con mio fratello Benedetto, quando, con le mie lacrime, feci scoppiare un temporale così violento che mio fratello, non potendo tornare in monastero, rimase con me tutta la notte. San Gregorio Magno, raccontando l’episodio, commenta che “poté di più colei che più amò”. Benedetto era preoccupato dell’osservanza della Regola, da me imparò il primato dell’amore. È questo amore, che si fa compassione, misericordia, a consentirci di accostare in modo giusto le sofferenze che incontriamo. Come Benedetto, occorre imparare da noi donne questa sensibilità che facilita incontri veri.
Segni iconografici distintivi
E’ ritratta solitamente in abito monacale (nero con soggolo bianco), la colomba simbolo del legame con il fratello, il giglio simbolo della purezza, il libro della regola benedettina e il pastorale in mano.
Tradizione gastronomica legata al culto
La “ciambella scolastica”, si tratta di un dolce semplice con ingredienti genuini come farina, uova, mandorle finemente tritate, aromatizzato con miele, succo d’arancia o cannella, spesso preparato nei monasteri benedettini.
Curiosità
Era solita raccomandare di osservare la regola del silenzio e di evitare la conversazione con persone estranee al monastero, anche se visitatori devoti. Soleva ripetere: «Tacete o parlate di Dio, poiché quale cosa in questo mondo è tanto degna da doverne parlare?».
Preghiere a Santa Scolastica
O Santa Scolastica,
tu che potesti di più perché amasti di più,
la tua preghiera è stata esaudita,
prega ora anche per noi,
intercedi per ciascuno di noi, per le nostre comunità,
per le nostre famiglie, per ogni nostra realtà,
affinché sappiamo percorre questa via e giungere, attraverso l’umiltà,
all’amore vero, e così conoscere Dio, che è amore.
Intercedi soprattutto per quanti, tra di noi, nel nostro territorio,
sono maggiormente nel bisogno, nella precarietà,
vivono situazioni di dolore e di sofferenza, di angoscia di fronte al futuro.
E intercedi perché diventiamo capaci di legami più veri,
nell’umiltà dell’amore, capaci di sostegni solidali nelle difficoltà.
Amen.
(di don Antonio Luca Fallica)
O Santa Vergine Scolastica,
dolce sorella del Padre Benedetto,
che per la tua intensa preghiera e il tuo più grande amore
sei stata esaudita dal Signore,
con la tua potente intercessione ottienici un’abbondante pioggia di grazia affinché,
nulla anteponendo all’amore di Cristo,
facciamo della nostra vita
un’incessante preghiera a salvezza di tutto il mondo. Amen.
(di madre Anna Maria Cànopi)
Fonti
- I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire, Luigi Luzi, Shalom Editrice
- Il grande libro dei Santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.