Riconoscenza, di generazione in generazione
Un padre e una figlia, che insieme prendono carta e penna per dire grazie al sacerdote che la domenica celebra per loro la messa. Una storia che abbiamo scelto di condividere con tutti voi, anche per onorare la memoria di padre Mario Iannicelli (nella foto) e di tutti i sacerdoti, religiosi e diocesani, che come lui si sono spesi e ancora oggi si spendono senza mai risparmiarsi.Poche righe di mail e in allegato una lettera, con due firme. La missiva risale a giugno del 2014 e porta la firma di un papà e della sua bambina (allora di appena 10 anni).
Decisero di scrivere ad un anziano missionario marista, padre Mario Iannicelli (nella foto), che poi è tornato alla Casa del Padre il 5 maggio 2019, e che per molti anni era stato cappellano presso la scuola Fratelli Maristi di Giugliano, alle porte di Napoli. A tre anni dalla morte di padre Mario (e a 8 da quella lettera), questo papà, che si chiama Giuseppe, ha voluto condividere con tutti noi quel piccolo pezzo di storia (ma con dentro un grande pezzo di cuore), per le ragioni che lui stesso ci ha spiegato nella sua mail:
“Sono un donatore seppur non regolare e ricevo anche a casa la vostra rivista. Il mondo dei sacerdoti mi ha sempre affascinato, perché credo che sacerdoti e missionari siano i veri eroi del nostro tempo. Sono un porto sicuro al quale approdare nelle difficoltà e testimoni della vicinanza di Gesù. Invogliato dal vostro invito a raccontare le nostre storie, ho deciso di condividere con voi una lettera che scrivemmo alcuni anni fa mia figlia piccola (all’epoca aveva 10 anni) ed io, al nostro caro padre Mario. Ve la mando così com’era, per testimoniare il nostro affetto per una magnifica persona, che oggi ci manca molto e per ribadire l’importanza dei sacerdoti nella nostra vita“.
Ci piace osservare come la gratitudine di Giuseppe e della sua famiglia, che hanno scelto di donare per sostenere tutti i sacerdoti, non si sia fermata solo alla comunità religiosa dove avevano incontrato il caro padre Mario, ma si sia estesa a tutti i sacerdoti. Due generazioni unite insieme dal desiderio di dire grazie, e un grazie che travalica i confini dello spazio e del tempo.
Non rimane, allora, che lasciare la parola proprio a Giuseppe e alla sua (allora) piccola Laura, che la domenica serviva la messa a padre Mario e lo guardava ammirata…
“Caro Padre Mario, ti scrivo questa lettera per ringraziarti della tua faccia sempre sorridente che mi doni ogni volta che entro in chiesa per fare la chierichetta. Grazie per la tua disponibilità: tu non dici mai di no a nessuno, sei sempre disponibile, ogni cosa che fai la svolgi sempre con un sorriso stampato sulle labbra, come quando la scorsa domenica non trovavo Fr. Stefano e tu gentilmente sei andato a cercarlo. Mi hanno sempre affascinato le tue storie di quando da giovane eri missionario, che ogni tanto racconti a messa. Io non ti conosco molto bene, anche se papà dice sempre che sei un grande, ma da sola ho subito capito che sei una persona generosa, sorridente e pronta a servire Gesù, che sono certa è orgoglioso di te. Io sarei contentissima se mi dicessero che sono una persona sempre sorridente e disponibile. Te l’hanno mai detto che hai un sorriso davvero contagioso? Spero di diventare un giorno come te. Ti voglio bene!
Dalla tua chierichetta Laura, un bacio“.
“Caro Padre Mario,
quante volte ho pensato di scriverti quattro righe per ringraziarti e per comunicarti il mio affetto per te. Mi ritrovo adesso a lasciarti un biglietto, seppur in compartecipazione con mia figlia, come quando da piccoli ti facevamo domande alle quali rispondevi durante la messa delle 9.30.
Tu sei stato, insieme a qualche fratello marista, una guida importante per me, un porto sicuro al quale approdare nelle difficoltà e più volte nella mia vita ho fatto ricorso ai tuoi consigli per sbrogliare qualche matassa. Hai sempre mostrato disponibilità e giovialità e con parole semplici hai riportato alla giusta realtà anche quelli che mi sembravano problemi irrisolvibili. In seguito ho compreso che dietro quella dote di semplificatore c’era la capacità di affidare tutto a Dio, come hai sempre sostenuto, che ti consente di tenere dentro di te i tormenti, le difficoltà, le preoccupazioni, lasciando trasparire a noi solo la parte buona dei consigli. Mai in prima linea, sempre nelle retrovie, ma con una buona parola per tutti, testimone del cristiano che deve portare gioia anche nelle situazioni più difficili. Per me e per quelli della mia generazione sei stato l’esempio del sacerdote che non pontifica dall’alto, della guida che è in mezzo a noi, in altre parole del missionario, che dopo l’Africa ha deciso di svolgere la sua missione a Giugliano.
Le tue storie per noi erano fonte di meraviglia e ammirazione e ancora oggi ti ascoltiamo a bocca aperta. Quante cose vorrei sapere di te, anzi molte volte ho pensato di scrivere una tua biografia, ma non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo. Allora sai cosa faccio? La domenica, dopo aver ascoltato la tua omelia, trascrivo a casa le cose che più mi hanno colpito e ce ne sono sempre. Poi le rileggo e sono una buona lettura nei momenti difficili. Mi hai accompagnato nella adolescenza e nella maturità e adesso con gioia immensa vedo mia figlia piccola accanto a te e sono contento che Dio ti abbia preservato perché anche lei potesse conoscerti.
Grazie per sempre
Pippo Maisto”